Era ancora pomeriggio, un elicottero sorvolava Barga Castello, non era quello giallo del Pegaso, era di un grigio antracite, un colore metallico come le vibrazioni che percuotevano i timpani delle persone che da sul-Ponte voltavano in su lo sguardo. Forse girò dietro al Duomo, fatto sta che tornò indietro e si diresse verso la Pania.
Cromo e la Volpina sarebbero stati delusi se non avessero sentito più scrivere nella casella dell’URL quel www che a volte ospitava Negro Amaro ed EVa Dritta, altre volte i commenti di parla e non aver paura del lupo. Cromo e la Volpina, di mestiere facevano i browser e per essenza erano algoritmi complessi, ma anch’essi avevano un’anima, e chi può dir di no se si accettano le bombe intelligenti!?!
C’erano anche altre cose del loro mondo che li rendevano in qualche modo orgogliosi. In particolare, erano soddisfatti della evoluzione che stava avvenendo nell’uso dei social. Questa volta non c’entravano gli AAAS, seppure essi avessero due blog e fruissero a larghe mani del portale di WhatsApp. Sorridevano al raccontarsi dell’uso consapevole dei social. La Volpina aveva usato un’espressione che sembrò far colpo anche sulla Pania, ed era diventata seria quando l’aveva pronunciata “… ormai sono spesso espressione della comunicazione digitale diffusa e democratica”. Cromo era serio per un’altra ragione, perché vedeva che mentre lei parlava sfogliava foto, video e appelli dai teatri di guerra della Ucraina. Certo, in quella situazione scemava l’uso nefasto dei social per eccesso di commenti e di notiziucole di cui son pieni i post in altri contesti. Questa, quella di quei giorni era la prima guerra in diretta, ma non soltanto attraverso i grandi canali televisivi e della propaganda delle parti in conflitto, bensì attraverso la comunicazione del quotidiano da parte dei cittadini, che sempre più andava aiutando anche i reporter di guerra: una specie di litania degli orrori, delle speranze, delle fughe, delle sofferenze di un popolo sotto le bombe. Purtroppo, in quella situazione di bello non ce n’era da mostrare, se non il messaggio sottinteso che ancora qualcuno stava sopravvivendo. Cromo e la Volpina erano coscienti della loro impotenza e a flotti di bit sembrava si chiedessero “come possiamo convincere i potenti che c’è qualcosa più importante della guerra? ”
“Con le guerre inseguono miraggi, e non vogliono vedere la vita, la vivacità del crescere di bambini, di famiglie e di comunità in crescita: se solo finisse la guerra!”
E la Volpina continuava a sfogliare foto, e il flusso si fermò su Benjamina Karić nata a Sarajevo l’8 Aprile 1991.
IL rombo delle pale dell’elicottero si era ormai smorzato, mentre a Barga il sole prendeva il sopravvento sulle nuvole che nella prima mattinata avevano spolverato di neve la Garfagnana e non solo.
Quello stesso giorno a Sarajevo Benjamina Karicn sarebbe stata al palazzo Vijećnica, sede del Comune, forse alla sua scrivania. Dall’8 Aprile 2021 è Sindaca della sua città. Il Palazzo comunale fu distrutto da bombe incendiarie durante la guerra il 25 Agosto 1992, qualche mese dopo l’inizio dell’assedio da parte dei serbo-bosniaci (Jugoslavia), fu ricostruito e riaperto il 9 Maggio 2014, quando lei, Benjamina Karic, aveva 23 anni.
Per gli algoritmi queste informazioni non valgono il seppur minimo giudizio, quello che risalta è che lei è giovane, almeno per l’età non direttamente compromessa con gli eventi bellici degli anni ’90! E questo è un buon indizio per sperare in un futuro migliore… [2]
Questo riguardavano i bit che si scambiavano Cromo e la Volpina. Per contro, in molte parti nel mondo governavano persone invecchiate al potere e coinvolte direttamente nelle “storiche” crisi e inciuci, la stessa cosa valeva in parte per la classe dirigente che ancora governava un bel po’ delle Nazioni troppo spesso legate a idee di propaganda etnica. Era stato proprio su quest’onda che la Russia di Putin aveva cavalcato il surf della guerra, ma dalle derive di quell’onda non sarebbero stati esenti neppure governi e classi dirigenti tra quelle dei paesi della community europea. E se non era stata l’etnia a far scivolare in guerra e in governi illiberali, erano state le appartenenze a fedi suprematiste a trattenere o far ripiombare le popolazioni in condizioni di schiavitù sociali anacronistiche per il “cammino dell’umanità” verso Marte e Venere.
Le giornate erano allungate e l’ora solare era tornata, si faceva sericcia ma c’era ancora gusto di girellare, magari con la giacca abbottonata. In cima piazza, quel sabato, dall’Aristo, c’era il solito via vai per il bicchieretto, lo spritz e la strimpellata su strumenti altrove improbabili.
Tu ci pensassi potresti farti un allegro aperitivo? Oppure lo faresti offrendo il cin-cin all’augurio di pace. Pardon, di “cessate il fuoco!”
Gli Adulti Ancora A Scuola hanno una pagina sul blog condiviso sulla quale postano loro pensieri e impressioni sulla guerra attuale in Europa; anche tu puoi inserire un tuo commento.
Intanto Cromo e la Volpina si erano di nuovo messi in moto, stavano chiamato a raccolta tutti gli algoritmi del mondo per trovare una risposta praticabile, perché gli Adultiancoraascuola avevano chiesto:
Come si arriva a una società cooperativa, tollerante delle diversità?
Intanto dal Casciani e sotto la loggia del Capretz, col gomito alzato, si parlava comunque di crimini di guerra, come se la guerra di invasione non fosse già stata un crimine sufficiente.
[1] Centro, centro di smistamento.
[2] La Bosnia è un Paese in grave crisi demografica, incapace di dare prospettive ai propri giovani: secondo Eurostat, quasi due bosniaci su cinque nella fascia di età 15-24 non hanno un lavoro. Peggio solo il Kosovo (tasso di disoccupazione giovanile: 55,4%). Da qui al 2050 la Bosnia potrebbe perdere il 18,2% della propria popolazione.
Entra in questo ultimo link e vedi che tra i paesi a rischio di veloce declino demografico c’è anche l’Italia.