adulti ancora a scuola

27 Gennaio. Ricordiamo per capire il presente.

Stamani, sul tardino, mentre il banchetto d’abbigliamento ed il fruttistendo ritirano la roba per chiudere il mercato, a Barga il bel sole ci porta verso i “i giorni della merla”. La Pania, Bella Sempre, è laggiù imponente, in direzione del Piangrande. Qui al Giardino, vicino a una di quelle panchine che d’estate sono indicate come quelle “degli uccelli morti”, e che son lì quasi sotto il maestoso cedro, Negro Amaro ed EVa Dritta sono in compagnia di due: Harmon, una signora straniera con la quale avevano scambiato qualche parola mesi fa quando il nipote di EVa la colpì con una pallonata, proprio là vicino nella piazza dei giochi di fronte alla macelleria Angelini. Le volò via il gelato che teneva in mano, prima di poterlo gustare … “che hai fatto Alfredo!” “Lo scusi, signora, è un ragazzo esuberante …” “No worry, a ball is not a bomb.” EVa non capì, ma l’atteggiamento diceva che tutto poteva andar bene; il Negro si rese subito utile prendendo un altro cono in gelateria e, offrendolo alla lady disse soltanto “Per rimediare”.
Da quel giorno, ogni tanto, incontrandosi scambiano qualche battuta. Non è facile intendersi, una parla in inglese e l’altra in italiano, ma fanno conto di aver capito ogni cosa. Negro Amaro, se c’è, rimane muto e poi chiede: “Ma che ha detto?” La simpatia e l’empatia fanno miracoli. Accadesse anche per i popoli. La quarta persona è Lando DOC. Lo avevano avvicinato ad una sua conferenza. E lui, cortese, aperto con tutti, passando li ha riconosciuti e si è fermato, capisce l’inglese e così può tradurre e riferire.
“In my dream … gli ebrei trovano protezione e sicurezza in ogni luogo che scelgono di chiamare casa e l’antisemitismo è qualcosa che ormai appartiene al passato”. “Ma è soltanto un sogno!”, la invita a confermare Lando, con una espressione esclamativa e con le due mai aperte quasi a raccogliere due uova, alzate ai lati del suo viso e con i dorsi verso di lei che lo guarda affermativa “of course …”e sbatte le ciglia stringendo le labbra.
“To day we remember le victims of de olocaust … e ricordiamo i sei milioni di ebrei, di rom, di membri della comunità LGBTQ, di minoranze etniche e politiche, e molti altri che furono privati della loro libertà a causa della loro religione, etnia, razza o disabilità …” Lando trasferisce il concetto in italiano ed EVa annuisce e poi: “Il percorso che portò ad Auschwitz cominciò, però, generazioni prima con la ricerca di capri espiatori, con goliardismo, nonnismo (oggi sarebbe anche bullismo) e disumanizzazione, e leggi raziali”, muovendo la testa a scatti in su e in giù accompagnando il discorso.
Il discorso si fa immediatamente serio, forse l’attualità dei fatti di guerra e di scempi di popolazioni in giro per il mondo e d’attualità nella cronaca fa saltare ogni remora. Ma sono calmi, quasi sia solenne quello scambio di pensieri. “La cosa che fu veramente orrenda, come dice la Maestra Sabina Coi Tacchi; fu l’assenza dell’orrore nelle persone singole, che generalmente neppure ne parlavano …” aggiunge Negro Amaro portando avanti il busto e togliendosi il cappello di testa. “Molti chiusero gli occhi e si voltarono dall’altra parte, una cosa che purtroppo continuiamo a fare spesso oggi”, aggiunge EVa.
Quando si parla di cose così storiche e così serie, ma anche così determinanti per la convivenza umana, ci vien fatto di esser pronti a riconoscere gli sbagli, ma questo non vuol dire che i nostri comportamenti siano propriamente ligi, questo vale soprattutto per gli Stati e i governanti. Per la questione attuale sulla Palestina e Israele, la soluzione di due popoli due stati è dal 1947 che circola nelle carte dell’ONU.
Si sente nei loro discorsi l’ansia e la difficoltà a testimoniare oggi anche perché gli ultimi testimoni diretti se ne stanno andando. E ci vorrebbe per tutti un altro metodo per sapere e testimoniare. La difficoltà si manifesta grande ogni volta che la cronaca o meglio la Storia in diretta ci propone argomenti di quelli che “che ci risiamo?”.
“Io, un dubbio ce l’ho, ce l’ho da molto, da quando metto insieme tutte queste ricorrenze “per ricordare” e le atrocità che continuano a crescere tra popoli e nazioni: ma, la Shoha, come sterminio e genocidio, rimane qualcosa di unico nella Storia? E non so rispondere.”
“Ho studiato e poi letto e riletto che nell’olocausto le vittime sono totalmente civili! I Sinti, i Rom, gli oppositori politici, i Testimoni di Geova, i malati di mente, gli omosessuali, gli Ebrei considerati fin da subito dei batteri velenosi.”, con la sua compostezza replica il DOC, “era uno sterminio etnico ma andava anche oltre.”
“Maybe … history will tell us … ma noi non ci saremo per saperlo …”, disse sorridendo lady Harmon, e fa proprio il gesto dell’emoticon 🤷‍♂️con le braccia alzate in segno di resa.
Al processo di Norimberga l’imputato Otto Holendorf, generale delle SS ed economista tedesco, quando un giudice, guardando quest’uomo molto colto, gli chiese del perché “uccidevate anche i bambini”, lui rispose senza cattiverie e senza rabbia perché sarebbero stati i futuri nemici del grande Reich e quindi non avremmo realizzato la nostra utopia di una nuova Europa Arianna di un mondo Ariano per gli Ariani.”
Una concezione proprio scientifica e aberrante e folle. Questo è un lato dell’indole dell’umanità e un frutto del cervello umano.
L’attuazione sistematica del progetto ariano, anche questo lo rende unico, come le leggi , la pianificazione, la scelta dell’uso delle camere a gas: soltanto a Belzec (secondo centro di sterminio tedesco, nella Polonia occupata, che iniziò ad essere operativo il 17 marzo 1942) vennero sterminati 550 000 ebrei, quindi anche questo è unico finora nella storia dell’umanità.
EVa Dritta e gli altri tre continuano a chiacchierare, ma lei si sente buffa, quasi estranea, le passano nella mente le immagini, o meglio le parole che il Presidente Mattarella ha pronunciato ieri. Le tornano “agli orecchi” molte di quelle frasi.
“Non c’è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o di riduzione delle colpe, personali o collettive”, dice il presidente.
“Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l’Italia, adottò durante il fascismo – in un clima di complessiva indifferenza – le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio; e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei”, prosegue Mattarella.
“Il fanatismo, religioso o nazionalista, che, mosso da antistoriche e disumane motivazioni, non tollera non soltanto il diritto ma neppure la presenza dell’altro, del diverso, ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della civiltà umana”, aggiunge.
“Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato”.
“Va richiamata, a questo riguardo, l’importanza decisiva della cultura, dell’istruzione. Di quanto – ad esempio – sono preziose le collaborazioni di studio e ricerca tra le Università, sempre positive; sempre fonte di avanzamento di civiltà, al di sopra di ogni frontiera. Sempre affermazione del carattere della cultura, che unisce e non può separare”, prosegue il Capo dello Stato.

Adesso è Negro Amaro che dice la sua, “Quando mi metto a tavola, di solito accendo la televisione ma non mi piace più, i telegiornali li vedo tutti uguali, ci parlano solo dell’Italia e di quello che ci tocca direttamente, e la cronaca è insistente e morbosa, poi del governo e delle chiacchiere tra deputati, e ce li ficcano davanti come figurine dei giocatori, e calcano e dicono bugie continue come sul caro vita e sulla sanità, sull’andamento delle nostre tasche. Fa bene Mattarella a cominciare a cantargliele sempre più dritte.”
EVa si ricorda che ha aiutato il nipote a fare un tema per riflettere sulle guerre, così spiega e cerca consenso nei suoi interlocutori a proposito del fatto che quando i giovani incontrano nella scuola insegnanti che sanno insegnare, allora vengono chiamati a letture, a laboratori, vengono resi partecipi alla vita e alla storia, e le parole sono importanti. Se l’insegnante non spiega come vadano lette e capite nel contesto della storia, anche le parole più banali ci fanno rimanere ignoranti e superficiali.
Per esempio la parola fame, per i giovani studenti la fame significa appetito, per un deportato a Birkenau significa la disperazione, perché l’unica cosa che si può mangiare in più oltre a quello che viene concesso è l’erba dei prati, che fra l’altro era proibita! Quindi quello che manca ai giovani quando non partecipano o quando sono ironici nei confronti della storia, quando dicono che la considerano una storia lontana, troppo lontana da loro, è la buona formazione! Una docenza didatticamente preparata. Conoscere a scuola, ricevere una formazione storicamente solida è il buon inizio per essere cittadini aperti al mondo e corretti nell’interpretare gli accadimenti. Storia è anche lingua, arte, musica, scienza, calcolo … Studiare storia va oltre il sapere a menadito il manuale e riferirlo nella interrogazione orale come “un libro stampato”. La scuola deve insegnare a ragionare, a fare, ad avere un metodo per entrare nel mondo senza esserne omologati al ribasso.
La parola di oggi, 27 Gennaio, è genocidio. Gli studiosi raccomandano moltissima cautela nell’usare la parola genocidio e nessun paragone diretto con quello che avviene oggi in Medio Oriente. Nessun paragone ma anche nessun tabù. Abbiamo avuto la definizione di genocidio modellata sulla Shoah. E questa parola, e la sua definizione si è trasformata in elemento di Diritto internazionale. Questa parola esiste da poco: Churchill nel ‘41 diceva che i nazisti stavano compiendo a crime whithout name, quindi un crimine senza nome; nel 1944, un avvocato Ebreo Polacco, Raphael Lemkin (1900-1959), cercò di descrivere le politiche naziste di sterminio sistematico che prevedevano anche la distruzione degli Ebrei Europei. Egli coniò la parola “genocidio” unendo il prefisso geno-, dal greco razza o tribù, con il suffisso -cidio, dal latino uccidere. Questo termine viene poi applicato nel diritto internazionale. Dal processo di Norimberga e con la cautela dovuta è stato applicato dalle Nazioni Unite soltanto tre volte, cioè per la Cambogia, per la ex Jugoslavia e per il Ruanda.
Tuttavia tutte le definizioni sono convenzioni, anche questa, e le convenzioni sono strumenti viventi, quindi l’interpretazione può aiutare tantissimo ad applicarle. In questo senso si deve leggere ciò che ieri 26 Gennaio 2024 è uscito dalla bocca del presidente della Corte Internazionale dell’Aia, a proposito del ricorso del Sud Africa contro Israele riguardo a Gaza con l’accusa di genodio: “Israele adotti tutte le misure in suo potere per impedire atti di genocidio a danno dei palestinesi di Gaza. E prenda immediate ed efficaci misure per migliorare le condizioni umanitarie nell’enclave garantendo accesso agli aiuti umanitari e ad altri servizi di base”.

Si, adesso EVa Dritta e gli altri due se sono andati da lì, la loro conversazione è finita, e pure la Giornata della Memoria di oggi volge al termine. Ma non le riflessioni degli AAAS. Per questo l’invito è andare a questo link!

NOTA
La Germania nazista iniziò a emanare le sue leggi razziali nel 1933, con la Legge per la protezione dei caratteri ereditari, e proseguì con le famose Leggi di Norimberga nel 1935, che definirono gli ebrei come “sub-umani” e negarono loro la cittadinanza tedesca. L’Italia fascista seguì l’esempio della Germania solo nel 1938, con il Manifesto della razza, pubblicato sul Giornale d’Italia il 14 luglio 1938, e con le leggi razziali fasciste, approvate dal Consiglio dei ministri il 10 novembre 1938, che discriminavano le persone ebree e limitavano i loro diritti civili e politici.

Una risposta a “27 Gennaio. Ricordiamo per capire il presente.”

  1. FILM PER RICORDARE LA SHOAH
    In televisione è stato trasmesso il film che racconta della vera storia di un gruppo di settanta ebrei in domicilio coatto in Garfagnana.
    La vicenda poco nota di un gruppo di circa settanta ebrei definiti “stranieri” dal regime fascista. Tra il 1941 e il 1943 furono costretti a vivere in “internamento libero”, ossia domicilio coatto, a Castelnuovo di Garfagnana.
    EVa and Negro did you see this movie?
    Una storia commovente, che mi ha tenuta incollata allo schermo fino alla fine.

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