adulti ancora a scuola

Cerchi concentrici. Continuazione di un diario di viaggio.

L’estate è passata e ci sono ancora gli strascichi e gli echi di un turbinio di iniziative che hanno rallegrato gente e borghi in quel che è sembrato un tempo di summer-camp della cultura in salsa “sappi, stupisci e impara” emanazione in gran copia di associazioni, amministrazioni e ministeri, enti, gruppi paesani e singoli privati.

Quello che lo distingue dal periodo dei nove mesi di scuola disestiva è che questo assomiglia un po’ al latino “panem et circenses”, alla ricerca di applausi, di apprezzamenti e di soddisfazioni da svago e di ferie; ed ogni autore del circo dell’estate è contento, orgoglioso di partecipare e creare la festa collettiva dell’estate. Di quest’anno, del 2023. Per molti è stato un periodo avvincente. Grazie anche a chi ha compatito con il chiasso sotto casa in molte delle ore del dì  e della notte.
panem et circenses significato – Cerca (bing.com)
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“In Barga avremmo potuto star fuori di casa e non rientrare fino a notte, ad ogni ora c’era di cosa scegliere per svagarsi, ascoltare, partecipare, e … mangiare o gustare piatti fuori casa, fosse soltanto un fish and chips ed acqua frizzante. Con qualche palanca te saresti cavata.” Parlava così EVa Dritta, accanto al suo amico Negro Amaro, sulla panchina marrone della piazza Pascoli a pochi passi dalla gelateria dalla quale avevano prelevato due coni che stavano gustando rigirandoli fra le dita per non farsi gocciolare niente addosso.
È stata, da per tutto, una proposta di spettacoli, cìbi, cultura, incontri e partecipazione, anche non volendo ciascuno ha dato o ricevuto qualcosa di nuovo, o per lo meno in veste rinnovata. È stato bello, frutto della creatività, spesso con tornaconto ed altre per il solo mecenatismo o altruismo.  In queste feste dell’estate le generazioni si mescolano, gli inviti sono generali, se fosse una scuola davvero sarebbe scuola per tutte età.
Invece, da questa metà di settembre … “Ma adesso tutti torniamo al pezzo, anche scolaresche e studenti. Lo so ben io, che aspettavo questo rientro con un certo gusto, perché la scuola dove faccio il bidello mi appare stupida senza ragazze e ragazzi tra i piedi ogni giorno!” E si mise a ridere Negro Amaro, subito dopo aggiunse che gli mancano ormai solo due anni alla pensione e alla buonuscita.

Questa estate è stata molto gettonata, insomma. Dappertutto. Anche per gli aspetti meno simpatici, l’aumento generalizzato dei prezzi, il caro vita e quindi l’inflazione, i disagi per una Sanità sempre più a liste d’attesa ed a corto di personale, la guerra o meglio le guerre dilaganti nel mondo, l’angoscia di una persona di 25 anni che non può sperare di lavorare e di vivere per conto proprio o di costruirsi una famiglia, la tragedia continua della emigrazione di masse di genti da terre “sfortunate”. Ma lasciamo a parte questo: è la faccia nascosta dalla festa.

Questa estate è stata molto gettonata, dunque una motivazione ci sarà.
“Quest’anno, EVa, mi sembra ci sia stata davvero l’esplosione della reazione ai lunghi periodi di reclusione provocati dalla pandemia, più della scorsa estate che pure era post-covid” …”
L’allusione è alla festa dell’estate come reazione alla disgregazione sociale innescata dalla pandemia, alla perdita di senso della comunità, per tornare a fare cose insieme senza limitazioni, di cantare insieme, di progettare insieme, di “ripartire” insieme.
“Il dubbio mi viene, sai, quando ci penso mi viene spesso. Questa estate potrebbe essere come i fuochi d’artificio, belli scoppiettanti, colorati, ma alla fine ne rimane solo fumo.” E si era fermata, EVa, per osservare la cicca ancora fumante che una ragazzina aveva gettato accanto al cassonetto marrone della piazza.
“È la cultura che rincorre il territorio o è il territorio che fa cultura? Perché a volte mi domando: ma se è il territorio che produce cultura, perché allora percepiamo l’aumento della disgregazione sociale davanti al gran numero dei femminicidi, delle morti sul lavoro, della delinquenza giovanile che le cronache raccontano come fenomeno? “
Il dubbio di EVa è esistenziale, perché ne va non solo della percezione della realtà ma anche della costruzione del tessuto sociale stesso.
Nel caso che sia la cultura che rincorre il territorio, il passo successivo sarebbe: la cultura deve avere gambe e teste per rincorrere, cioè allora c’è qualcuno che la detiene e ne fa uno strumento da guidare, da proporre, da manipolare e infine di cui farne un mestiere e un modo per ottenerne un qualche profitto, se non supremazia.
Nel caso che sia il territorio a produrre cultura, vorrebbe significare che ci sono tante teste che sono diventate pensanti e creative e non c’è un monopolio e questo sarebbe più interessante perché indicherebbe la cultura come patrimonio diffuso, e che si diffonde autoriproducendosi come nel ciclo seme-pianta-pianta-seme (da libro nasce libro). In questo caso la società e con lei la scuola avrebbero fatto passi avanti da gigante per una convivenza composta, partecipata dinamica.
Negro Amaro la guardava e l’ascoltava e poi con aria trasognata: “Ci vedo l’una e l’altra cosa, come disse un giorno la maestra Sabrina Coi Tacchi ai sui bimbetti in classe che non stavano attenti come avrebbe voluto: – Ci vogliono quelli che sanno le cose e le insegnano, ma sarebbe molto meglio se ci fossero orecchie per intendere e aprire i cervelli, capito?
EVa: “La cultura, comunque porta ricchezza. Soprattutto quando ci sono eventi fatti a posta per diffonderla, e l’estate favorisce questo aspetto. Si, poi si torna al pezzo, devo tornare a occuparmi del nipote, anche se ormai è più alto di me devo fargli lo stesso da sorvegliante nei pomeriggi dopo la scuola, perché fili dritto e ricordandogli che il suo mestiere è quello dello studente!”
Si alzarono dalla panchina, il gelato finito, e un ciao ciao con l’eco li congedò.

E gli AAAS sono tornati al pezzo? Cosa hanno fatto durante l’estate?
Fino a maggio sono sati attivissimi … poi si sono presi una pausa. Insomma, una vacanza. Ma chi ha voluto ha potuto leggerli su www.maidiremaiadulti.blogspot.com oppure su Il Giornale di Barga (quello di carta) con il loro “L’ANGLOLO degli AAAS”.
Al Bar del Piazzale della Fiat li hanno visti assieme alcune volte, non si sono persi di vista, poiché ancora non possono dato che …  e s’incontrano nei pensieri e portano ricchezza. Lo sanno che è così, e quando ci riflettono vien loro da sorridere.  Una esperienza interessante che dura da più di tre anni, almeno per la gran parte di loro, e perlopiù arrivati assieme durante il distanziamento imposto dal Covid19. Un gruppo decisamente al femminile, a farne parte è rimasto solo un maschio, Prof escluso.

Quello che si sono domandati, e che è interessante sociologicamente ma anche come curiosità didattica, riguarda il che cosa li ha tenuti assieme.
Quale è la componente che accomuna maggiormente gli AAAS dei quali si son lette meraviglie e ancora fanno piccole cose che lasciano un’impronta?
I magnifici personaggi dell’Isola delle Mascherine devono avere o aver trovato qualcosa che li ha fatti restare uniti da tre anni! E, come in tutte le Band (Complessi) musicali avviene, è che ci sono nel tempo chi va e chi entra, ma il nucleo forte (lo zoccolo duro) rimane e ingloba i muovi che non fanno rimpiangere chi se n’è uscito.
Lo scorso mese di maggio c’è stato il Convegno dedicato alla loro esperienza, raccolta nel libro Ricordi dal viaggio, la fantastica vicenda degli AAAS nell’Isola delle Mascherine. Pensiamo un po’ come devono essersi sentiti quelli del gruppo di redazione del libro. Per loro è stato il primo Convegno pubblico nel quale sono stati oggetto e soggetti di dibattito e di illustrazione. Una esperienza nuova e inaspettata fini a pochi mesi prima. E l’hanno preparata con impegno personale e coscienza della difficoltà che avrebbe comportato un esporsi del genere: mettersi alla berlina, anzi alla guida di una cabriolet, senza capote: tu guardi tutti e tutti ti guardano, con quello che può comportare in fatto di emozione, di prontezza di spirito e risorse di grinta.
La risposta più semplice potrebbe essere che quello che ha fatto da collante è stato lo spirito di gruppo; in un gruppo di persone che ancora non sono amici, perché poche e non di gruppo sono le confidenze personali; sono rispettosi l’uno verso gli altri, e non li accomuna tutti alcuno dei seguenti indicatori: istruzione, occupazione o lavoro (anche pregresso), il genere, età, provenienza geografica, il retroterra culturale. Quindi conviene indicare altri possibili indicatori: la curiosità, il coraggio di mettersi in gioco, la partecipazione ai corsi di informatica pratica col medesimo prof., la pazienza, il rispetto, il gusto di sentirsi.

E allora il collante?
Il senso di appartenenza ad un gruppo, ma non come quello dei tifosi o del partito, cioè di una bandiera a tutti i costi, con il paraocchi pronto ad essere raccomandato. Bensì, il senso di appartenenza ad un gruppo in cui nessuno rimane indietro ed ogni apporto è valorizzato, con il senso critico che serve ad essere determinati a raggiungere traguardi, per individuare di volta in volta nuove mete di apprendimento, di abilità da apprendere e di soddisfazione. Un gruppo che funziona come il gioco del buttare un sasso in acqua: crea cerchi concentrici … di crescita personale e di conoscenza allargata, navigando senza accontentarsi del presente.

Fine settembre 2023

2 Risposte a “Cerchi concentrici. Continuazione di un diario di viaggio.”

  1. Bello il sasso che crea cerchi concentrici sempre più ampi. Quando ogni AAAS getta un sasso in acqua, i cerchi si incrociano, si condividono modificando intorno la superficie per poi allentarsi fino a tornare a un tutto unico: una superficie liscia che non è più quella di prima ma è maturata “in crescita personale e conoscenza allargata”. Se poi viene lanciato un sasso piatto, di cerchi concentrici ne fa parecchi a ogni rimbalzo. Quel sasso però può lanciarlo solo una persona che sa farlo e che ha idea di cosa ogni rimbalzo può generare. Prof. si riconosce?
    Per cultura e territorio, condivido Negro Amaro. La cultura non ce la fa a raggiungere il territorio se questo non è pronto ad accoglierla e insieme vigile nell’accoglienza, del resto il territorio senza cultura si avvolticchia su se stesso bloccando ogni sua capacità di visione futura.
    Per quanto riguarda il non perdersi di vista degli AAAS che “si incontrano nei pensieri e portano ricchezza”…bellissimo. molto gratificante !….e mettiamoci insieme pure il “macchiatino” al bar . GRAZIE PROF.

  2. Eh si Professore l’estate è finita e tutti ritorniamo al solito “tran, tran”, verso quei mesi dove il buio viene presto.
    Cara EVa, i nipoti crescono ed hanno sempre meno bisogno della nostra assistenza, ma la voglia di accudirli e soddisfare il loro appetito con un bel pranzo quando escono da scuola non ci manca.

    E noi AAAS con quale “sprint” riprendiamo il nostro percorso in the classroom? Siamo state brave perché non ci siamo mai perse. La nostra chat è sempre stata attiva.

    Per me ci sono tre parole chiave per rientrare nel mood del nuovo Anno Academico.

    APRIRSI iniziando un capitolo di cose nuove da aggiungere alla VICENDA FANTASTICA.
    CONDIVIDERE la consapevolezza di quanto è importante per noi adulti stare a passo con i tempi, fare gruppo, dedicare il tempo a raccontare, scrivere, leggere, e lanciando nuove idee per tutti.
    ALLARGARE l’esperienza e consapevolezza che comunque “c’è sempre da imparare” …..

    Grazie Professore perché ci induci sempre a fare riflessioni che fanno bene alla mente.

    BUON ANNO ACCADEMICO A TUTTI!
    Anche a te Negro Amaro che avrai di nuovo la tua scuola piena di allegri studenti che ti scarrozzano intorno!!!!

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