Dal tempo sospeso al tempo insanguinato!
Abbiamo rivisto le fosse comuni. L’uso perverso della forza porta a questo.
L’economia vacilla, i prezzi vanno alle stelle, la transizione ecologica dovrà attendere.
Sì, lui lo conosceva il nipote di EVa Dritta, perché Negro Amaro era bidello, e i ragazzi del paese gli passano giocoforza sotto gli occhi; lo vedeva girellare con la bici per il piazzale tra le Poste e l’Alpino e ad un tratto gli gridò: “Dov’è la tu’ nonna, ch’è tanto che non ci chiacchero, sta bene?” Quel figliolo gli rispose che sarebbe venuta lì per comprargli un gelatino prima di tornare a casa per i soliti doverosi compiti (uffa!).
A Negro Amaro non dispiaceva aspettare mentre leccava il suo cono crema e nocciola, era per lui quasi un’abitudine prendersi un gelatino al pomeriggio; uscito da lavoro ce n’aveva di tempo prima di iniziare i solititi lavoretti di casa e il solito tran tran della sera, su in Barga Vecchia.
– Non son più uscita perché ero in quarantena, ero positiva al covid, pochi sintomi, comunque ammalata. Ecco perché non ci siamo più incrociati! –
E si mise accanto a lui sulla panchina marrone, la coppetta di panna nella mano sinistra. Le giornate erano allungate, il sole scaldava l’aria di quel marzo che non si decideva ad uscire dall’inverno: avevano tutti e due il giaccone allacciato, e la mascherina sul gomito a portata di mano.
“Ma ora stai bene, vero? Ti sei preoccupata? Guardi bene, si vede che ti sei rimessa!” Era nonna, ma manteneva un aspetto giovanile, e poi era appena arrivata ai 60. Sempre indaffarata. Le piaceva essere informata, era una donna attiva e di piacevole conversazione. Negro Amaro si trovava bene a ragionare con EVa Dritta. Gli piaceva perché non era di quelle che voleva sempre aver ragione e con la soluzione in bocca. Lui sapeva di non essere una cima, ma con lei non rinunciava alla battuta, tanto per chiacchierare, ragionando del più e del meno. “Sarai stata preoccupata, ma almeno non ti son piovute in testa bombe, povera gente!”
In quel mentre passava un’ambulanza a sirena spiegata, prima debole arrivò il suono, poi forte mentre girava sotto il cedro, poi di nuovo debole fino a scomparire.
“Ognuno ha le su’ sirene, povera gente! E ti dicessi che ho capito bene il perché, direi una bugia. Quello che mi è chiaro che quello della Russia ha spudoratamente invaso un paese libero e noialtri siamo stati tutti a guardare, l’aveva detto che l’avrebbe fatto ma gli altri l’han lasciato fare, forse non ci credevano o erano tutti d’accordo. Certo che a quelli che ora lodano gli ucraini per la gran resistenza la cosa un po’ gli è scappata di mano…”
– Sai quanto c’ho pensato! Sono rimasta in casa per il covid, per forza, e il televisore era sempre acceso. Ho trovato un post interessante per capire meglio come si è arrivati a questo punto. Osserviamo da troppi giorni quella assurda guerra col clamore vivo sullo schermo. La situazione, tuttavia e purtroppo, è sbilanciata, e mi pare che le forze in campo non si riequilibreranno, in questo modo non c’è spazio per impedire al lupo di sbranare la preda prescelta. Passano i giorni e gli ucraini sul terreno sono soli. Il contrattacco dei Paesi che si alleano per sostenere l’Ucraina non è fatto sul fronte di battaglia, usano le sanzioni e c’è bisogno di tempo finché facciano effetto su Putin e sulle sorti della guerra. Sai, il lupo intimorisce anche agli altri orchi, per questo nell’Assemblea delle Nazioni Unite pochissimi Paesi si son dichiarati amici del lupo, e un bel gruppo si è defilato per nascondere il pelo. Una nazione sovrana è stata invasa, ma evidentemente non tutti gli occhi vedono gli stessi colori. –
EVa dritta aveva una voce pacata, non la animava l’argomento, anche perché sapeva che ci troviamo nelle mani molti mentitori e di infiniti diversi interessi che enumerandoli si scopre che sono una catena senza fine; di certo c’è che hanno scavato per seppellire i loro morti e si sono riviste le fosse comuni in cui gente butta altra gente morta, non sapendo come altrimenti sistemarla perché ogni ora arrivano altre bombe e altri morti … e il fuoco dell’invasore è deliberatamente “cieco”, i russi dicono di aver chiaro l’obiettivo finale, per questo prendono di mira anche i cittadini inermi! Ci mancano le deportazioni e gli stupri, ma chissà!
Avevano finito di gustare i loro gelati e il croccante del cono piano piano si spengeva nella bocca di Negro Amaro che ascoltava EVa. La Pania da quella piazza non si riesce a vedere, da lì lo sguardo non ha prospettive di panorami e di colori, continuavano a parlare tra loro ma il tono delle loro voci rendeva bene che l’argomento è chiuso, che prospettive ha la guerra?
Certo, se la Pania glielo avesse potuto domandare, essi avrebbero risposto che sì, siamo in guerra. Sentivano la guerra, per questo il loro parlare poteva sembrare un lenire l’agonia del senso di pace e di libertà in cui credevano e che avevano cercato di insegnare ai loro figli e nipoti, ma che quell’oggi veniva messo in grosso dubbio.
“In Italia la guerra, l’ultima volta, ci toccò e arrivammo a cantare quella realtà con le parole di Bella ciao, … una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor…; oggi io penso a quelli che in Ucraina son costretti a imbracciare il mitra e costruire la loro resistenza.”
Guardava per terra Negro mentre parlava e le parole di EVa coprivano le sue.
– Questo riferimento mi mette in crisi, io sarei pacifista, ma questa situazione mi fa pensare che se non ci fossero state le armi della resistenza contro nazisti e fascisti la nostra Repubblica non sarebbe quella che è; e mi domando se sarebbe nata una nazione democratica. –
Eva Dritta aveva mandato al blog maidiremaiadulti.blogspot.com un suo pensiero in quella pagina che gli Adulti Ancora A Scuola dedicavano alla situazione di quel periodo:
«Così oggi la guerra è tra noi. Non è più uno spettro, è viva e dietro l’angolo. In occidente abbiamo allevati i giovani all’orgoglio del più lungo periodo di non guerra in casa propria. E loro e noi ci siamo grogiolati in quel divano. Poi una mattina la cruda realtà. La vecchia guerra è stata risvegliata e ci ha fatto sobbalzare, increduli e delusi. Ci siamo ritrovati “In balia degli eventi.” Stampa, tv, tutti i mezzi di informazione ci hanno crudamente fatti atterrare. E menomale che ci sono, e vediamo fatti e distruzioni, le morti, le fughe non sono propaganda! E ci sentiamo davvero in guerra quando attraverso i social (la informazione orizzontale, democratica) vediamo e ascoltiamo scene che sono la diretta dalla tragica realtà. Ascoltiamo appelli e richieste di aiuto e in qualche maniera come cittadini ci sentiamo in dovere di rispondere, di partecipare. Capiamo che questa è già la nostra guerra. Nei supermercati, accanto al cesto per la raccolta del cibo per le colonie feline si sono allestiti spazi per la raccolta di cose da mandare in Ucraina. Si riscoprono valori di solidarietà con gradienti così alti che negli anni precedenti non abbiamo avuto per altri tipi di profughi. Una guerra quasi alle porte di casa, con un lupo mannaro tra i più potenti del mondo, ci fa rinsavire di colpo? Il numero verde per donare gli euro è affisso da per tutto. Ci mancano le sirene, quelle degli allarmi bomba.»
E lo raccontò a Negro Amaro, che sorrise e le disse: “Allora hai ceduto e stai partecipando ad un social media! Dici sempre che non ti piacciono.” Lei, fece finta di non intendere e tirò dritta, proprio come il suo cognome:
– Sai, sono un po’ come loro, voglio dire come gli AAAS, ne ha scritto anche il Giornale di Barga, quello del Luca, me ne ha passato la copia la Lucia che abita accanto a me. Lei ne fa parte, e dice che niente nella vita per gli Adulti Ancora A Scuola è più importante del pensare, farsi delle domande, per meglio iniziare i ragionamenti. A tirare le conclusioni c’è tempo, la pancia ed il cuore hanno i loro posti. E di calma ce ne vuole, specialmente nella situazione attuale. Viviamo in una condizione troppo vecchia per considerarla nuova. La storia dell’umanità racconta di una infinità di guerre. Eppure, lo stupore è stato trai primi sentimenti a mettersi in moto. Poi dopo si è messo in moto anche il cervello. –
Era freddino, erano chiusi nei loro giacconi, il sole lì non faceva più sentire la sua presenza, ma continuavano a conversare, oggi anche EVa ne aveva voglia dopo giorni di quarantena. E continuavano con quel tono di angoscia interna che attraversa chi come gli europei in quei giorni vivevano con vicinanza la sorte della Ucraina e del suo popolo.
“Ecco, ora che rifletto capisco che i social possono oltrepassare il controllo dei poteri forti, con i blog, i facebuccchi e compagnia diffondiamo messaggi, ma anche notizie e immagini senza intermediari. Magari diciamo anche bischerate, ma se fotografiamo una situazione, quella è una realtà non una bischerata.”
Lei guardava il suo nipote sulla bici e guardava il telefonino per controllare l’ora che stavano facendo e come distrattamente continuava il discorso: -Un po’… una democrazia diretta dell’informazione; ecco perché, oggi Putin, ieri Jinping , le autocrazie e le teocrazie, i governi autoritari temono la libertà di espressione e varano leggi e procedimenti di oscuramento contro l’uso libero dei media da parte dei loro, per così dire, cittadini. Accade così oggi in Russia, ma è accaduto così anche per Patrick Zaki.-
Nella testa di EVa correvano pensieri a velocità ipersonica, come quando pensi tutto d’un tratto e macini concetti in un baleno e ti appaiono chiari come le immagini di un film, ma ricordi e riflessioni non aveva modo di trasmetterli telepaticamente all’amico Negro Amaro, tuttavia lo guardava come se volesse farlo: … Quando ci voltiamo indietro e guardiamo agli anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, mi viene da dire che le cose siano migliorate con lo sviluppo di Stati e istituzioni sempre meglio democratiche, con l’abbandono progressivo della aggressività aperta per risolvere i conflitti d’interesse, con il diffondersi a macchia d’olio del riconoscimento del primato dei valori di libertà individuale e di tutela collettiva dei diritti dell’umanità e dei cittadini, addirittura abbiamo assistito alla caduta incruenta di regimi autoritari e imperialisti in Europa. In questi ultimi 77 anni, certo, ci sono state crisi e guerre guerreggiate come quella nei Balcani, ma non sono state la caratteristica della tendenza della storia europea. Potevamo pensare che anche la Russia avesse svoltato sul sentiero del non interventismo per risolvere i problemi politici. Invece no, Putin mentiva quando stringeva la mano degli altri capi di governo! Avvisaglie che qualcosa stava mutando il cammino di sviluppo di democrazia e benessere ne abbiamo comunque avute, sicuramente dopo il 2000, la sempre maggiore influenza della globalizzazione accompagnata dalla preponderanza della speculazione finanziaria nelle economie; queste cose hanno minato alla base le certezze dello sviluppo ordinato della democrazia e della ridistribuzione della ricchezza su tutte le fasce sociali nella nostra Europa, ma anche nel mondo…
“A che stai pensando EVa? Sei come incantata, non sarà mica una reazione secondaria del vaccino o un postumo della positività, eh?”
– Sì, un po’ frastornata sono, ma non so se deriva da quello che dici o dall’angoscia per la guerra e per la crisi economica, stamani ho trovato al supermercato diversi cartelli che razionavano la vendita di cose come l’olio e la farina, come quando l’altr’anno ci razionavano lo spirito, i disinfettanti e i guanti. E i prezzi salgono alle stelle. Ora ti farei un discorso un po’ complicato, ma te dimmi se si capisce.-
Invece era arrivato il nipote che con Nonna andiamo? Anche l’Alberto va a casa! Così, Arrivederci Negro, furono le ultime parole che quella panchina marrone aveva sentito quel pomeriggio a Barga.
Negro Amaro era rimasto con la curiosità di ascoltare quel discorso, forse anche noi lettori lo siamo. Ecco cosa avrebbe potuto aggiungere EVa Dritta, ecco i suoi, di lei, ulteriori pensieri: La paura che il domani sia peggio dell’oggi fa chiudere le società, e in questa paura hanno cavalcato i paladini del “prima noi, poi gli altri”, la virtù della solidarietà non ha più salito le scale, anzi ne ha scese. E questo, unito al dio-profitto (vedi anche delocalizzazione), ha prodotto un progressivo deterioramento delle difese democratiche e dei diritti delle persone e sul lavoro. In Italia abbiamo portato nel Parlamento una classe politica povera di ideali e di visione, tanto che si è spesso autodenunciata come insolvente: ricorrendo ad autocommissariarsi chiedendo a qualcuno dal di fuori del Parlamento di venire a cercare di rimettere in carrozza le azioni e di governare: i tecnici al governo (Monti, Conte, Draghi) degli ultimi anni ha un sapore amaro per la “taratura” della competenza politica dei rappresentanti che siamo andati votando negli ultimi decenni. E chi vota non è meglio degli eletti, per qualche motivo un po’ di orizzonte lo abbiamo perso anche noi che si va a votare.
La propaganda per la guerra agli immigrati, ai profughi, ai diversi per origini culturali e per altro, ha fatto breccia ovunque, ed il nazionalismo, il razzismo fisico e culturale, il sovranismo hanno intaccato le certezze nella costruzione “di cittadini del mondo”. Esempio eclatante è stata la brexit (the withdrawal of United Kingdom from the European Union), la separazione della Gran Bretagna dalla Unione Europea. L’arrivo al potere e al governo di formazioni di forte tendenza nazionalista in diversi paesi anche nella Unione Europea, anch’esso è la conseguenza del clima di arretramento nei diritti e nella collaborazione sociale.
Di conseguenza anche le difese generali, collettive, della democrazia hanno subito il contraccolpo: e per rialzare la testa ci vuol tempo, la sfiducia allontana i cittadini dal perseguire ideali, li chiude nell’egoistica agonia sociale.
EVa Dritta era andata in pensione da poco, tra lo studio, il lavoro, le esperienze familiari, tra gli schiaffi presi dal mondo ed i successi personali, aveva maturato un’autostima che la rendeva scettica e libertaria, aperta e determinata, e capiva bene che il divenire della realtà lei lo poteva soltanto sentire sulla sua pelle ma non mutare, neppure scalfire. Il divenire della realtà sarebbe comunemente di competenza della tragedia, “dato che il paradiso terrestre è perduto”!
Quella sera, aveva ancora voglia di parlare con qualcuno, perché aveva letto sul blog di AdultiAncoraAScuola una riflessione di Daniela P. e c’era un po’ rimasta su con la testa, così mentre rassettava la cucina assieme al suo genero, e andavano ragionando dell’andazzo del mondo, le venne di dire che se ogni volta difronte alle cose che ci sfuggono diciamo “…e poi si vedrà”, questo può voler dire che la felicità e la bontà sono legate alla esperienza della speranza, del progetto, dell’attimo fuggente…
Non si po’ esser nella testa di quel genero per conoscere che cosa avesse inteso del ragionare di EVa, quello che si può immaginare è che quel far le faccende assieme e dialogare senza ansie può essere stato un momento felice.
QUANTO E’ BELLA LA LIBERTA’ DI PAROLA…
In questa guerra atroce, tanto raccontata dai giornalisti, la prima cosa che mi viene in mente è del loro coraggio di esporsi sullo schermo televisivo. Ci raccontano tutte le notizie possibili sul posto, parlano al microfono con i fischi delle bombe lanciate dal cielo e delle sirene in sotto fondo . Mi rattrista in particolare il fatto della giornalista Marina Ovsyannikova. La sua esplosione di rabbia mostrando alle telecamere un cartellone improvvisato contro questa guerra assurda di Putin, mi rattrista a sapere che la messa nei guai e non pochi. Cremlino l’ha accusata di teppismo e poi di essere una spia. E’ stata interrogata dalla in carcere per 14 ore, e adesso lanciano per offrirli protezione. Tanti giornalisti sono stati uccisi, per questo la RAI e MEDIASET ritirano i loro corrispondenti da Mosca.
EVVIVA LA LIBERTA’………………..ABBASSO LA GUERRA…..
Grazie Professore per il tuo racconto perchè scuote le nostre riflessione.