2025 GENNAIO. On the road again. Per strada, ancora.
Il fatto che sulla Terra viviamo con ritmi legati alla notte ed al giorno ci ha fatto maturare una forma mentale, una mentalità che non può non generare un comportamento e un pensiero scandito da tappe. Si concepiscono e si fanno cose per successione, come dire un passo alla volta. Prima questo poi altro. Così noi umani concepiamo il tempo.
Il fatto che ciò che ci sta davanti, che concretamente vediamo essere più vicino o più lontano ci porta a concepire l’idea e la realtà di spazio, la dilatazione del qui-ed-ora. La dilatazione di spazio e tempo è simultanea. Un modo intrinseco di pensare ed agire di noi umani.
Unendo spazio e tempo, è facile dedurre che lo spazio vicino è il presente; e lo spazio lontano, ancora da raggiungere, è il futuro. E il posto del passato? Dove sta il passato in questo binario unico di spazio-tempo? Eppure, noi lo concepiamo, il passato!
Acqua passata, non macina più. E il passato troppo spesso lo concepiamo come cosa morta, e altrettanto troppo spesso lo concepiamo viceversa come valore cui non rinunciare. Il passato è maestro di vita. L’esaltazione delle radici è un fenomeno che produciamo e che indichiamo come spiegazione del presente e misura per il futuro.
Noi lo descriviamo e lo proviamo, lo sentiamo: non posso pensare al tempo senza uno spazio e viceversa non posso concepire uno spazio senza il tempo. Forse la dilatazione del qui-ed-ora, cioè del tempo-spazio è una essenza dell’umanità, e poiché nelle sue unità (ogni individuo) è caduca (si nasce e si muore) progetta (per vivere) soltanto verso il futuro, a senso unico, dal presente al futuro e non dal presente al passato. Il passato, non essendo reale (qui-ed-ora) diventa uno strumento del nostro progettare, appunto a senso unico.
Noi, gli umani, ogni cosa vivente sulla Terra la comprendiamo come a scadenza: che ad un certo punto non c’è più. Non c’è proprio più, non è più reale. Poiché l’angoscia di essere anche noi a scadenza ci opprime, per alleviare questa frustrazione esistenziale abbiamo concepito, proprio fisicamente nel cervello, uno spazio memoria in cui racchiudere il tempo passato: il ricordo.
Quando usiamo la memoria per ricordare cose e persone passate, c’è in noi un certo sentimento di rimpianto, oppure da essa sentiamo di riflesso del senso che non possiamo durare, essere eterni. E allora ricordarci (appunto!) che la parola memoria etimologicamente contiene il concetto di cruccio, ci spalanca la porta ad altri pensieri importanti, che riguardano l’etica e la politica e la nostra vita individuale.
Ma la scienza, cioè gli scienziati come una catena continua nel gioco che contraddistingue l’umanità: la conoscenza, hanno indagato, indagano e indagheranno …. Esiste il passato? È reale il passato? Oppure è una categoria che l’umanità si è plasmata sulla base della facoltà evoluta del ricordare per non ricominciare ogni cosa da capo?
L’astronomia e poi l’astrofisica fanno al caso del ragionamento in corso, in quanto l’astronomia probabilmente la più antica delle scienze naturali, si perde nell’alba dei tempi, antica quanto l’origine dell’uomo. E siamo qui, proprio proprio, a parlare della rappresentazione spazio temporale del Cosmo.
“Le immagini ottenute con il telescopio Webb ci mostrano una istantanea dell’Universo miliardi di anni fa – osserva Carniani – e come il rombo del tuono arriva al nostro orecchio con alcuni secondi di ritardo rispetto a quando osserviamo la scarica del fulmine, lo stesso accade con la luce proveniente da galassie lontane, che ci restituisce un’immagine del passato”.
Carniani è astrofisico alla Scuola Normale di Pisa. Nell’articolo si spinge a dire “il prossimo passo è riuscire a osservare l’Universo nelle fasi ancora più vicine al Big Bang”.
Il Big Bang è considerato l’alba cosmica, così come noi possiamo raccontare il Mondo, cioè con un prima e un dopo.
Interessante è riprendere le parole “Le immagini ottenute con il telescopio Webb ci mostrano una istantanea dell’Universo miliardi di anni fa”.
Le immagini di un’istantanea significa la foto di un fatto che avviene, nel presente!
Eppure nel nostro raccontare diciamo che il Big Bang, visto dalla nostra cornice temporale, avvenne circa 13,8 miliardi di anni fa.
Ma il telescopio spaziale Webb ha fotografato la attualità! Non il passato, perché sarebbe sparito se fosse stato realmente un passato.
Quindi gli scienziati vogliono “dirci” che nell’Universo quello che per noi è passato è ancora attuale, cioè il presente.
Ancora un quindi …
Quindi, per tornare alla domanda incontrata più sopra: “dove sta il passato?”, la risposta è che quello che per noi è passato, nello spazio è ancora presente! Altrimenti come il telescopio spaziale avrebbe potuto farne una istantanea?
Dove l’ha scattata? Nel tempo o nello spazio? Se per tempo intendiamo l’insieme di passato-presente-futuro, la risposta è che l’immagine proviene dallo spazio!
E, ancora quindi, dove siamo noi piccola umanità che si illumina di immenso guardando il cielo?
Siamo sulla Terra, vagante in un punto dell’Universo che è in continua espansione senza tempo.
Forse è preferibile dire aldilà del tempo, dato che inesorabilmente il concetto di tempo ci serve per dare senso ad ogni nostro pensiero e alle azioni, ma soprattutto ci serve per comprendere il valore della memoria, sia come metodologia che come valore sociale e politico. Politico anche nel senso semplice di organizzazione e sopravvivenza delle comunità.
Ad una domanda semplice e fastidiosa come “è nato prima l’uovo o la gallina?”, possiamo adesso aggiungere “è nato prima il tempo o lo spazio?”
Siamo sulla rotta dell’Universo, on the road again, continuiamo a pensare di vivere nel tempo, cerchiamo di vivere bene,! Aiutiamo gli altri a viverlo bene. Siamo nel 2025. Lo sappiamo che è una farsa universale. Ma è la nostra vita.
E grandi gioie le proviamo nella soddisfazione dei nostri desideri, cioè di quelle condizioni in cui le stelle (lo spazio, l’universo) non c’entrano proprio niente. 🙂