Era ancora pomeriggio, un elicottero sorvolava Barga Castello, non era quello giallo del Pegaso, era di un grigio antracite, un colore metallico come le vibrazioni che percuotevano i timpani delle persone che da sul-Ponte voltavano in su lo sguardo. Forse girò dietro al Duomo, fatto sta che tornò indietro e si diresse verso la Pania. Non c’era nessuno sulla panchina gialla e la red-telephone-box era ancora incatenata. Prigionieri da più di due anni al suo interno i libri. Chissà se si ricorderanno presto di aprire il luchhettone e di liberarli, lasciando cadere a terra la catena della prigionia immeritata. Era il 3 Aprile del 2022, primo mese del terzo anno dell’era Covid-19 & Varianti. Qualcosa avrebbe dovuto cambiare anche per quei libri, tornare a circolare, passare di mano in mano, erano libri cittadini del mondo abituati a viaggiare senza passaporto o visti di dogana, aperti ad accoglierne altri e di mescolarsi in quel hub[1] della lettura. Tre giorni prima era stato abolito lo Stato d’Emergenza; anche loro speravano di tornare in una repubblica liberata, per poter finalmente riaprire gli ombrelli, dato che le piogge primaverili si prevedeva durassero un po’: il giorno dopo portava con sé il detto “quattro aprilante 40 dì durante!”.
Cromo e la Volpina sarebbero rimasti comunque in voga tra gli Adulti Ancora A Scuola. Ma erano proprio loro che dialogando si facevano domande quasi impellenti, insomma un po’ buffe e un po’ ansiose. “L’isola delle Mascherine che fine avrebbe fatto? Anche per la Pania, Bella Sempre, non sarebbe stato indifferente che ci fosse ancora o svanisse l’Isola delle Mascherine. La Pania non aveva mai parlato, ma osservato e parteggiato ci auguriamo di sì. Anche sul Monte Olimpo si cuocevano le simpatie e le fisime degli antichi dèi greci. E questi fanno parte ancora del nostro immaginario collettivo, addirittura della cultura occidentale!
L’Isola delle Mascherine era la patria putativa degli Adultiancoraascuola, e loro la Pania continuavano a guardarla con lo stesso sguardo classico e devoto con cui i pastori greci guardavano all’Olimpo. La Pania e L’Isola delle Mascherine facevano ormai parte di un immaginario originale, nato tra le tastiere e i desk-top dei corsi di informatica pratica (e non solo) alimentate fin dall’inizio dalla storia ansiogena del “restiamo a casa”.
Cromo e la Volpina sarebbero stati delusi se non avessero sentito più scrivere nella casella dell’URL quel www che a volte ospitava Negro Amaro ed EVa Dritta, altre volte i commenti di parla e non aver paura del lupo. Cromo e la Volpina, di mestiere facevano i browser e per essenza erano algoritmi complessi, ma anch’essi avevano un’anima, e chi può dir di no se si accettano le bombe intelligenti!?!
Tra gli AdultiAncoraAScuola, allentata la distanza, l’esperienza di Informatica Pratica non era ancora finita, e questo li rassicurava.
C’erano anche altre cose del loro mondo che li rendevano in qualche modo orgogliosi. In particolare, erano soddisfatti della evoluzione che stava avvenendo nell’uso dei social. Questa volta non c’entravano gli AAAS, seppure essi avessero due blog e fruissero a larghe mani del portale di WhatsApp. Sorridevano al raccontarsi dell’uso consapevole dei social. La Volpina aveva usato un’espressione che sembrò far colpo anche sulla Pania, ed era diventata seria quando l’aveva pronunciata “… ormai sono spesso espressione della comunicazione digitale diffusa e democratica”. Cromo era serio per un’altra ragione, perché vedeva che mentre lei parlava sfogliava foto, video e appelli dai teatri di guerra della Ucraina. Certo, in quella situazione scemava l’uso nefasto dei social per eccesso di commenti e di notiziucole di cui son pieni i post in altri contesti. Questa, quella di quei giorni era la prima guerra in diretta, ma non soltanto attraverso i grandi canali televisivi e della propaganda delle parti in conflitto, bensì attraverso la comunicazione del quotidiano da parte dei cittadini, che sempre più andava aiutando anche i reporter di guerra: una specie di litania degli orrori, delle speranze, delle fughe, delle sofferenze di un popolo sotto le bombe. Purtroppo, in quella situazione di bello non ce n’era da mostrare, se non il messaggio sottinteso che ancora qualcuno stava sopravvivendo. Cromo e la Volpina erano coscienti della loro impotenza e a flotti di bit sembrava si chiedessero “come possiamo convincere i potenti che c’è qualcosa più importante della guerra? ”
“Con le guerre inseguono miraggi, e non vogliono vedere la vita, la vivacità del crescere di bambini, di famiglie e di comunità in crescita: se solo finisse la guerra!”
E la Volpina continuava a sfogliare foto, e il flusso si fermò su Benjamina Karić nata a Sarajevo l’8 Aprile 1991.
Stava per compiere il primo anno di vita quando la città fu stretta d’assedio. La guerra in Bosnia ed Erzegovina era stato un conflitto armato iniziato il 1º marzo 1992 e la città di Sarajevo fu assediata dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Quindi Benjamina conobbe la “non-guerra” al quinto anno di vita. Quel 5 Aprile fu anche il giorno della grande manifestazione internazionale contro la guerra che si tenne proprio a Sarajevo.
IL rombo delle pale dell’elicottero si era ormai smorzato, mentre a Barga il sole prendeva il sopravvento sulle nuvole che nella prima mattinata avevano spolverato di neve la Garfagnana e non solo.
Quello stesso giorno a Sarajevo Benjamina Karicn sarebbe stata al palazzo Vijećnica, sede del Comune, forse alla sua scrivania. Dall’8 Aprile 2021 è Sindaca della sua città. Il Palazzo comunale fu distrutto da bombe incendiarie durante la guerra il 25 Agosto 1992, qualche mese dopo l’inizio dell’assedio da parte dei serbo-bosniaci (Jugoslavia), fu ricostruito e riaperto il 9 Maggio 2014, quando lei, Benjamina Karic, aveva 23 anni.
Per gli algoritmi queste informazioni non valgono il seppur minimo giudizio, quello che risalta è che lei è giovane, almeno per l’età non direttamente compromessa con gli eventi bellici degli anni ’90! E questo è un buon indizio per sperare in un futuro migliore… [2]
Questo riguardavano i bit che si scambiavano Cromo e la Volpina. Per contro, in molte parti nel mondo governavano persone invecchiate al potere e coinvolte direttamente nelle “storiche” crisi e inciuci, la stessa cosa valeva in parte per la classe dirigente che ancora governava un bel po’ delle Nazioni troppo spesso legate a idee di propaganda etnica. Era stato proprio su quest’onda che la Russia di Putin aveva cavalcato il surf della guerra, ma dalle derive di quell’onda non sarebbero stati esenti neppure governi e classi dirigenti tra quelle dei paesi della community europea. E se non era stata l’etnia a far scivolare in guerra e in governi illiberali, erano state le appartenenze a fedi suprematiste a trattenere o far ripiombare le popolazioni in condizioni di schiavitù sociali anacronistiche per il “cammino dell’umanità” verso Marte e Venere.
Le giornate erano allungate e l’ora solare era tornata, si faceva sericcia ma c’era ancora gusto di girellare, magari con la giacca abbottonata. In cima piazza, quel sabato, dall’Aristo, c’era il solito via vai per il bicchieretto, lo spritz e la strimpellata su strumenti altrove improbabili. Una bandiera ucraina sventolava mesta da un davanzale, il segno della solidarietà. E forse di pietà. Era il trentaseiesimo giorno di occupazione russa e di bombardamenti in Ucraina.
Tu ci pensassi potresti farti un allegro aperitivo? Oppure lo faresti offrendo il cin-cin all’augurio di pace. Pardon, di “cessate il fuoco!”
Gli Adulti Ancora A Scuola hanno una pagina sul blog condiviso sulla quale postano loro pensieri e impressioni sulla guerra attuale in Europa; anche tu puoi inserire un tuo commento.
Intanto Cromo e la Volpina si erano di nuovo messi in moto, stavano chiamato a raccolta tutti gli algoritmi del mondo per trovare una risposta praticabile, perché gli Adultiancoraascuola avevano chiesto:
Come si arriva a una società cooperativa, tollerante delle diversità?
Intanto dal Casciani e sotto la loggia del Capretz, col gomito alzato, si parlava comunque di crimini di guerra, come se la guerra di invasione non fosse già stata un crimine sufficiente.
[1] Centro, centro di smistamento.
[2] La Bosnia è un Paese in grave crisi demografica, incapace di dare prospettive ai propri giovani: secondo Eurostat, quasi due bosniaci su cinque nella fascia di età 15-24 non hanno un lavoro. Peggio solo il Kosovo (tasso di disoccupazione giovanile: 55,4%). Da qui al 2050 la Bosnia potrebbe perdere il 18,2% della propria popolazione.
Entra in questo ultimo link e vedi che tra i paesi a rischio di veloce declino demografico c’è anche l’Italia.
Eh già, dopo due anni di emergenza sanitaria ora siamo liberi, ma non del tutto. Ancora mascherine, sanificazione, e mantenere il distanziamento ottimale. Per i più piccini cè uno spiraglio per riportare la lettura di “NATI PER LEGGERE” e per riprendere in mano i libri in biblioteca.
Durante questi anni d’emergenza anche nella chiesa si sono verificate delle regole. In base alla capienza della chiesa veniva fatto il calcolo del numero possibile delle presenza, mascherine, e no segno della pace. Per lo meno, adesso cade l’obbligo di prenotare per partecipare alla Santa Messa. Insomma un piccolo passo.
Ed intanto AAAS sono fieri dell’apprendimento della tecnologia acquisita in questi due anni di pandemia. La più fatta on-line “well done” Grazie al Professor Renato Luti.
Ma c’nè ancora da fare, perche “cè sempre da imparare”….