Lunedì scorso, il 6 di Novembre 2023, eravamo tra il numeroso pubblico proprio per ascoltare lei. Avrebbe presentato “Primo Levi: chimica e memoria”. La giovane professoressa è Rebecca Farsetti. Il luogo, la Sala Colombo, a Barga, dove ogni lunedì pomeriggio l’associazione culturale UniTre-Barga programma una conferenza per il suo pubblico. Noi, gli AAAS, abbiamo seguito, non potevamo non farlo, tanto era interessante l’argomento, accattivante la mimica e la maniera di esporre della Prof. Non ci affaticava, anzi era attraente entrare nel circuito del suo ragionamento … tanto che, alla fine, la chiusura quasi improvvisa della seduta, ci ha lasciato l’acquolina in bocca …… per questo la prof. Rebecca ha risposto all’invito di tornare tra gli Adulti Ancora A Scuola tramite il web. Con piacere pubblichiamo qua. Grazie, Rebecca, anche a nome di UniTre Barga.
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Recentemente, ho avuto il piacere di inaugurare l’anno accademico dell’UniTre Barga con una conferenza su Primo Levi. La scelta dell’argomento è stata dettata dalla forte passione che nutro per Levi, come uomo prima ancora che come autore, dalla conoscenza che mi deriva dagli studi universitari e dalla speranza che il contenuto del mio intervento potesse incuriosire i miei ascoltatori.
La letteratura è uno strumento potente che ci consente di comprendere meglio il presente, di far luce sulle zone d’ombra e di evitare di commettere gli errori del passato. La letteratura ci guida, ci esorta, ci ammonisce, se siamo disposti ad ascoltarla. Mentre scrivo queste parole, si sta consumando una strage che va avanti da 75 anni. È sotto gli occhi di tutti, ma qualcuno preferisce chiuderli o volgere altrove lo sguardo. La Storia ci manda dei segnali, ci indica il modo giusto di procedere, la “diritta via”, per non ricadere negli stessi sbagli e replicare le atrocità del passato. Ignorare questi segnali è una colpa. Non dobbiamo commettere l’errore di considerare lontano o poco attuale ciò che è successo a Levi, né credere che ciò che avviene in questo momento in decine e decine di Paesi sia diverso. È sotto gli occhi di tutti, eppure facciamo fatica a realizzare che ciò che piangiamo ogni 27 gennaio o 25 aprile non abbia mai smesso di accadere e stia accadendo in questo istante. La nostra mente si rifiuta di pensare che la matrice sia la stessa, che ci possa essere un collegamento tra l’orrore perpetrato da nazisti e fascisti nella prima metà del Novecento e ciò che sta accadendo adesso in varie zone del mondo, un secolo dopo. La Storia ci insegna che, a distanza di tempo, gli oppressi possono diventare a loro volta oppressori e questo ci dimostra che, in quanto esseri umani, siamo corruttibili e pericolosamente inclini a compiere il male. Potere e denaro spingono l’uomo a compiere i peggiori delitti, che vengono poi giustificati in nome di una religione, di una patria, di un qualche ideale. Civili massacrati, persone private di qualsiasi diritto e della propria dignità, esseri umani che odiano altri esseri umani. In uno scenario simile, non ci sono vinti o vincitori, perché abbiamo perso tutti. Ne I sommersi e i salvati, Levi parla di una “zona grigia”, una terra di nessuno tra carnefici e vittime, dove si colloca chi ha accettato un compromesso, chi collabora con il potere.
È una zona dove bene e male si confondono, si sovrappongono e dove è difficile stabilire un confine tra giusto o sbagliato, una zona popolata dagli ignavi danteschi e una zona dove, razionalmente o meno, si inserisce la maggior parte delle persone di fronte alle atrocità commesse da altri. È proprio in queste zone d’ombra che serpeggia il male, che cova in silenzio per anni, decenni, si nutre di odio e del silenzio delle persone, fino a esplodere con rinnovata violenza. Deriva da qui l’urgenza di parlare, di raccontare, di non scegliere il silenzio di fronte alle ingiustizie. Quello di Levi e degli altri testimoni di crimini contro l’umanità è un appello alle coscienze e all’utilizzo della parola, del linguaggio per nutrirle e risvegliarle. Una delle frasi più celebri di Levi, tratta proprio da I sommersi e i salvati, recita: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto, può ritornare” e credo fermamente che la conoscenza sia l’arma più potente a nostra disposizione per combattere il male, che si nutre di ignoranza. Dove c’è un cervello acceso e una mente illuminata, l’oscurità non può penetrare. Per uscire dalla zona grigia, è necessario prendere posizione, schierarsi e scegliere con cura gli strumenti a nostra disposizione. Io ho scelto la parola.
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