Le parole costruiscono il mondo.
Linguaggio di canzoni della corrente generazione.
Le parole costruiscono il mondo sia interno che esterno. In base a quello che si ascolta, alle parole che entrano dentro di noi, generiamo una visione delle cose importanti della vita. Le relazioni con l’altro sesso, la stessa sessualità vengono molto modellate da ciò che viene detto dall’educazione che riceviamo.
La visione della vita è qualche cosa che costruiamo nell’interazione con gli altri.
Stasera inizia il Festival di Sanremo. Il linguaggio delle canzoni, anche quelle di stasera, ha conseguenze sulla sfera emotiva e relazionale delle attuali giovani generazioni (Zeta e Alfa).
Noi adulti chiediamoci quali sono state le canzoni della nostra infanzia ed adolescenza, e poi chiediamoci quali valori e battaglie ci hanno trasmesso? Così ci vengono in mente non solo le note, ma soprattutto le parole.
Noi, conosciamo i testi della musica che ascoltano i figli ed i nipoti? Riusciamo a dialogare su questi temi?
Lo sappiamo, da giovani e giovanissimi siamo immersi in un acquario di linguaggi musicali ed ogni linguaggio inneggia a qualcosa, è inevitabile.
Il mondo musicale si considera parte del mondo artistico: l’artista deve essere assolutamente libero generare i propri prodotti artistici senza interferenze, senza censura.
Intendiamoci, però, su cosa definiamo come arte. Ed è molto difficile. Ma a chiarirci le idee può venire il mondo, che genera anche la cultura, la sua cultura. La cultura è una scelta che il mondo fa e che dovrebbe muoverci verso la bellezza, la comprensione della felicità. La cultura è qualcosa che eleva!
L’arte e la musica è stata ed è un territorio nel quale i ragazzi ed i giovani possono agire la loro trasgressione. “È accaduto anche ai nostri tempi”, si sente dire. “Pensa al ’68!” “Pensa a sesso, droga e rock&roll!”
Il mondo adulto ha però continuato a collocarsi in una posizione molto chiara: cioè stare nel principio di realtà, avere cura delle cose importanti della vita significa avere una visione molto chiara di cose e valori.
Oggi viene quasi dato per scontato che sia un tempo contaminato, dove sembra che i ragazzi e gli adulti siano nella stessa squadra a dire che tutto va bene e che certi linguaggi non appartengono più alla trasgressione! Riconoscere che esista la trasgressione è invece importante. E tra i prodotti bisogna saper riconoscere che non tutti sono arte. Il pericolo è che avvengono percorsi e processi per cui la normalizzazione, di ciò-che-normale-non è, diventa quasi automatica. La indifferenza e la assuefazione sono le strade per la perdita di valori e di futuro.
Nella prospettiva della crescita psicologica dei ragazzi e dei giovani, non si chiede che un’artista non possa cantare quello che voglia, ma si può chiedere al mondo adulto di rimanere adulto e saper distinguere (come è stato fatto per il caso del concerto di fine anno a Roma). Che un testo incredibilmente violento, misogino e pornografico venga raccontato dagli adulti come una cosa bella e desiderabile in una festa di popolo (come i Concertoni o i Sanremo) è una tra le cose peggiori che possa accadere a un quindicenne, ma anche a me adulto. Perché a quel punto il mondo adulto smette di segnalare il confine tra ciò che è enorme e ciò che è trasgressione. Se tutto diventa normale noi perdiamo i riferimenti, e per i giovani se ne trasmettono di negativi camuffati da canzonetta.
A mio figlio che ascolta “Dopo le 4” di Tony Effe (cantante trapper), chiederei di ascoltarla assieme, per potergli dire che quel testo mi crea disagio, perché dentro c’è l’esatto contrario di ciò che noi genitori abbiamo cercato di insegnargli fino a qui. L’educazione che abbiamo, ci deve permettere di riconoscere ciò che è enormemente fuori di ogni schema artistico. Gli chiederei se riconosce ciò che va bene e ciò che non va bene, perché so che con un adulto di riferimento a fianco il mondo di valori, il mondo di cultura, il mondo educativo gli farebbe sentire quelle parole anche con un significato diverso, con un’accezione diversa.
I testi delle canzoni accompagnano la crescita di noi cittadini, accompagnano il nostro sistema valoriale e relazionale. Ma possono anche minarlo o traviarlo.
Un gruppo di pediatri, qualche settimana fa, ha lanciato proprio un video appello su Instagram. I pediatri davanti alla telecamera del loro telefonino cantano uno alla volta una canzone di un tempo, che poi si interrompe e sotto appare la sovraimpressione con le parole pesantissime dei testi dei trapper, e anche il loro viso si impressiona.
“LA MUSICA INFLUENZA I PIÙ GIOVANI: LA CAMPAGNA DEI PEDIATRI CONTRO LA VIOLENZA NEI TESTI TRAP”
“Siamo (anche) quello che ascoltiamo.” La musica può educare, ispirare, ma anche condizionare. Un gruppo di pediatri ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per genitori ed educatori, mettendo in luce i rischi legati ai messaggi violenti e maschilisti presenti in alcune canzoni rap/trap, molto popolari tra i giovanissimi.”
Alla radio, nella rubrica Formato Famiglia del mattino, la conduttrice Arianna Alessandri ha chiesto alla dottoressa Tomasini: “Cosa avete voluto rappresentare, qual era proprio il senso del messaggio che volevate mandare anche dal punto di vista emotivo?”
“Intanto non volevamo fare un confronto tra il vecchio e il nuovo, e non deve passare questo messaggio perché se andiamo a guardare anche in alcune canzoni di un tempo possiamo rilevare violenze e misoginia. La tematica è: che messaggio stiamo passando quando arrivano quelle canzoni, cosa ci fa sentire?”
Quei medici dell’infanzia non se la sono sentita di parafrasare quei testi che passano oggi, li hanno messi semplicemente a confronto con altre canzonette.
“E quello che ci siamo chiesti è stato ce la sentiamo di parafrasarli, no nessuno di noi se l’è sentita.” Così ne hanno riportate le parole pari pari dai testi.
Dovremmo provare anche noi a riscriverli copiandoli, per sentire quello che sentiamo scrivendo ad esempio “Ti sputo in faccia solo per condire il sesso / Ti chiamo ‘puttana’ solo perché me l’hai chiesto / Ti sbavo il trucco, che senza stai pure meglio / Ti piace solamente quando divento violento”.
Quei pediatri raccontano che i loro ambulatori sono un po’ il primo filtro di quello che è vissuto dei genitori di oggi, soprattutto dai bambini, a loro arrivano i racconti e gli sfoghi: “dottoressa, ieri al parco giochi ho portato i miei figli sul bruco-mela, è partita una di quelle canzoni piene di parolacce e frasi oscene, mi sono sentita a disagio, ho notato il loro turbamento, sono venuta via non gli ho fatti fare il secondo giro.”
La dottoressa Tomasini ha continuato dicendo che “ormai succede un po’ sempre più di frequente anche al bar, in piscina, nello stabilimento balneare d’estate, i tormentoni dell’estate invadano le orecchie del bambino, parliamo del minore, del minore prepubere, con canzoni che parlano non solo sessualità ma di misoginia, violenza, di uso della donna come oggetto al solo scopo sessuale, ma raccontano anche di un uomo che è un uomo senza sentimenti, che non può mostrare i propri sentimenti, deve essere un duro. Io credo che siano stereotipi più che superati, proprio per non voler passare da bigotti, anche perché abbiamo fatto anni di notte riguardo alla parità di genere, abbiamo fatto molto per far sì che in politically correct (=estremo rispetto verso tutti) entrasse in quei contenuti somministrati attraverso la TV o la radio ai bambini, e poi siamo invece davanti alla totale normalizzazione di quelli che sono contenuti molto misogini, molto violenti ma ormai un po’ passati perché, sì, hanno un ritmo e quindi piacciono per il loro ritmo, e magari una parte degli adulti neanche ascolta il contenuto!”
Ma i messaggi passano! Il problema è proprio quello della disattenzione degli adulti sui contenuti della musica. Non è reale che tutte “sono solo canzonette”! Ad esempio: “Sono Tony, non ti guardo nemmeno a novanta così neanche ti vedo mi dici che sono un tipo violento però vieni solo quando ti meno”.
“Questo non è una azione contro un genere musicale, ma contro una tendenza di generare una musica di consumo rapido, un po’ come esiste il junk-food che è un cibo che non nutre ma che riempie rapidamente, non fa bene all’organismo; e alla stessa maniera potremmo definire una junk-music che riempie al momento di emozioni forti che però l’adolescente fatica a riconoscere, a contestualizzare, soprattutto se di base manca l’educazione sessuale ed effettiva adeguata. Tematica sulla quale in Italia siamo carenti. Allora noi riempiamo questi ragazzi di una musica che non sa di contenuti e che non sanno gestire, non li abbiamo preparati con un’educazione sessuale, oltretutto crescono e non so neanche accompagnati dai genitori che ascoltano quella musica, non la conoscono. Noi abbiamo un paradosso, in questa generazione abbiamo un’iperprotezione dei bambini, ed è un dato di fatto, una iperprotezione reale, si proteggono da tutto e si evitano la frustrazione, la fatica, il sacrificio, si inneggia sempre all’individualismo e alla competizione del bambino, il mio bambino deve essere il più bravo, il più bello, quello che non soffra mai, il mio bambino non deve neanche conoscere le fiabe dove il lupo è cattivo ma faccia diventare il lupo buono. OK. Questo nella vita reale, poi nel virtuale e qui nel virtuale mettiamo anche quello che può essere una proposta di contenuti che spesso sono fruiti da YouTube, li lascio completamente soli e non accompagnati all’interno della fruizione di quello che è junk music e quindi contenuto violento e misogino.”
“Bene. In realtà non è qualcosa contro un genere musicale, perché può anche avere altri contenuti e poi ci sono anche musiche misogine che non sono la Trap, magari anche musiche vecchie. Io mi chiedo, proprio questi cantanti: se volete fare la differenza, se volete essere ricordati nel tempo, perché rispondere sempre a delle logiche veramente commerciali dove si cerca la visualizzazione veloce attraverso lo scandalo e attraverso il dissing o attraverso modalità che creano visualizzazione, engagement perché qui è più rispondere a una logica di algoritmo che di arte o di bellezza, se volete veramente fare la differenza nella storia della musica, l’essere ricordati, provate a cambiare; se volete essere rivoluzionari e ribelli e rompere davvero gli schemi per una volta, per una volta allontanatevi da quelli che sono stereotipi vecchi di secoli, siate nuovi altrimenti quelli vecchi siete voi!”
Qui, da adultiancoraascuola.eu, pensiamo che il tema non sia il proibizionismo, anche perché sappiamo che appena uno dice è proibito, immediatamente è come se spingesse ad andare ad esplorare. Il tema importante è conservare la sensibilità verso cose che sono importanti nella vita, prima fra tutte la bellezza, cioè il senso del bello, per conservare la sensibilità e perseguire la voglia di star bene per chiunque.
Avvisare che l’odio, la misoginia, la discriminazione possono far breccia nella buona educazione nostra e della gioventù, vuol dire accorgersi della anomalia e in questa logica possiamo sostenere che non c’è voglia di censura ma di cultura, vuol dire muoverci nella direzione di chiedere che ciò che entra nelle orecchie dei minori sia attento a preservare la loro sensibilità.
È fantastico che “questa battaglia” la facciano i pediatri, poiché ci stanno dicendo qui c’è un tema che è di salute e di benessere emotivo. È un richiamo ai genitori affinché rimangano e tornino presidiare la dimensione educativa. Poi c’è l’altro aspetto, potrebbe essere che gli artisti stessi dovrebbero utilizzare la loro arte per capire qual è il messaggio con cui la loro arte contribuisce a rendere il mondo un posto migliore! Se gli artisti, in particolare le donne artiste abbassano così tanto la sensibilità verso temi che poi magari in altre occasioni invece le vedono paladine, c’è un paradosso incredibile! Dire sono paladina della prevenzione della violenza di genere e poi di fronte ad artisti che cantano certi testi dire dov’è il problema, l’arte non deve essere censurata. Ci vuole davvero una bella faccia tosta.
Nella stessa trasmissione radiofonica il prof. Pellai, a proposito delle anticipazioni sul festival di Sanremo, sostiene che la direzione artistica dovrebbe chiedere a Fedez e a Masini (Bella stronza) di cantare un’altra canzone, “perché non ha senso che il giorno dopo il Festival della musica e della canzone italiana venga raccontato per una canzone che non ci farà parlare di musica ma dei problemi personali di una coppia di quello che è stato rivelato dal gossip e soprattutto attraverso parole che sono effettivamente parole che forse trent’anni dopo Masini riscriverebbe in modo diverso.”
La dottoressa Carla Tomasini: “Io vorrei dire che queste canzoni possono urtare la sensibilità di tante donne perché nel nostro paese molte donne subiscono qualche forma di violenza fisica, di genere, domestica, che poi ricade anche sul benessere dei loro figli, perché se una donna, una mamma sta male, ha subito, ovviamente anche i figli ne subiscono le conseguenze. Io penso che questa violenza non debba essere inneggiata, se si vuole essere descritta, cantata in quanto tale, deve essere cantata, ma per proteggere le donne; grave per farle sentire un oggetto!”
Molto chiaro e vero.
Sottoscrivo ogni parola che hai scritto.
La cultura dovrebbe muoversi verso la bellezza.
Gli adulti, in particolare i genitori, purtroppo sono generalmente disattenti al contenuto delle canzoni che i più giovani ascoltano, mentre un dialogo aperto con loro li porterebbe a capire i veri significati delle parole.
Non per censurare, ma per far crescere la loro sensibilità.
Non adattiamoci ad un mondo violento, di scontro, lontanissimo dalla libertà