adulti ancora a scuola

MEGLIO SEMPRE E DOVUNQUE!

Quando insegnare? Dove insegnare?
La risposta più ovvia sarebbe: sempre ed ovunque!

Pensare che ci siano posti e tempi opportuni per insegnare ed apprende è un luogo comune. E questo non dice che sia giusto, opportuno ed intelligente!
I luoghi comuni contengono spesso tranelli, minacce, discriminanti sibilline. Come la espressione “cosa di buon senso” o “il buon senso” contiene sollecitazioni alla pancia piuttosto che alla ragione.
AAASAdulti Ancora A Scuola non è un luogo comune né una cosa di buon senso. È una cosa intelligente, aperta al futuro, corroborante per le menti e per i corpi: insomma, non porta alla morte dei pensieri, del gusto per il futuro, del voler comunicare e dialogare. È una cosa opposta all’odio o alle discriminazioni, anzi le combatte, almeno le lenisce. È una cosa adrenalinica, nel senso di stimolante, positiva, impegnativa. Fa sorridere la mente ed il viso: la soddisfazione di chi continua ad aver sete di conoscenze ed apprendimenti.
Il rosa per le femmine e il celeste per i maschi, è un luogo comune. A qualcuno può sembrare una cosa di buon senso.
Per gli Adulti Ancora A Scuola e per Maidiremaiadulti, che cos’è?
Una voce dall’altro capo del telefono dice che è una convenzione.
Una convenzione è una legge? Un valore che vale per tutti e per sempre?
Una convenzione è un mettersi d’accordo su un “facciamo così” da parte di un gruppo, piccolo o grande che sia, per un qualcosa che serva in quel momento e per quel caso in discussione. Spesso una convenzione è un regolamento, cioè un modo di fare una cosa, un gioco, una associazione, un partito. E quindi non è una legge. Non è un valore assoluto. Può sempre essere messa in discussione e cambiata dai suoi sostenitori. E criticata da parte di chi è esterno a quella convenzione.
Una convenzione sociale può diventare legge? Una convenzione religiosa può diventare legge? Legge di uno stato o di una comunità?
La storia dice che è successo. E dice anche che i governi autoritari e dittatoriali trasformano quel “può essere” in “deve essere”!  Con la morte della democrazia e delle libertà. Con la morte della bellezza di esser liberi di esistere.

Allora, le convenzioni sono cose di cui diffidare?

Nell’affrontare le cose bisognerebbe avere sempre prudenza. Usare la mente critica e la lungimiranza, ma non è sempre facile. Soprattutto se discuti, ciatti, facebucchi, e quando hai interessi di parte nella vita politica non hai a cuore le libertà di ognuno e di tutti, sicuramente.
Le convenzioni, anche se non ce ne accorgiamo, possono essere grandi come il nostro mondo o piccole e limitate a settori.
Le convenzioni, col nome Convenzione con la lettera maiuscola, sono anche ragionamenti dettagliati e scritti per affrontare situazioni, visioni e problematiche “eterne” e mondiali. Come esempio di ciò è sufficiente ricordare la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino.
C’è un’altra parola che viene usata e che può essere capita simile a convenzione, ma proprio uguale non è, è la parola Dichiarazione, ad esempio  Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che la l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò il 10 dicembre 1948.

Un’altra parola che a volte allude al medesimo concetto di cui parliamo: la parola è trattato. E questa è semplice al comprendogno; si tratta, si argomenta su una determinata materia o progetto.
Poi c’è una parola che tutti noi usiamo generalmente a scopi benefici, la parola è raccomandazione. Nella vita di tutti i giorni chissà quante volte diciamo “mi raccomando”! Il più delle volte per raccomandare prudenza. Ma questa è troppo spesso usata ambiguamente: “L’Italia dei raccomandati” è il titolo di un libro che ognuno di noi può scrivere. In questo caso la parola ha un contenuto e un contesto nascosto, mafioso: passare avanti agli altri non per meriti e competenze, ma con l’inganno e il sotterfugio.

Il rosa per le femmine e il celeste per i maschi.

Qui si attribuisce ad un genere sessuale un colore distintivo, e potrebbe essere un gioco o una opportunità momentanea, per esempio per fare le squadre maschi e femmine. Ingenuo.
Poi si dice che le femmine hanno le bambole e i maschi il fucile.  Poi le femmine stanno in casa e fanno le faccende e i maschi vanno altrove a lavorare e sono padroni dei soldi. E delle donne. Poi …. poi ….
Non è più un gioco. Non è più ingenuità. È premeditazione. È coercizione. Qualcuno che decide e impone ad altri.
Una convenzione sociale può essere fonte di disparità e di violenza, e se è davvero tale va eradicata a favore delle libertà e del rispetto della crescita individuale espressione della unicità di ogni essere vivente, cioè per noi di ogni cittadino del mondo!

“con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini;”

E adesso il pensiero passa alla
Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Questo documento è un documento importante per il cammino delle libertà e per la liberazione dalle convenzioni sociali discriminanti e spesso originate da ideologie e codici religiosi improntati alla subordinazione delle femmine ai maschi. (Le femmine di serie B e i maschi di serie A).

Questo documento ha nel titolo la prima parola che non “ci sta bene”, Convenzione, che sarebbe stato meglio evitare, perché poi nel contenuto tutto vuole combattere e dare raccomandazioni contro le discriminazioni di genere che sono presenti nelle convenzioni sociali della vita delle popolazioni.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come
La Convenzione di Istanbul, è un trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 ed aperta alla firma l’11 maggio 2011 a Istanbul.
Il trattato si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli.
Gli Stati che hanno ratificato la Convenzione sono giuridicamente vincolati dalle sue disposizioni.
Il 12 marzo 2012 la Turchia divene il primo paese a ratificare la Convenzione.
Il 20 marzo 2021, nove anni dopo la ratifica, la stessa Turchia ha revocato la propria partecipazione alla convenzione, attraverso un decreto firmato dal presidente Erdoğan.
Questa convenzione è stata firmata e ratificata da 34 Stati.
È stata soltanto firmata da paesi come Armenia, Bulgaria, Gran Bretagna, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Ukraina, Ungheria, seppur membri del Consiglio d’Europa!
Ma anche la Unione Europea (non brilla, anzi è brulla), ha firmato la convenzione soltanto il 13.06.2017 e non l’ha ancora ratificata!

Analizzare questi semplici dati conferma quanto sia stridente chiamare questo trattato convenzione: infatti evidentemente contrasta con convenzioni sociali politiche e culturali di molti Paesi che al momento del teatrino politico si sbandierano e poi nel chiuso dei loro confini rifiutano di aprire alle libertà e mantengono vincoli non solo ideali ma concreti con cittadini di serie A e di serie B.
Poi nei teatrini della geopolitica internazionale, Canada, Giappone e Stati Uniti d’America forse non sano neppure cosa sia questo Trattato: a livello diplomatico lo ignorano, non lo hanno neppure firmato!
Ancora una dimostrazione che i diritti e le libertà per le uguaglianze, per la tolleranza reciproca e contro le discriminazioni sono un terreno ancora minato da resistenze infinitamente più grandi. Ecco perché il Pianeta Terra è dominato dalle guerre e dalle armi di distruzione e di sterminio.

Le parole fanno paura?
La Convenzione, meglio dire il Trattato di cui argomentiamo cosa dice delle parole? All’articolo 3, propone delle definizioni affinché non si generino equivoci. Buon metodo!
Articolo 3 – Definizioni
Ai fini della presente Convenzione:

    1. con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata;
    2. l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;
    3. con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini;
    4. l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato;
    5. per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui ai precedenti commi a e b;
    6. con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni.

Le parole, il verbo, sono sostanza e non (proprio) forma. Sono l’agire di uomini e donne. Nella cultura storica sono anche fondamento di credenze, di ideologie e di religioni, quindi di comportamenti da tramandare. Ma, dico anche di più, le parole sono anche l’agire di altri animali che spesso vivono assieme alle persone incruentemente, l’esempio più simpatico è quello dei nostri rapporti vocali con cani e gatti ed altri animali che noi umani definiamo di compagnia, per cui non li mangiamo e li teniamo o costringiamo come ospiti nei nostri spazi.

D’altra parte, però, le parole sono usate premeditatamente anche come armi, discriminazione e dominio. Insomma, come sempre, nella cultura umana, la misura è l’individuo che agisce. Come potrebbe essere diversamente?

Solo ultimamente sembra emergere anche in questo nostro mondo mediatico e superomistico, la paura, anche negli individui potenti e arricchiti a scapito di altri, che un’altra entità possa surclassare la parola, il verbo.
Cioè?
La forza della natura!
….. mangia anche ai ricchi e ai potenti, non c’è resistenza che la freni, non sopporta più di esser stracciata dagli umani e dalle loro tecnologie di dominio e distruzione. Sembra che attualmente la forza della natura porti a più miti consigli (almeno a parole  ) anche loro, ed i ricchi e i potenti ultimamente sbraitano verde, resilienza, carezze alla natura, nuovi paradisi (terrestri?).
Forse anche questa diventerà una nuova convenzione, un buon senso, un nuovo modo di dire, di quelli bugiardi, di quelli da Tommasi di Lampedusa: tutto cambia perché niente cambi.

 

 

 

 

Una risposta a “MEGLIO SEMPRE E DOVUNQUE!”

  1. Grazie Professor Luti per questo scritto. Mi porta a fare delle riflessione a cui non avevo pensato prima.
    Leggendo mi è venuto subito alla mente la canzone di Mina
    “Parole, Parole ,Parole
    Parole, Parole, Parole,
    Solo Parole tra di noi”……
    E’ vero! ma quante parole sentiamo e quante ne vediamo scritte?
    Prima di tutti mi soffermo a quanto è detto della violenza sulle donne. Troppe parole dette e poco di fatti. Le parole urlate dalla donne che hanno subito, e subiscono violenza sono poco ascoltate. Per esempio, quando una donna và a denunciare la violenza subita, e questo parole non vengono ascoltate abbastanza, ma solo quando avviene la tragedia ed allora dicono che si poteva prevenire.
    Cosè il significato di PAROLA….manifestazione o comunicazione di un pensiero.
    Il progresso ci offre l’opportunità di esprimerci con sistemi tecnologici e per tutti noi è una bella pagina da usare. E’ logico che a tutti ci vuole il buon senso. Se noi leggiamo parolacce non dobbiamo rispondere con lo stesso stile. Cè la possibilità di leggere anche parole belle, ed allora è piacevole rispondere in uguale misura. La critica è permessa, ma con il dovuto rispetto per le parole di altri.
    Scrivere da Adultiancoraascuola significa insegnare. Il nostro passato è qualcosa che dobbiamo far conoscere. “maidiremaiadulti” porta con sè la voglia di usare parole sagge e con determinazione manifestare la nostra voglia di apprendere perchè non dobbiamo dimenticare che “cè sempre da imparare”…..ed è bello provare questa voglia per migliorarci…..

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