In questa mattinata di timido sole, di una stagione che assomiglia più a un maggembre che a un maggio genuino, la voglia di sentire l’acqua addosso che portasse via l’uggia che aria ciclonica ci ha appiccicato addosso mi ha fatto ritrovar sotto la doccia, poi al lavandino a render chiarì gli indumenti personali che mi piace spesso lavar senza metterli nella macchina. Il bucatino è una soddisfazione, è piacevole sciaguottare, non importa quale giorno della settimana sia, c’è un gusto di fermarsi a far le cose tue e a pensarti, e questo comincia sotto la doccia mentre canticchi o mugoli una melodia. Il sole di questa mattina ha riscaldato subito l’aria e, così come sono, vado a stendere, non nel prato, ma sullo stendino sul marciapiede della casa.
Subito un calabrone, di quelli neri, ronza strusciando lungo il muro di pietra, alzo la testa per seguirlo con lo sguardo e dall’angolo del muro prosegue vero la siepe d’alloro che sta sotto il caco. Più avanti ritrovo il cielo con la foschia d’augurio: quando il sole arriva libero sul paesaggio bagnato da settimane di pioggia, per forza che alza la nebbia! E si vede proprio evaporare dal terreno come un’indistinta fumarola. Là davanti vedo Barga e due strisce biancastre, una che va lungo il corso della Corsonna e l’altra, oltre, più lieve: chissà salirà da Val di Lago. Barga da lontano è un po’ come un’isola, la osservo e mi ricordo dei racconti e delle storie al tempo delle Mascherine. Del tempo delle paure.
In Piazza Pascoli, su una di quelle panchine marroni siedono quei due che quando si incontrano si scambiano opinioni e fanno dialoghi che finiscono per toccare questioni importanti, ma a cui non pensi solitamente, e che ti assillano soltanto se ci pensi o se qualcuno ti invita a metterle a fuoco. Stamattina, le 11 circa, la gente passa a frotte, distratta o chiacchierina, quasi incredula di non aver l’ombrello aperto. Con il figlio a fianco passeggia anche Albarosa, la figlia di EVa Dritta.
“Ciao mamma, ti ho visto che gli hai già dato gli euro per gelato! Poi a desinare cincigna. Che fate? Di cosa chiacchierate?”
– Della dittatura del mercato! – dice secca EVa.
“Ah, beh. Non voglio entrare nei vostri argomenti. Piuttosto l’hai vista la locandina? Lì, alla gelateria. È per quel libro che mi hai fatto vedere settimane fa, quello che hai preso all’edicola, quello dell’isola delle mascherine. Ho letto che UniTre lo presenta e ci fa un convegno su. Ma non è immediato a capirsi, c’hanno messo un’immagine tipo clipart vintage, non ti dà nell’occhio, chissà perché non gli è venuto in mente di metterci la copertina del libro, mi ricordo che è veramente luminosa. C’andrete a quella riunione il sabato prossimo? Mi piacerebbe farci un salto, ma non potrò fermarmi al buffet finale, la bestiolina c’ha la partita di calcio e devo accompagnarlo a Piandicoreglia.”
– Parlavamo d’altro – e gira le mani a palme in su alzando le sopracciglia, guardandola. – Il tu’ marito è a casa oggi o è toccato ancora a lui fare il turno di domenica? –
“Lo vedo stasera. Ciao, vado. Chiacchierate pure.”
«Ti dicevo che a lasciar fare al mercato, con il pretesto della concorrenza, porta al fatto che i governi non possono controllare niente. E siccome ormai da vent’anni troppo spesso va male nel mondo del mercato globale e della grande finanza, a rimetterci sono i poveri cristi. E così beccano due volte su di noi, con l’aumento dei prezzi prima e con l’inflazione perchè i nostri stipendi perdono valore a vista d’occhio. E poi, per ridurre i disagi sociali, chiunque governi agisce elargendo i soldi, che poi sono nostri anche quelli, o perché sono quelli che paghiamo con IVA e tasse o perché son nuovi debiti che pagheremo noi e il tu’ nipote. Mi fa rabbia che i governi non abbiano la forza di prendere i soldi dove ci sono, tra i ricchi e soprattutto da chi aumenta i propri guadagni all’infinito, qualsiasi disgrazia capiti agli altri.» Negro parla e con una mano sulla nuca si strofina i capelli sopra l’orecchio destro e l’altra la muove in su e in giù a piatto di bilancia.
Lei lo guarda e pensa: “vuol soppesare le sue parole o il peso dell’impotenza di ogni singolo cittadino?” Così risponde con calma: – All’Albarosa, prima ho detto dittatura del mercato, perché lo penso realmente: è un modo di dire che per me significa che c’abbiamo una economia nella quale le forze del mercato hanno una influenza determinante sulle decisioni e sulle politiche degli Stati tipo il nostro. E i nostri governi? Si illudono e ci illudono di avere la forza per contrastare, ma la produzione, la distribuzione, la conoscenza, la forza lavoro sono nelle mani dei grandi capitalisti e il mondo è tondo, se non fanno qui quello che vogliono, vanno a farlo da un’altra parte del mondo; le merci, i sodi, non hanno confini, non possono essere fermati da nessun governo da solo. Quando mi domandano di che segno sei, ridendo rispondo che sono “nata sotto il segno del mercato”. –
Negro Amaro ci fa una risata strascicata e le picchietta con una mano sulla spalla. Poi si fa serio e dice con parole semplici che le grandi aziende, le istituzioni finanziarie sono diventate così preponderanti che riescono a limitare le decisioni delle istituzioni democratiche, e finisce con: «Mi piacerebbe sapere se anche in Cina le cose stanno così.»
– Forse queste cose sono così da che mondo è mondo, ma noi ci illudiamo di raddrizzarle. Non lo so, ma da noi prendere decisioni nell’interesse generale, in autonomia, mi sembra impossibile. Oppure le prendono, ma coi soldi dei poveri, e continuano a foraggiare i profitti del mercato e dei capitali. Come ti dicevo prima. –
«Sai, da una parte penso che sia tutto sbagliato da noi, poi guardo cosa avviene altrove e allora vorrei tenermi stretto quello che ho. Tra due anni sono in età da pensione e mi sembra che più che si va avanti e più la spinta al benessere di tutti, alla salute, al lavoro sicuro, alla vita tranquilla perde forza …», s’intromette EVa: – Mi sembra che oggi la regola sia la precarietà, per questo sono poche e a tarda età quelle coppie che decidono di fare figli, non sono mai sistemati loro, in che mondo li farebbero venire? La spinta al futuro è molto debole tra la gente. – si guarda in giro come a cercar le parole: – Gli obiettivi dei “mercanti” sono entrati in conflitto coi valori sociali, ambientali e umani…- e le sue mani ruotano una sull’altra come a mimare il concetto del ricircolo e il dire che non si trova il bandolo della matassa, non ci sarà soluzione se non è globale come il mercato.
Negro Amaro, con faccia sorridente e tono a smorzare: «Bisognerebbe pensare meno ed esser più fatalisti, ignoranti. Io ignorante lo sono, ma non mi basta perché spesso incontrandoti mi fai pensare troppo e così mi accorgo che quello che dici sono problemi anche miei.»
Ecco che Negro Amaro l’aveva detta sua!
EVa ha le mani sulla giacca che pochi minuti fa si è tolta perché il sole l’ha convinta che maggio è tornato, ma a quell’ultimo discorso del Negro lascia star tutto e strige gli occhi, prende fiato, lo guarda con intensità e: – Ecco cosa produce la dittatura del mercato, come ogni dittatura! Che le persone non si incontrino, non parlino! Circolare, circolareè l’ordine in ogni dittatura, la piazza non deve essere occasione di liberi assembramenti, le idee non vanno condivise …. –
«Cosa vuoi dire, EVa? Accidenti, che ho detto?»
– L’era del mercato ha come strategia e come risultato finale l’allontanamento tra le persone per creare monadieterodirette, e far evaporare l’era delle persone.
Mi son sognata che l’era delle persone che si parlano e fanno amicizia, che si scambiano idee e vogliono costruirsi un loro modo di vita secondo ideali come quelli che predichiamo oggi nelle democrazie, era finita ed ero cambiata, non facevo altro che parlare di cose da comprare, da consumare, parlavo solo di bischerate sui social che erano diventati invadenti tanto che ti parlavano (così non avevi tempo o scopo di parlar con altri). Avevamo telefono e computer diventati piccoli come cip e inficcati sotto la pelle e ragionavamo con quelli, ed io nel sognare mi sentivo disperata di non aver più spazio per pensieri miei, e progetti; l’angoscia era così grande dentro di me che mi sono svegliata col fiatone. Confusa mi sono rallegrata quando ho realizzato che avevo vissuto un sogno.-
Negro Amaro c’era restato male, aveva visto nelle pupille di EVa Dritta una disperazione contagiosa. Meno male che c’era ancora il sole e le campane del Duomo mandavano i dieci rintocchi del mezzogiorno.
EVa non aveva ancora finito, forse voleva giustificare la sua angoscia onirica: – … perché il mercato capitalistico è oligarchico di per sé, rifugge la democrazia e sniffa la dittatura. Alla televisione hanno demonizzato gli oligarchi russi, ma gli oligarchi sono pochi e da per tutto, dipinti con vesti e propagande diverse, ma sono loro, di qualsiasi nazionalità siano, ad impedire il bilanciamento tra i vantaggi economici e la preservazione della diversità e del tessuto sociale democratico.”
Quello che, in quel di Barga, stanno dicendo EVa Dritta e Negro Amaro non dovrebbe spaventare, non è un allarme. La loro abitudine di scambiarsi discorsi e opinioni su temi spinosi, e in qualche modo portano a galla le ansie nel vivere. È il loro modo di alzare il livello di comprensione del mondo e della propria esistenza in mezzo agli altri.
Adesso, li puoi vedere anche tu, si avviano sorridendo verso il cedro, quell’esagerato albero in Largo Roma, e da lì si intravede a ovest la Pania, Bella Sempre, lassù, sul suo mantello permangono le nubi, il sole non ce la fa ancora a illuminarle direttamente il suolo. Questo può voler dire prudenza, come nel proverbio “o barghigiani, prendete l’ombrello”!
Vanno a comprare qualche pasticcino per la tavola della domenica. «Non ci tiro tanto ai dolci, ma alla domenica li compro, è una delle tante abitudini, e poi quando son in tavola c’è chi li manga, in casa mia!»
– Oggi son da sola a pranzo, un risotto agli asparagi. Sai, vengono dal Perù, l’ho letto sulla fascetta, l’ho pagati 2 e 60, son mezzochilo! –
Mi sono incantato a guardare la sagoma di Barga da lontano, abitando sulla collina dall’altra parte del Serchio, mi capita spesso. Il sole stamani non è niente male, ha smentito le previsioni di pioggia, ne ha interrotto la serie. Rientro in casa saltellando in fretta, il latte sul fornello acceso sarà andato di fuori … la radiolina nel bagno è rimasta imperterritamente accesa … acqua e fango … ci voleva anche l’alluvione in Romagna …
La vita è proprio un tempo sospeso, ti prepari per un futuro e spesso ne viene fuori un altro, e ogni giorno la gente c’ha da rimboccarsi le maniche.
Mi son fatto la barba e mi son vestito, e adesso mentre infilo i calzini continuo a pensare a quella espressione di EVa Dritta, monadi eterodirette. Cerco di spiegarmela. Lei ha parlato di monadi eterodirette in relazione alle persone, facendo riferimento a individui che sono influenzati e guidati da pressioni del mercato e delle propagande.
EVa ha usato, forse, reminiscenze di studio, e ne ha fatto un’espressione sorprendente, Negro Amaro probabilmente non l’ha capita.
Le “monadi” (dentro ci si sente mono che sta per uno) sono un termine filosofico coniato da Gottfried Wilhelm Leibniz e si riferisce a entità individuali, separate e complete in sé stesse. L’aggettivo “eterodirette” implica che queste monadi, nel contesto del ragionamento di EVa, siano dirette o guidate da fattori esterni.
Le pressioni del mercato e delle propagande certamente esercitano un’influenza significativa sulle scelte e i comportamenti delle persone. Le strategie di marketing e di propaganda mirano spesso a creare desideri e bisogni artificiali, o certezze col paraocchi, persuadendo le persone ad acquistare determinati prodotti o ad adottare determinati comportamenti, o a professare idee assolute.
Tuttavia, gli Adulti Ancora A Scuola non intendono finire eterodiretti (guidati dall’esterno) e sanno che le persone non sono completamente passive o impotenti di fronte a queste ed al altre influenze. Siamo in grado di sviluppare una maggiore consapevolezza critica e prendere decisioni informate al di là delle pressioni del mercato, delle propagande e degli indottrinamenti. L’educazione, la consapevolezza dei propri valori e obiettivi personali, e la capacità di valutare criticamente le informazioni che riceviamo, sono tutte risorse che possiamo utilizzare per mitigare l’effetto di queste influenze esterne.
In conclusione, le persone possono essere influenzate dalle pressioni del mercato e delle propagande, ma hanno anche la capacità di prendere decisioni autonome e consapevoli che si allineano ai propri valori e obiettivi.
4.07.2023
Ciao EVa,
scusa se mi intrometto nei tuoi discorsi con Negro, mi piace ascoltarvi, suscitate riflessioni in quello che dite.
Beh, oramai non si può più fare confronti con la vita lasciata alle spalle della nostra gioventù,
“tutto passa e tutto cambia”.
Certamente noi AAAS siamo con i piedi piantate per terra, le cose le vediamo da un punto di vista molto ampio e non ci “comprano” facilmente. Abbiamo superato l’età dove il marketing ci illude con immagini sbalorditivi, che assomigliano al reale.
Sai EVa, i pensieri di AAAS sono spesso rivolti ai nipoti, perché sono loro il prossimo futuro, e sono loro che avranno a che fare,
esattamente come dice il Professore:
“Le pressioni del mercato e delle propagande certamente esercitano un’influenza significativa sulle scelte e i comportamenti delle persone. Le strategie di marketing e di propaganda mirano spesso a creare desideri e bisogni artificiali, o certezze col paraocchi, persuadendo le persone ad acquistare determinati prodotti o ad adottare determinati comportamenti, o a professare idee assolute”.
EVa il prossimo anno accademico vieni con noi, vedrai che anche a te piacerà la nostra compagnia. Il Professore sarà felice di averti tra i banchi del suo Corso d’Informatica Pratica!!!
A presto!!!!!!