adulti ancora a scuola

Siamo qui. La democrazia si fa se c’è partecipazione.

sopraggiunta la notizia di chi ha lasciato questo mondo, adultianccoraascuola.eu fa omaggio a piero angela, che la sua parte per la scienza e la sua divulgazione democratica l’ha fatta. Grazie.


Nell’Isola delle Mascherine c’è chi si domanda se esiste ancora o se comincia ad essere un’abitudine da abbandonare, quella delle mascherine. Che esista, il coronavirus, non c’è dubbio, di focolai e di contagi se ne parla ancora. Anche la Margherita ed il Raf Col Jimmy di ritorno dalla Val di Fassa si sono ritrovati positivi al Covid19. Di questi tempi se ne parla con meno paura e minor patema e se siamo positivi lo diciamo subito e non inorridiamo. Purtroppo, c’è ancora chi sta male e chi muore a causa del covid. L’atteggiamento generale, nonostante tutto, sembra quello di aver domato il cavallo pazzo. Parlando con il Covid-Sars19 e sentendo il suo punto di vista sembra invece che sia lui a moderarsi e a variare le vesti per apparire meno violento, per esser più blando, tanto da farsi accettare e rimanere fra noi natural durante, accontentandosi di limitare la serie di attacchi. Ha calcolato, dice, che la guerra l’ha vinta lui, ed essendo ormai endemico deve soltanto circolare con uno standard basso di raid misurati sufficienti alla sopravvivenza e alla evoluzione della sua specie virale. Continua dicendo che nella razza umana ci saranno sì sconfitti, ma diluiti nel tempo e negli spazî, tanto da non provocare campagne vaccinali estese da parte degli umani. In quel caso sarebbe costretto a riproporsi con mutazioni virulente al massimo grado, come quando ha invaso la Terra e l’Isola delle Mascherine. Insomma, che anche il Covid ormai tiri a campare?

Tra gli Adulti Ancora A Scuola l’atteggiamento diffuso è quello della vigilanza e della prudenza. Igiene delle mani, controllo della distanza e uso della mascherina nei luoghi affollati.

È tempo di vacanze ed ognuno se le spartisce secondo le proprie esigenze e le proprie possibilità. C’è, anche tra gli AAAS, chi in vacanza di solito non ci va; ha, però, un attivismo col motore acceso e certo non si annoia coi mille impegni che si ritrova a gestire: insomma, non ha proprio il tempo per andare in vacanza.

L’estate ’22, anche sotto il mantello diffuso di Bella Sempre, la Pania, ha un indice calorico così alto ed insolitamente torrido che non spinge a scendere in strada, almeno nelle ore centrali della giornata. Eppure, ieri, di rientro da scuola dove presta servizio come bidello, Negro Amaro ha voluto fare il giro lungo per rientrare a casa dopo il turno di lavoro. Verso le due e un quarto del pomeriggio passava apposta da Porta Reale per percorrere Via di Mezzo e veder d’incontrare l’amica di tante belle chiaccherate, e amica sul serio da tanti anni. A Barga, in Via di Mezzo tra le case c’è comunque meno caldo che al sol leone. Camminava col naso in su e guardava: “Vedi, Eva i fiori li annaffia, e sennò come farebbero ad esser ancora così belli su quella finestra!” Cosi che tirò un urlo, gli scappò un po’ sguaiato, EVa-ci-sei? Rintronò nella carraia e le finestre aperte fecero il resto. S’affacciò e gli chiese che volesse, che poteva salire, l’uscio era accollato, e non occorreva urlare. A lui gli scappò da ridere, poi le chiese scusa e disse soltanto: “Domani sera verso le sei, dai, facciamoci un gelatino giù al giardino, parliamo un po’.”  E Tirò di lungo.

Era un pomeriggio col bollino rosso ….

Il pomeriggio del giorno dopo non era così caldo, forse stava girando l’anticiclone, così fu gradevole uscire e passeggiare da Porta Reale lungo la circonvallazione e arrivare attraversando il Ponte Vecchio al Giardino. La piazza era piena di gente e bimbetti che si divertivano con palle e bici. C’erano anche nonni indaffarati a raccogliere macchinine e coccini vari che i più piccoli si vogliono portare dietro, stenderli su una panchina ed immaginare mondi fantastici in cui quegli oggetti vivono e li fanno sentire costruttori di un mondo fantastico.

“Sai, io fossi quello del blog di adultiancoraascuola.eu, ce l’avrei un titolo per questa scottante estate, anche dal punto di vista della partecipazione politica, dato che siamo in campagna elettorale.”

NON CI FACCIAMO INGANNARE.

 “Non è la sagra delle formule che si celebra in questo agosto ’22! La situazione del Bel Paese rimane seria e non ci sarebbe bisogno di distrazioni e di colpi di tweet e di post che si rilanciano alla carlona su qualsiasi bischerata che ogni personaggio in vista spara dalla mattina alla sera. Le dicessi tu quelle cose sarebbero sciocche, anche ridicole a volte, invece, il tamburo dei media ci picchia sopra e loro rilanciano, e coprono tutto quello che di serio invece c’è e ci preoccupa.”

–  Accidenti, sei in vena, EVa, non abbiamo ancora il cono in mano e non stiamo leccando le palline del gelato che parli a spron battuto. Mi fai ridere, e questo forno d’estate non ti ha cotto! Dai, andiamo al banco del gelato da quelle donne. E poi, calma, lasciami guardare. Adesso che in piazza ci sono tante bambine e bambini, guarda! La Casa del Bambino, il negozio, prima era sul Ponte con quelle due sorelle, poi si è spostato qui: adesso è chiuso! Come va strano il mondo!–

Quello che preoccupava, cui alludeva EVa Dritta, erano la pandemia che comunque non si ferma, la guerra alle porte di casa con conseguenze angoscianti, con la crescita smisurata del costo della vita e con l’aumento drammatico della povertà. Nella sua mente c’era qualcosa che la spingeva a pensare che ci sia stato qualcosa di malcalcolato nella stretta verso la Federazione Russa che ha invaso l’Ucraina. Poi ogni volta si mordeva quel pensiero, per non sentirsi fuori scia. Ma quando riprendeva a riflettere le sembrava che esse fossero delle auto-sanzioni, un po’ come auto-goal. Forse frutto di una risposta poco creativa o una conseguenza della scadente valutazione del regime di Putin da parte delle intelligenze occidentali. O bere o affogare, ma ad affogare sono sempre i più deboli e i più sottoposti.

– Non ti sembra preoccupante la situazione politica? – chiese Negro Amaro, “A me si! –

 “Non facciamoci ingannare, ci ritroviamo ad andare alle urne il 25 settembre prossimo, ma perché dovrebbe essere questa una preoccupazione?”

Nell’Isola delle Mascherine tanti si stavano chiedendo che fare?, cosa votare?, ma anche conviene ancora andare a votare?, altri ancora a chi credere?, e altri avevano talmente fiducia negli slogan  dei leader politici che sapevano già quale parte politica avrebbe vinto.
Ma siamo o non siamo in una democrazia?
Quindi non ci lasciamo allarmare, di solito non ci si fascia la testa prima di essersela rotta, caso mai è bene mettersi un casco, cioè prevenire è prudente. Quindi i ragionamenti da Adulti Ancora A Scuola possono servirci.

“La democrazia, tutti sanno cosa sia. È un sistema ormai consolidato, anche in Italia, ha i suoi ritmi e le sue accelerate, le sue marce indietro, ed ha anche i suoi antidoti contro i veleni che la minacciassero. Ne sono sicura.” Diceva EVa.

– Che vuoi dire? Non riesco a seguirti ancora…  Buona questa nocciola, e mi piace accostarci sempre un po’ di crema. –

Erano fuori nella piazza, s’erano seduti sulla panchina più distante dal frastuono dei giochi, a sedere sul sedile marrone, rivolti verso la facciata sul rosa di quella che era stata la scuola elementare del Bernardini e forse anche della Palmira.

“Vedi, non c’è da avere paura della democrazia. Certo, ha delle impennate che a volte ti scombussolano, ma anche in questi casi le sue regole rimangono. Si ha paura di ciò che non si conosce. No? Allora chi adesso evoca paure è perché non conosce qualcosa o non conosce la democrazia. Chi la adopera in casa sua, nei rapporti tra coniugi, figli, parenti e amici, la conosce, e non ha paura della estrosità della democrazia. Chi la pratica ne ha fiducia e studia o scova sempre nuove mosse per coltivarla e non annullarla, come farebbe chi si lasciasse vincere dall’ira e dalla diversofobia.”

– Ancora difficile sei, stasera sei una furia, difficile, non mi riesce ancora …. Ma, senti, chi la insegna la democrazia? Chi la pratica o chi la predica? –

“Ecco, bravo. Prima va predicata e resa logica alla comprensione, poi va praticata, assieme. Ma c’è ancora chi non la pratica nelle sue relazioni personali e vorrebbe vederla perfetta nel Paese. Senz’alto gli manca un altro tassello: la democrazia è un processo, non un punto di arrivo.”

La democrazia si fa se c’è partecipazione. Altrimenti ci si svende a quelli che dicono qui comando io.

Quella sera erano ormai quasi le sette, Negro Amaro e EVa Dritta chiacchieravano, quando un telefono squillò: Mamma vieni, si va al camposportivo a mangiare il fish and chips…
E così si ritrovarono, EVa e Negro, uno di fronte all’altro al tavolo 40 della sagra della società sportiva, in Piangrande, accanto la autista. Anche lì praticavano il culto per Bella Sempre, a protezione della buona cucina.

– Sai come la chiamano la legge elettorale che c’è adesso? – chiese a bruciapelo Negro Amaro ridendo – il Rosatellum, la chiamano. Forse usano il latino maccheronico per nascondere le bottiglie di vino scolate scrivendola! La legge elettorale non prevede l’obbligo di programmi comuni, neppure l’indicazione del premier, né voto disgiunto, ma soltanto alleanze elettorali. Questo l’ho imparato leggendo il giornale in questi giorni. –

I due amici parlavano assieme anche per ricordare, per rammentarsi l’un l’altro le cose accadute, specialmente quelle che non avrebbero voluto riaccadesero, magari camuffate, ma riaccadenti. E la figlia di EVa stava ad ascoltare, compiaciuta. Che le sarebbe riuscito a dir qualcosa anche lei?

“La cosa che succede sempre è che noi, gente, si dimentica. Accade qualcosa, poi il tempo passa e la gente dimentica. Ci si ripresentano poi fatti e persone e ci sembrano vergini, come non fossero quelli che erano prima e che avevano già parlato ed agito. Se ci si dimentica è facile che ci facciamo gabbare e rigabbare.“

E parlavano e rammentavano anche le buttate di questi giorni.
EVa raccontava che alla tv, nei notiziari, sui facebucche, vorrebbero farci affezionare ai giochi di forma, ai balletti sui patti delle alleanze, alla bega delle ripicche e a quella dei pronostici, della costruzione di scenari più o meno imaginari, insomma. Ma le elezioni non sono una formalità, neppure le alleanze sono una formalità (pensiamo alla Nato e cosa comporta nei confronti dell’Ucraina e della nostra gente). Insomma, i media per riempire il tempo e i social per fomentare il blablablà ci menerebbero volentieri come cani per l’aia (non per l’aria, in quella ci stanno già loro). E sostenevano che usare la memoria e ricordare la provenienza di persone, di partiti politici serve ad arrivare alla sostanza, che è poi la sostanza delle elezioni prossime, la sostanza con cui ci condiremo nei prossimi anni o mesi dopo queste elezioni. Con la memoria le persone, cioè noi chiamati al voto, possiamo individuare la provenienza dei candidati, soprattutto quelli di-lungo-corso, al di là degli slogan che cavalcano adesso. La memoria ci dice da che parte stanno gli schieramenti, al di là delle parole e delle promesse allettanti per farsi fans nella campagna elettorale. EVa volle anche dire una cosa di lungo respiro, più ideale che reale: “Quale è il centro di interesse per le elezioni? Noi diciamo: i cittadini!” E Negro Amaro la incalzò: – Ma quanti politici lo sanno? –

Certo, erano domande retoriche, ma dicevano bene della tensione che le persone possono portare per questo momento democratico importante, quello della scelta dei rappresentanti in Parlamento.

Quei due, a sentirli, erano pronti ad assumersi le proprie responsabilità, e a dirlo e a farlo a viso aperto. E snocciolavano, in una specie di trans ideale, ma realistico e da loro sentito, come in litania, le cose che ad ogni appuntamento elettorale avrebbero dovuto tenere a memoria per farne cartine di tornasole e giudicare e poi votare: insomma, dicevano che è bene guardare alle persone ed ai partiti confrontando le loro idee riguardo ai diritti civili e di cittadinanza, al pluralismo, alla solidarietà, alla opinione sulla Costituzione Italiana, alla diffusione dei beni e dei servizi organizzati dallo Stato, alla difesa ed al rafforzamento del servizio pubblico in ogni settore, (sapendo che la privatizzazione è una delle fonti maggiori di corruzione nelle società liberali), …… alla visione che non ci si fa giustizia da soli, al programma che le tasse dirette devono essere proporzionali alla ricchezza, … alla concezione di genere, sessualità e famiglia, … al concepire la diversità come  unità nelle libertà e non come separazione tra questo/quello, buono/cattivo, ammesso/tabù…

Si erano accese le luci dei tendoni sotto i quali la folla di gente contenta e chiacchierina si stava slurpando i piatti della sagra. Avevano passato un po’ di tempo a quel tavolo, ma a loro non era sembrato. Approfittando di un momento di stasi nel duetto tra EVa e Negro, Albarosa, la figlia di EVa Dritta volle dir la sua, con quel suo modo forbito di lentezza e di semplicità nel parlare:

Il problema della politica di oggi è che l’arco temporale su cui ragiona è l’immediato. Hanno creato, i governanti, così tante emergenze che non riescono a svincolarsene. Per loro c’è sempre emergenza. Non sanno trovare il tempo per programmare e per studiare. Invece scienziati e giovani (J&FFF, Justice e Friday For Future) guardano alla realtà di un arco temporale a lungo termine, i giovani quasi per istinto dato che è quando siamo giovani che abbiamo tanto tempo davanti per proporci di cambiare il mondo, non assillati dalla paura sentirsi mancare la terra sotto i piedi quando c’è bisogno di mutamenti radicali nello stile di vita. Gli scienziati, per il loro metodo, sono portati a valutare e ipotizzare le conseguenze che le azioni di oggi avranno per il futuro. Chi fa politica dovrebbe andare a scuola dagli scienziati e dovrebbe ascoltare e seguire i sogni dei giovani. La partitica è miope, per questo  non attira la gioventù.

Negro Amaro chiese un esempio. Albarosa, sicura di far un po’ di scandalo, disse:

Per esempio, la nostra società ha un chiodo cardine: il contratto. Tutto passa per un contratto, alla assicurazione o alle forniture dei servizi o al matrimonio. Bene, la società attuale, ad esempio per quest’ultimo caso, dovrebbe porsi la meta di semplificare l’ormai ingarbugliata situazione delle unioni tra le persone, dovrebbe pensare ad un unico tipo di contratto, in cui rientrino tutte le fattispecie di unioni, quello che alcuni giuristi chiamano il matrimonio egualitario. Le persone e i figli che ne deriverebbero sarebbero tutti figli di una stessa repubblica e non di situazioni discriminate dalle leggi.

 Non avevano bevuto birra, per paura di riscaldarsi eccessivamente in questo agosto, avevano bevuto acqua, frizzante come i loro discorsi. Si alzarono. La macchina li lasciò sul Ponte. Albarosa salutò e fece tatà con la mano. Il nipote di EVa quella sera era col babbo a mangiare la pizza dal Pallino.

C’era la salita di Piazza ad aspettare i due, o camminavi o parlavi, il fiato per tutti e due non è facile averlo. Ma i pensieri andavano comunque, più o meno tutti e due elucubravano simili conclusioni.

Prima di scegliere e prima di giudicare, prima ognuno si chieda come vuole la società e come la vorrebbe anche per i giovani di oggi, per quelli che bazzicano le nostre case: più libertà o più imposizioni? Più aperture alle diversità o più strade uniche che tutti obbligano? Più internazionalismo e incontro di civiltà o chiusura e scontro di civiltà?
Abbiamo bisogno che ci governino uomini e donne che reclamano pieni poteri o abbiamo bisogno di imparare a controllare chi ci governerà, magari tornando alle urne tra un anno?
“Devo imparare di più a usare i social, altrimenti come si fa a controllare i politici? Il mi’ nipote m’insegnerà come usarli al meglio”, borbottò con un po’ di illusione EVa Dritta. Invece i pensieri di Negro Amaro avevano tutt’altro estro, immaginava le coalizioni dei partiti che troveremo alle elezioni, e le immaginava come squadre ciclistiche, se fosse stato lui il commissario tecnico avrebbe fatto i calcoli ormai collaudati dalle esperienze precedenti: si punta sul ciclista più in forma e non si punta sui gregari se il capitano è in forma!
Pensavano, almeno salendo via di Borgo, che le elezioni non dovrebbero essere tempo di emergenza, ma tempo di scelte!
L’Italia tutta ha impellente  bisogno di unire tutte le prospettive riformiste, progressiste e plurali e non un indistinto programma generalista. Bisogna stare al governo perché il programma è vincente, non per le alchimie dell’occupazione dei seggi parlamentari, come accade da anni ormai in Italia.
Già in DAL PRESENTE PER IL FUTURO | adulti ancora a scuola avevamo letto : La democrazia diventa migliore se apprende la capacità di dibattere con franchezza per poi unirsi e decidere. I cittadini sono pronti a partecipare ordinatamente quando a loro arrivano le informazioni franche da propaganda e populismi, lo abbiamo dimostrato in Europa durante i periodi di confinamento e coi distanziamenti sociali imposti in questa epoca covid.

E cose del genere sono scritte in DEMOCRAZIA NON E’ UN TERMINE ASSOLUTO | adulti ancora a scuola

e in L’Italia inizia a macchiarsi di giallo. The future isn’t in your hands. Dialogo sulla strada per lo spirito critico. | adulti ancora a scuola abbiamo già letto EVa Dritta che diceva:
“Questa è la politica! Anche per quelli che parlando dicono che non vogliono saperne della politica, che vorrebbero esser al di fuori della politica! Questa, amico Negro, è l a  v i t a! E la vita della società che è dettata dalla politica, vincolata alla economia e legata a chi ha coi soldi (e le armi del potere politico e militare) in mano la sorte di intere popolazioni, o classi o ceti sociali.”


Siamo qui, il link a Vaco Rossi


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Poiché ogni articolo di AAAS non è ugnolo e svincolo da tutto, anzi fa parte di scrivere e raccontare una logica consistente, il Blog chiede che segnalate quali altre pari di articoli o pagine del blog siano assonanti e complementari con le considerazioni che questo articolo esprime. Lo so che bisogna avere tempo per farlo, ma prendere tempo per allenare l’intelligenza non è un perditempo, no?

Una risposta a “Siamo qui. La democrazia si fa se c’è partecipazione.”

  1. EVa Dritta vieni con noi, di AAAS.
    Hai detto “Devo imparare di più a usare i social, altrimenti come si fa a controllare i politici”, ed io ti dico che ti devi aggiornare e devi imparare anche l’inglese, ti aiuterebbe a “spiccicare” le parole tanto usate nei giornali e dai nostri politici chiaccheroni”.
    Sai EVa credo che noi Donne di democrazia ne pratichiamo più degli uomini. Noi sappiamo ascoltare tutti. Non prendiamo decisioni affrettate per poi “buttare all’aria” quello che abbiamo costruito insieme. Cerchiamo di unirci con persone che ci andiamo “d’accordo” non con quelli che quando diciamo “bianco” rispondono “nero”.

    EVa, ho letto una storia che mi ha divertita dal titolo “THE WIFE OF BATH’S TALE”, quale dice alla fine,
    “The wife of bath looked around her at all the pilgrims, and then added with a laugh “How wonderful it would be if all husbands let their wives make all the decisions!”
    Raccontala anche a Negro Amaro.

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