adulti ancora a scuola

Illusione, la molla per campare.

L’illusione, molla per campare    (avviso ai lettori: i numeri romani minuscoli sono note da andare a consultare a piè pagina)

Giocare con la lingua per interder il mondo.

Che cosa associa l’idea di illusione ed il concetto di campare?
La visione di ampiezza, di spazio, di andare in largo. Illusione è superare i limiti del reale, andare oltre il tempo e lo spazio contingente. Andare oltre i limiti.
Campo offre la visione di spazio largo, di uno sguardo avanti: e campare deriva appunto da campo, o viceversa. “Tirare a campare” è un’espressione che si associa alla mancanza di prospettive e di scelte migliori.
E quando non abbiamo prospettive per realizzare un progetto nell’immediato, fantastichiamo, per rendere accettabile il presente sogniamo ad occhi aperti, magari anche a voce alta, ci illudiamo.
E illudere, come parola significa in-ludere (=nel giocare), e nel verbo ludere c’è ludo (che non è il nick-name di Ludovico/a!), cioè gioco. Quindi per campare, per vivere bisogna giocare. – La vita come un gioco! –
Nei momenti di crisi, invece,  ci si rimprovera che “la vita non è un gioco!”. Ma, per andar avanti devi sperare in bene e in meglio o almeno tirare a campare … la vita per sua vocazione dovrebbe/potrebbe essere soddisfazione! Ti sembra che lo sia? Di per sé?
Il monito che ti viene dal Super-Io è “non ti illudere, rimani coi piedi per terra!”
Però, è bello progettare il futuro, c’è gusto faticare per realizzarlo, andare oltre il limite sembra sia la molla che spinge l’individuo, la specie umana.
E quando progetti il come andrai campando, non ti aspetti niente di male, anzi ti senti impegnato a superare ogni ostacolo.
Ti dimentichi, però, che col tuo progetto modifichi ogni cosa che, altrimenti, potrebbe esserti di ostacolo! Muovi una cosa, e rompi gli equilibri, come nel gioco del domino, e quindi con il tuo progetto di vita sconquassi. Già, spesso, progettando per noi, ci dimentichiamo degli altri, delle cose, delle cose degli altri, delle altre vite intorno.
Nasce così il male? Il fallimento, la delusione, la disgrazia, la sofferenza?
Ma, fuori dalla nostra illusione, gli altri ci sono, anzi, già c’erano! E perché non te ne sei reso conto prima?
Deluso, in crisi, cerchi la soluzione e sei costretto a mettere in conto gli altri nel tuo progetto. E devi raddrizzarli, diventi arrogante[i] (=qualcosa come quello che vuol dirigere), perché ti lascino lo spazio che vuoi, affinché non ti ostacolino. Allora ti comporti, realisticamente, come una pedina sulla dama della vita: le schivi (le altre pedine), le mangi, le cavalchi. Ci monti in groppa e le sfrutti per il tuo torna-conto. E diventi bravo[ii] o violento per convincerli che così è meglio e che devono assecondarti (=diventare secondi, mettersi in coda!). Hai tanti modi per farlo: usando convinzione, amore, condivisione, ma anche forza, bugie, ricatto, beffa![iii]

Ecco che la vita, che potrebbe essere un gioco, diventa un campo di battaglia, con sfide incrociate che nessuno vorrebbe perdere, ma alla fine si contano i morti e si instaura una gerarchia di dominio. Allora tutti sanno (e i più si rassegnano) che esistono dominatori e dominati.
Dominare, e i nomi e gli aggettivi che ne derivano, hanno tutti una radice dom, che sta al concetto di padrone, ma anche di casa: Dominus e Domus. Allora anche la casa è una conquista?! E in casa ci sta il padrone, il padrone di casa, e chi non possiede una casa può esser povero[iv] fino a come lo è un “senza-tetto”. Cioè come una pedina addomesticata in una società di diversi: divisa tra dominanti e dominati.

E che cosa è diventata la vita? Nata bella e piena di illusioni; cosa è diventato il gioco della vita?
Forse, un tribolo[v]? Un doversi arrabattare[vi]? Senz’altro un luogo e un tempo nel quale invece di guardare avanti, quasi tutti si guardano indietro, e si consolano: c’è chi sta peggio, “accontentiamoci”. Una società gerarchica è una società piena di arresi.
Tirare a campare è la sostanza in una società di rivali, tutti sulla riva per stare in prima fila, diverso sarebbe se tutti ci gettassimo in acqua e ci confondessimo nella corrente gioendo di stare a galla e quindi godere tutti assieme della naturale spinta verso l’alto come ci narra il principio di Archimede.

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[i] Con la radice simile a rogo, che per noi vuol dire fuoco funesto, e che dovrebbe esser parente del lontano covone (del grano?), ma il fuoco cova, ma anche la gallina cova, quindi, qualcosa che scalda una situazione e poi ne esce una nuova situazione che può essere distruttiva o vitale.

[ii] Bravo, da parvus latino, piccolo, poi diventato pravo e bravo in italiano: ti fai piccolo e docile (per farti accettare?)  …

[iii] Beff! È una interiezione dispregiativa, tanto usata che è diventata un neologismo, una nuova parola e un nuovo verbo: beffa e beffare).

[iv] Povero>pauper> pau sta per poco, e par è il tema di parere (ognuno oggi dia pure il significato che sa al verbo parere, il concetto finale non cambia) un povero è uno che produce poco, quindi uno che resta indietro …. L’hai in mente come i ricchi guardano? … dall’alto … in basso!

[v] Tribolo: un qualcosa pieno di spine, come dicevano i greci.

[vi] Una situazione in cui si arriva alla rissa (arrebatar, francesismo, che assomiglia a ribattere, quindi o lite o picchiare sullo stesso chiodo per accertarsi che sia fermo)

2 Risposte a “Illusione, la molla per campare.”

  1. Per campare, per vivere bisogna giocare? cioè illuderci? o altrimenti si può tirare a campare che, tutto sommato, è più comodo e può comunque raccogliere qualche soddisfazione. E se uno vuol vivere cioè giocare (giocare la vita direi) coinvolgendo (volente o nolente) gli altri? dovrebbe secondo me fare l’equilibrista (molto difficile) tra i molti diversi e diversificati, partendo da quel fiume dove tutti nuotano (e già quel fiume non esiste, non tutti hanno le stesse possibilità) e insieme a tutti, i diversi e diversificati lavorare per il gioco della vita, probabilmente con rovinose cadute se, come dice la Treccani ” illusione è ogni errore dei sensi e della mente che falsa la realtà” ma, spinti in su dal principio di Archimede, forse potremmo essere sempre pronti a campare di nuovo! ..( mi sa che mi son persa, ma è colpa di “Porto scompiglio”)

  2. Stando dentro l’illusione della pratica della pratica della vita: la speranza, l’avventura e il progetto in quale rapporto stanno?

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