adulti ancora a scuola

La memoria, le parole e le sensazioni.

Sei mesi fa nel Paese delle Mascherine l’immaginario collettivo diceva che era l’epoca del cambiamento e spendevano parole nel fantasticare quanto sarebbero cambiati e quando verde ci sarebbe stato intorno a loro.

EVa-Dritta raccontando ai nipoti, ci immaginiamo in un intervallo tra una DAD e l’altra, allora li ammoniva:
– Non vi fate incantare dalle parole, bimbi, possono essere come le bellane, prima apritele, solo allora saprete se son piene!
– Nonna EVa-Dritta, come si fa a sapere se le parole sono vuote?

Ma da quel giorno altri mesi, dell’epoca che potrebbe esser ricordata come epica, erano trascorsi, e le sensazioni, il sentir comune degli adulti (ancora a scuola o in dispersione scolastica poco importa) si era intecchito, il tempo per loro sembrava ingessato, non più sospeso.
Le cose non cambiavano, e questo appariva loro proprio quando avrebbero avuto bisogno di mutamenti essenziali nella loro vita, anche perché non vedevano l’ora che si avviassero alla realizzazione le promesse che le parole vuote avevano loro inoculato. Vaccinati ormai alla non-realtà.
Anche Bella Sempre era sempre la stessa, anche lei! Quasi annoiava la vista della sua maestosa presenza che gravava sul Paese delle Mascherine.
E si era intavolata una bella discussione tra nonna e nipoti/esse, due, una bimba e un bimbo.

– Insomma, nonna, andare avanti così non ci piace, qui se le cose non cambiano come facciamo a crescere? La mamma ci rimproverava che stavamo tanto davanti al televisore e che ci faceva male, che sarebbe stato meglio andar fuori a prender un po’ d’aria…

– Si, oppure che sarebbe stato meglio ci risentissimo le lezioni e ripassassimo!  Adesso un po’ si va a scuola e poi si smette, non ci capiamo niente!

– E poi adesso stiamo proprio sempre davanti al televisore, si dice schermo, ma è la stessa cosa. E non ci dicono che ci fa male, anzi ci dicono che vale come andare a scuola! Ma a me mi sembra buffo. Quando finirà, nonna EVa?

Vedete, bimbi, nel gioco è la sorte che dà le carte, e le carte hanno la testa di cencio! Se hai fortuna approfittane e non insistere, non passa due volte a trovarti! Voglio dire che qualcosa nella nostra sorte non ha funzionato, e le carte che abbiamo giocato non ci hanno reso vincitori.
– Perché? –
– Le carte ce l’hanno date, e noi abbiamo creduto di esser creatori del nostro gioco, ci siamo illusi, chi ce le ha date ce le ha raccontate per sicure, e così adesso ci accorgiamo che il gioco non va … e non sappiamo come uscirne.
– Nonna, a voi vi davano le carte, a noi oggi ci danno i colori. Domani Bagni di Lucca diventa rossa. Allora non ci usciamo mai da questa storia?
– Nonna, nonna, siamo poveri che la UE ci manda tanti miliardi se facciamo le cose per bene?

E la Pania, proprio quella Bella Sempre, stava ad ascoltare. Erano giorni che non metteva il cappello e la neve ancora le rivestiva le pieghe del suo mantello. Le giornate di sole erano belle quanto gelida era la notte in quel periodo. Le idi di marzo erano passate da qualche giorno e il pensiero che qualcuno avesse pugnalato alle spalle l’umanità intera era un pensiero reale e nel Paese delle Mascherine nessuno sbeffeggiava più Greta. L’avevano esaltata come fenomeno e paternalisticamente compatita, l’avevano invitata anche alle Nazioni Unite.
“Adesso che la sua bravura ha scoperchiato le carte non la fanno più parlare alla televisione, ma non si vergognano. Anzi fanno tutti la corsa per dirci che loro sono i veri verdi e ambientalisti e che loro ci guideranno alla rinascita”, così si esprimeva in quei giorni su una chat il custode Negro Amaro.
Nonna EVa era insolitamente pensierosa, la sua indole l’ha sempre mostrata sicura, Dritta anche nelle sue espressioni.
– Bimbi, che volete che vi dica, mica son maga? Però vi dico che ci sono ancora tante cose da fare e ce la caveremo.
– Ma te non morrai, vero? Te lo fanno presto il vaccino, vero? La maestra in Dad ci ha detto che l’ha fatto ieri.
– Dai, l’intervallo è finito, vedete che avete già i maestri sugli schermi! Via, via!

E c’erano davvero tante cose da fare per non perdersi nel labirinto delle parole vuote. Le bellane agli Adultiancoraascuola piaccion piene! Nel Paese delle Mascherine c’era il bisogno del “ri”.
Il custode Negro Amaro, in quei tempi di pandemia e di distanziamento sociale si trovava spesso in chat anche con EVa Dritta, la nonna dei due scolari daddisti. E fu lei a dire che c’era bisogno dei “ri”.

Immaginate come poteva essere.

Era il tempo delle chat, andavano di moda anche prima del Covid, ma, dentro le ondate e per evitare le varianti restando a casa, avevano imparato anche i cani e i gatti a ciattare. Era bellino ed utile. Niente di dispregiativo. Tuttavia era facile che “te le fai e te le godi”, così EVa e Negro se le dicevano e se le raccontavano. Erano cose serie, e intelligenti. Non avevano follouer. Non avevano l’oudiens di quelli che a ogni ora si rimbeccavano sugli schermi di tutto il mondo.
Ma c’era la possibilità che nonna EVa Dritta, poi, usasse quelle riflessioni intime scambiate con Negro Amaro per dialogar e educar i nipoti.
Dunque il “ri”, che c’entra con il “ci sono molte cose da fare”? Era seria e dritta di fronte al displei del telefonino:

Riuscire è il verbo che userei per indicare la strada sulla quale ci sono ancora tante cose da fare. E i semplici possono capire anche che finisca lo Stiamo A Casa. Ir fori dall’uscio= uscire! Ma riuscire può esser anche aver successo, farcela, raggiungere uno scopo, una meta.

Ricucire, non è rattoppare, è mette assieme e legare, far combaciare, per esempio scuola e lavoro, ma anche sanità e territorio, politica e persone. Sai, Negro, mi piace pensare che cucire venga dalle parole latine: cum ire, con/insieme ire/andare, e se si usa ricucire, poiché quel ri  significa di nuovo/tornare a/, ci indica che una volta/all’inizio quelle cose erano unite assieme, naturalmente connesse, e poi c’è stato un tempo o una cattiva economia vincente che ce le ha fatte separare, distinguere, contrapporre. Insomma ci ha fatto sbagliare e noi abbiamo preferito perdere la memoria piuttosto che difenderla.”

Ricredersi lo userei per dire cominciare a credere in se stessi e non seguire i grulli, ops!, i grilli parlanti. Ma è anche un fare mea culpa o fare marcia indietro. Riconoscere che la marcia indietro non è una ritirata ma una buona via d’uscita.”

– “Allora tu, EVa, diresti che questi “ri” vanno intesi in positivo, nel senso di riprendere fiducia, di riconcilarci col resto del mondo!?”

EVa, assentì, ma per farsi intendere, con piglio sicuro snocciolò tre no.
Riverire no         perché non voglio temere o assoggettarmi ad alcuno
Ritornare no      perché se già è andata male perché dovrei continuare a sbagliare
Ricominciare no      perché è fuori dalla realtà e dalla logica: non si po’ tornare indietro nel tempo.

Il bimbo e la bimba si divertivano ad ascoltare la nonna, ma non resistevano e le spifferavano i loro commenti e loro idee.
– “Nonna EVa, ti abbiamo sentito furbina, sei sempre a scrivere e a chiacchierare con Negro Amaro, ma noi abbiamo sentito.”
“Che ne diresti di rinascere?”
– Beh, la vita è unica, non se ne può avere due; quindi voi intendereste riacquistare serenità, felicità, vigore! Bene, penso che sia una buona parola col ri. Questo del ri sembra un giochino estroso ed invece può essere un buon allenamento per scoprire se le parole sono vuote. Potreste proporlo anche ai vostri compagni in DAD. Gli adulti potrebbero farlo e scoprire sensazioni nuove e rinvigorire la memoria con un gioco di parole.
Ma Negro Amaro, dall’altro lato del telefono voleva dire la sua. – Che ne dici di riconciliare?
“Riconciliare no        perché è un atto formale, non si torna in armonia, l’armonia si costruisce.
Perché sarebbe un po’ come disconoscere la realtà, sarebbe come voler continuare a vivere con la censura

La Dad riprendeva e i due adulti continuavano da soli, sembravano anch’essi ancora a scuola.

…. la censura è una condizione mentale, sociologica e politica diffusissima nel comportamento umano, quasi un callo dell’educazione umana. La censura è da per tutto da noi.  Siamo educati come macchinette da censura.”

Negro non capiva a cosa alludesse EVa, quindi la invitava a spiegarsi.
“Un esempio: Lo sai che il tuo vicino di casa fa cose disoneste, ma tu lo saluti lo stesso, anzi quasi lo riverisci, lo sfuggi e lo temi.  Ecco cosa è la censura: ti giri dall’altra parte, non gli chiedi spiegazioni, lo sai che la disonestà riferita al vivere in società danneggia te e la vita comune, ma taci, pratichi la omertà e sei disposto a credere che quelle son cose che non ti competono, e che c’è a posta la polizia per quelle cose, che lo scoprano loro!”
– La censura è la madre di tutte le mafie?
“La censura proibisce un film o un libro, non fa nessuna opera educativa, lo nasconde e basta, non ti educa a criticare, ti incute timore e ti invita a osare l’omertà, amplifica i tabù invece che esaminarli e metterli in pubblica discussione.”

La sera era quasi scesa. In attesa della ricostruzione, in regime di distanziamento, stavano crescendo come funghi pensatori e pensatrici, filosofe e filosofi nel Paese delle Mascherine. E via via, per esprimersi, facevano a meno di ricorrere alle frasi fatte, alle cartoline copia e incolla con versi ad effetto. Nel Paese delle Mascherine, ma soprattutto nell’Isola delle Mascherine tanti avevano ripreso a esprimersi con la propria testa, per non somigliare a quelle carte con la testa di cencio che la sorte dispensava ancora. Nonna EVa Dritta pensava fosse segno di rinascita. 🙂

Una risposta a “La memoria, le parole e le sensazioni.”

  1. Quante domandi ci fanno i nostri nipoti…..ne ho tre. uno di 16, 12 e 7 anni. In questa pandemia sono stati molto bravi. Hanno fatto tutto quello che le è stato chiesto. Da oggi risiamo in zona rossa e così sono di nuovo a casa in DAD. Stamattina la picconolina ha chiesto alla mamma se doveva indossare il grembiulino d’avanti alla schermo online con le maestre.
    Che tenerezza.!!!
    Hanno ragione i nostri ragazzi, quante volto abbiamo detto a loro di non stare troppo alla TV , allo smartphone ed a tutti i giorchi eletronici? ed ora non ne possono fare a meno, è il suo unico modo per stare in compagnia degli amici……Ed anche per lo studio.
    Mi vengono in mente le parole che ho letto nel libro di Aldo Cazzullo “METTI VIA QUEL CELLULARE” dove Aldo dice ai suoi figli…..
    “il telefonino e la rete sono il più grande rincogliemento della storia dell’umanità”
    e loro rispondono ” il telefonino e la rete sono parte della nostra vita. E sono il nostro futuro”…

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