adulti ancora a scuola

Le mani. Il marinaio e l’emigrato.

Barga-WEB. Aprile 2021. IL PERCORSO DI INFORMATICA PRATICA PER ADULTI CONTINUA,  A DISTANZA.  QUESTA PAGINA OSPITA  il racconto di una VICENDA rimasta impressa nella memoria a Francesco Santini, UNo DEgli ADULTI ANCORA A SCUOLA. buona lettura.


A ricordare il periodo della leva militare mi sembra di entrare nel c’era una volta. Ne sono passati d’anni ed i ricordi si marcano di connotazioni particolari.
Nel lontano 1968 ero un marinaio di leva, imbarcato sulla nave San Giorgio, un cacciatorpediniere della Marina militare italiana.
Non dagli Appennini alle Ande, ma dall’Appennino al Mare, si!
Abitavo a Ceserana, il paese di Togno Romito segava le prade e … avevo fatto la scuola di meccanica a Saltocchio. Ero aggiustatore meccanico e a 16 iniziai a lavorare alla SMI di Fornaci di Barga.   Poi la cartolina per la visita militare, in casa mia mi dissero: “Lo sai che partirai per la marina, come’l tu’ fratello più grande. Quelli della SMI ti danno il lavoro e poi ti mandano al mare.” Sapevo nuotare perché in estate andavamo all’Acqua Bona, sul Serchio. Era pulito allora il mare dei poveri.
Andai alla visita di leva a Viareggio presso la Capitaneria del Porto, quando mi arrivò la cartolina per partire, levato di casa e mandato al centro addestramento reclute (CAR) a La Spezia. Poi alla Maddalena (Sardegna) per la specializzazione come motorista navale. Così diventai … marinaio Francesco motorista pronto alla missione.
Qui da noi quasi tutti andavano negli Alpini, sembrava più consono per dei garfagnini con le scarpe grosse e i cervelli fini! Invece mi toccò il mare.  Sicuramente la nostra indole faceva gola anche alla marina, garantivano gli Orlando.
Dunque, andai in forza alla nave San Giorgio.
Quando ci arrivai … eravamo in tanti, da tante parti d’Italia. Oltre ad essere nave da guerra, la San Giorgio, era anche la nave scuola del secondo corso dei cadetti dell’Accademia di Livorno.  Per questo eravamo in crociera addestrativa in America del sud. [Nel 1968 la nave, partita da Livorno il 21 luglio, vi fece rientro il 28 ottobre, dopo aver toccato i porti di Casablanca, Abidjan, Santos, Montevideo, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Recife, Caracas, Funchal e Portoferraio.]
La nave aveva anche incarico di rappresentanza, perciò prima di entrare in porto delle città nelle quali facevamo scalo la nave si fermava all’ancora nelle vicinanze del porto e veniva pulita e lucidata in tutte le sue parti. Nei porti la nave veniva visitata dalle autorità militari e civili del posto, poi c’erano le visite a bordo della gente, la maggior parte delle persone che venivano a visitare la nave erano immigrati italiani o persone di origine italiana.  Quando c’erano le visite si formavano lunghe file sul molo, sulla nave per l’occasione il comandante faceva fare un servizio di accompagnamento e nei punti dove non era consentito andare c’era un marinaio di guardia. Eravamo a Montevideo, io ero di guardia in un punto dove ai visitatori non era consentito l’accesso. Le visite erano di già cominciate quando un mio commilitone, che guidava un gruppo di visitatori, conoscendomi, mi chiamò e poi disse “qui c’è un signore che mi chiede se a bordo c’è un marinaio della provincia di Lucca.”  Io ero della provincia di Lucca, così quel visitatore mi si avvicinò e si presentò. Mentre mi diceva da dove veniva, il mio sguardo andò sulle sue mani, lui se ne accorse e mi disse: “no, non mi guardare le mani”. Ci fu un momento d’imbarazzo, ma poi continuammo la piccola conversazione. Lui veniva da un paese della Val di Lima, purtroppo non ricordo il nome. In poco tempo mi fece tante domande sull’Italia e specialmente sulla zona da dove entrambi si proveniva, poi ad un certo punto mi ha rivelò TORNEREI VOLENTIERI IN ITALIA MA NON HO I SOLDI PER TORNARCI.”

A quel punto mi fece vedere le mani, erano nere e callose, poi mi salutò e se ne andò per ricongiungersi al gruppo per la visita alla nave.    

Per me è stato un incontro che non ho mai dimenticato.
Spero che anche lui col tempo abbia migliorato la sua vita e abbia fatto fortuna.

2 Risposte a “Le mani. Il marinaio e l’emigrato.”

  1. Mi sono ricordato dell’episodio do aver letto il tuo racconto sul rientro di te e della tua famiglia dall’Australia. Sono sicuro anche io che un minimo di Naia farebbe bene a tanti giovani di oggi,(un servizio civile obbligatorio anche meglio) Io di mesi di militare ne ho fatti 24 , per fortuna ero su una nave che mi ha fatto girare il parecchio. Poi mi è servito anche nella vita civile, da motorista navale sono diventato motorista nelle ferrovie. L’episodio delle mani non me lo sono mai scordato.
    Grazie del tuo commento

  2. La divisa ha sempre il suo fascino. Quella dei Marinai, specialmente quella bianca è molto distinta. Una volta dalle nostre parti la maggior parte dei ragazzi venivano arruolati nel corpo degli Alpini, anche il mio zio che ha press’a poco la tua età era un Alpino. Emigrò in Melbourne negli anni ’60. In effetti anche quell’Ancora che è stata posizionata alla rotonda di Fornaci confonde un pò le idee.
    Il tuo incontro con quella persona ti ha veramente segnato, perchè lo consideri un bel ricordo ancora adesso dopo tantissimi anni.
    Penso che ai giovani di oggi questi sentimenti li vengono a mancare perchè non vivono la vita come l’abbiamo vissuta noi, e di certo anche la chiamata militare insegnava molto….
    Grazie Francesco per aver condiviso il tuo ricordo.

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