adulti ancora a scuola

ESPERIENZA QUINQUENNALE DEGLI ADULTI ANCORA A SCUOLA. APPUNTI.

Velocizzare la comunicazione e migliorare i risultati.

Non è solo utile, ma oggi anche quasi indispensabile. Dagli albori gli esseri umani hanno trovano modi continuamente migliori e più rapidi per comunicare.
Non c’è niente da fare, ci piace parlare e comunicare, soprattutto rapidamente. Scrivere un messaggio veloce e ottenere una risposta ugualmente rapida o anche solo un emoij serve spesso a rassicurarci e a continuare il lavoro o il progetto con un sorriso sulle labbra. Niente di complicato, nascondendo on-line anche l’ansia che ci rode, fosse soltanto quella del tempo che ci assilla.
Sperimentare il cambiamento di esposizione al tempo della routine è una esperienza che si può raccontare. Almeno per quegli AAAS che l’hanno sperimentato. Ancora forse non c’è che questo “cambiamento” diventi una routine deludente.
La geografia delle nostre giornate e della visione del mondo è cambiata. Abbiamo studiato assieme già da cinque anni, adulti ancora a scuola, assieme al prof. dettosi Portoscompiglio, e subito abbiamo sentito la bellezza di lasciare allo studio e alla produzione personale uno spazio fisso nelle giornate o nelle settimane.  Abbiamo la motivazione a dedicare del tempo alla sistemazione dei pensieri, dei nostri pensieri e del sentito e del praticato. Poi, l’andare del ritmo circadiano ci porta spesso ad addormentare questa motivazione per lasciare la supremazia alla routine della vita trantranzionale[1] legata alla consuetudine e ai doveri incalliti col tempo. Eppure sappiamo che è bello allentare lo spazio fisico in casa e in famiglia per lasciare al tempo e alla mente di perseverare nel nuovo sport, nato per caso, chiamato adultiancoraascuola.

Raccontare AAAS non è facile.

A questo punto sarebbe bello trovare una parola che racchiudesse il senso della combriccola che oggi rappresenterebbe AAAS: l’impegno degli studenti adulti, la prospettiva del prof. trainer e l’effetto che fa. Partire per conoscere il computer e ritrovarsi nell’isola delle mascherine.
Riemergere dalla nebbia lasciata dal virus e incontrarsi seduti ancora in una qualche classe a far qualcosa oltre l’informatica, a testimoniare che si è ancora vispi. Forse, non è solo una coincidenza che il nome del prof. è Renato[2].
Abbiamo imparato che siamo una fonte di empowerment, il miglioramento viene se lo vogliamo. Il confronto ma soprattutto l’autovalutazione è un motore potente che porta alla soddisfazione dello stare insieme ad apprendere. Sul filo della memoria riusciamo a vederci come siamo e come siamo andati avanti negli anni e se siamo cresciuti e quanto riusciamo ancora a migliorarci, a restare attivi nel mondo dell’oggi, che è un infante rispetto a noi, ma potente tanto che fatichiamo a stargli dietro.
Quanti di noi avrebbero immaginato l’effetto, la potenza agita sulle personalità, della educazione permanente? Del tornare in classe per il gusto trasgressivo di esser essere studenti e studentesse.  Alla barba della fanciullezza e della pubertà. Maidiremaiadulti!

(EVa Dritta a Negro Amaro, un giorno, seduti sulla panchina gialla in fondo alla discesa di Piazza a Barga, lì sul Ponte usò l’espressione “Quell’AAAS mi sembra un centro di gravità permanente”, loro l’anno trovato, almeno finché dura. E scoppiarono a ridere.)

La metodologia è ispirata alla lettura disincantata del tempo che viviamo, sul filo della memoria spesso ragioniamo di storia e di futuro. Scrivere e raccontare è diventato un modo per procedere alla acquisizione di nuove competenze ogni volta con lo zampino nella pratica informatica. Ampliare le conoscenze per rimanere attivi nell’era digitale.
Le lezioni ed i percorsi degli AAAS sono come una pineta laboriosa nella quale a tratti si montano casette di creatività, dove piccoli progetti si sviluppano, altre idee si consumano praticando lo stare insieme per crescere ancora, assieme, sulla battigia della educazione continua o life-long learning.

“Senza fondo”, può essere il titolo della avventura fantastica del gruppo degli adultiancoraascuola che avevano risposto con decisione e resilienza alla disgrazia del confinamento e gran parte della sfida al ritorno al futuro è stata vinta con le dita sulle tastiere! Le nostre lezioni sono una poltrona per più persone che non stanno lì per scaldare le sedie, ma apprendono, dialogano e si stupiscono ancora di quanto riescono a migliorare le proprie abilità lasciandole interferire con disinvoltura nella loro routine quotidiana.
Due Libri. Un crescendo di interesse verso cosa riesce a fare la educazione non-formale in un gruppo di adulti a maggioranza femminile.

Dove è finito il tempo della gioia?

Noi dobbiamo preoccuparci di come stanno i popoli, non i governi. Ci stanno cacciando in un vicolo cieco. Ma. La prospettiva rimane internazionalista nonostante il ritorno dei venti nazionalistici e suprematisti. Il sistema binario nella società non funziona, la moltitudine è la soluzione. È un’era di eventi atmosferici estremi, purtroppo accompagnati anche dalla non eccezionalità di nuove guerre. Non sono fenomeni stagionali, sono fenomeni ricercati, ma si incastrano nelle nostre vite come se vivessimo un inesorabile puzzle. I tempi sono saltati. Il tempo della gioia è finito?

Abbiamo bisogno di sognare. Di rifiorire. Non di essere braccati dalle preoccupazioni.
Una volta per rifiorire si emigrava, col bastimento. Oggi per rifiorire si finisce sui barconi e nelle prigioni.
Pensavamo di viaggiare sul convoglio dei valori[3] e li vedevamo realizzarsi, a piccoli passi, ma vincenti. Poi, col nuovo secolo, degli scossoni tremendi alle nostre certezze e alle prospettive di un futuro migliore ci hanno trovati impreparati, forse ci eravamo grogiolati sugli allori ed allora siamo stati costretti a riguardarci intorno e … non siamo più su un convoglio che corre su verghe parallele del binario della vita, ci accorgiamo che stiamo viaggiando proprio su una verga e sull’altra parallela a noi viaggiano ancora i nostri valori e i nostri sogni di felicità e di gloria: ma poiché siamo e sono su due parallele, non si incontreranno mai. Forse è meglio dirlo con il punto di domanda. Non si incontreranno mai? Quel dubbio di questi tempi ci assale realmente. Improving together al di là delle differenze è un imperativo morale, peccato che gli imperi stanno tornando e sono affamati. Il loro cibo preferito è la democrazia, la libertà e la solidarietà. Il politicamente corretto ha ubriacato la sincerità, consumiamo la mediocrità come cibo quotidiano.  Il pragmatismo attuale cozza coi valori sbandierati.

I principi sono pregiudizi?

La scuola degli AAAS mi piace perché dà valore all’intelligenza di ognuno. Proseguiamo nella conoscenza per nuove abilità non soltanto per il personal computer e per lo smartphone … e fatichiamo ancora a dire in inglese le cose che facciamo.
I principi[4] di parte non valgono come metro di giudizio, tanto meno valgono nei contesti definiti di relazioni tra persone; come tra noi a scuola. Meglio per chiunque che valgano il pensiero critico e l’accoglienza.
Ce lo siamo messo come meta il pensiero e il voler costruire cose per valorizzare e condividere, e quindi silenziosamente rifiutare la tentazione di seguire i pregiudizi e i dogmi che comunque ci hanno timbrato crescendo in società (impronta culturale).

Il contesto

Fare attenzione ai fattori situazionali e contestuali che guidano il comportamento umano per comprendere, prevedere o spiegare le azioni di una persona. Comprendere, prevedere o spiegare non hanno come sinonimo il concetto di giustificare!
Quello che vale è proprio il contesto, è lì nel fare, nel pragmatico che si trovano le strade per il benessere, peccato che è difficile riconoscerle con gli occhi foderati di pregiudizi. Sia nel teorico che nel pragmatico i pregiudizi portano allo scontro, alle divisioni frontali.

Un valore può essere un pregiudizio? Chi può dire che non lo sia? Forse la scienza?

Il teatro dei social e i potenti.

Il teatro del conflitto della povera gente è sui i social. I potenti vi si insinuano. Anche i leader politici preferiscono uscire sui loro social, piuttosto che recarsi nei parlamenti e sottoporsi alla dialettica dei rappresentanti degli elettori e della stampa libera.
Gli Adulti Ancora A Scuola potrebbero ragionare attorno ai “dissuasori affettivi”: quali dissuasori affettivi potrebbero servire per non essere travolti dal teatrino dei social media?
L’esperienza degli AAAS è nata coltivando relazioni autentiche tra persone che a mala pena si conoscevano e sono entrate per caso nella vicenda fantastica; un obiettivo educazionale chiaro è stato fin dall’inizio: “investi tempo nelle relazioni della vita reale, che sono ben più nutrienti rispetto a quelle virtuali”. Questo anche se nel percorso di emancipazione al digitale si sono adoperati come strumenti proprio i social media e i social network.
C’era chi non conosceva affatto i loro meccanismi. Oggi si serve di quegli strumenti comunicazione. Ogni AAAS, come autovalutazione, può chiedersi a che punto è con il supinamente dedicarsi alla social-mania? Perché è facile esser plagiati e essere aspirati nel vortice della mediocrità acquiescente del mondo dei post; sì, proprio quello in cui si insinuano i potenti ….

La propaganda e la pubblicità hanno bisogno di andare incontro ai numeri, altrimenti il marchio o l’idea reclamizzato non ingrossa e non incassa, sia che siano danari che consensi e voti. Una volta c’era la piazza. Il banchetto con lo strillone che imboniva e urlava di comprare affermando che l’affare era buono. Il palco era il simbolo, magari con la bandiera e lo stendardo, dal quale parlava l’oratore di turno in cerca di uditori, nella speranza di convincerli. Erano modi di cercare il consenso, modi di fare clientela. Modi per veicolare idee ed informazioni, generalmente di parte. A Londra rimane ancora il nostalgico Speakers’ Corner, uno spazio dedicato in Hyde Park a coloro che vogliono improvvisarsi oratori ed esporre parole e pensieri ad alta voce.

La piazza oggi è virtuale, poiché il lavoro impregna le giornate delle persone di più di una volta ed il tempo per cercare compagnia di estranei nelle piazze non ce l’abbiamo più. Paradossalmente il lavoro, ampiamente inteso, impegna le giornate più oggi che un tempo. Oggi è un lavoro anche essere cittadini, le pratiche e la burocrazia voglio il loro tempo e spazio, maggiori sono le regole e maggiori sono le code che devi fare. Il negozio non è più sotto casa, è il supermercato che ti convince e vuole il tuo tempo. Ma il caos del mondo ha prodotto la comunicazione a distanza, un mondo parallelo, quindi contemporaneo, istantaneo dalla forma digitale.

Il lavoro oggi più diffuso anche nelle aree dove meno te l’aspetteresti, come a casa tua o nei villaggi sperduti dei continenti, e compete ad ogni fascia di età, è dato dal seguire le chiacchere sui social, mescolate o camuffate da notizie. Hanno un odore irresistibile, come quello del pane appena sfornato che chiama una fetta di mortatella (mortadella)di Bologna. E poiché tanti e tantissimi in quella piazza ci passeranno comunque, ad un’ora o ad un’altra delle 24 del giorno, gli imbonitori, i propagandisti, i venditori, anche i venditori di fumo, proprio lì si “spostano”: sui social, sui mass-media. Dove puoi trovare allochi che abboccano? Analfabeti veri e analfabeti di ritorno che si sentono rinati alla cultura ed alla sapienza soltanto perché “l’ho letto su …(social di turno)” “l’han detto alla TV”!

Dove li trovi quelli adatti ad esser abboniti? Di più tra quelli che hanno una loro visione della vita e si sono costruiti una personalità capace di ragionare con pensiero critico e senza ansie, oppure tra quelli che si aspettano la fortuna dal gratta e vinci? Il mercato degli allocchi è numeroso quanto i biglietti delle lotterie e delle scommesse. E chi ci mette i soldini è senz’altro uno che si aspetta che altri risolvano i suoi problemi concreti. E agli affaristi basta presentarsi: qualcuno, anzi molti, li seguiranno, e li vedranno come me(s)sia, cioè proprio perché facciano le cose “anche per me”. Chi fa propaganda cerca deleghe, no?
Allora non ti stupire se i proclami e le spiegazioni non avvengono più nei parlamenti, nei tribunali, nelle università, nelle scuole, …. I governanti avevano una schiera di segretari e portaborse per poter far le cose, oggi hanno una schiera di addetti alle APP, di influencer, di testimonial che raggiungono ovunque anche chi allocco crede di non esser.
Stare on-line, come strada maestra, può diventare deleterio, oggi è già pericoloso, siamo sul filo del rasoio, appunto on (=su) line =sulla linea, una posizione dunque precaria!
Dal messaggio principale che fuoriesce dal Global democracy index 2024, pubblicato a fine febbraio 2025 dall’Economist intelligence unit (Eiu), evidenzia come ormai da dieci anni il livello di democratizzazione degli Stati nel mondo è in continuo declino. (Il documento valuta ogni anno 167 Paesi e territori attraverso una scala da zero a dieci basata su cinque criteri: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica e libertà civili. I Paesi sono poi raggruppati in quattro categorie: democrazie complete, democrazie imperfette, regimi ibridi e regimi autoritari.)

Oggi anche in Europa ci sono interi ceti politici che si muovono per “addomesticare” la democrazia: dalla democrazia allargata alla democrazia ristretta. Domani, però, ci diranno che loro hanno dato spazio alla democrazia diretta e diffusa: i like e le amicizie, ashtag e i follwer! Ci diranno che hanno il valore del voto, dell’andare a votare. C’è già tra i governanti chi afferma continuamente “questo è quello che chiede la gente”, questa è la politica del “buonsenso”. La democrazia non è buonsenso, è un progetto di vita sociale e di convivenza alla ricerca del benessere di ogni persona della comunità.

Oggi che ovunque “la piazza” è quella mediatica, “quella che ci si sta non vedendo nessuno e non scambiando parole con altri”, i like dei follower (equivalenti a un qualsiasi grido di cieca obbedienza inneggiata) ci stanno preparando a credere che abbiano il valore della discussione e della ricerca di eque soluzioni, del voto, poi dei ragionamenti, poi della cultura stessa, ci impipperanno!


[1] Neologismo (nuova parola) edita da Magicore2025, in cui si trova il tran tran giornaliero che va. 😊

[2] Renato, come rinato, nato per nuova vita, per cose nuove.

[3] Io considero i valori aspirazioni buone e promotrici di una convivenza plurale e pacifica che includono concetti universabili e condivisibili come:
– Rispetto per le diversità culturali, religiose, e individuali.
– Empatia come capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri.
– Equità per un agire in modo giusto e non parziale verso chiunque.
– Solidarietà come sostegno reciproco e cooperazione per il bene comune.
– Dialogo per un’apertura alla comunicazione e al confronto costruttivo.
– Tolleranza nel senso di accettazione delle differenze. zittendo pregiudizi.
– Pace come Impegno per risolvere i conflitti in modo non violento.
I valori non sono solo ideali astratti, sono soprattutto cruciali linee guida che possono arricchire le interazioni umane e favorire una società più armoniosa. 😊

[4]  Non mi piace generalmente la parola principio, nel senso “per principio”, perché sta indicare     qualcosa di anteriore al contesto attuale nel quale ci si trova, e perché generalmente qualcuno lo   considera inviolabile. Molti che usano la parola “principio” (forse anche la Costituzione Italiana”) la confondono con significato di “valore”. Il termine valore mi dà il senso di qualcosa da raggiungere, verso il quale aprire strade condivise. Il termine principio mi suggerisce qualcosa di statico, precedente, preconfezionato, non fatto di un progresso collettivo. Non ci vedo futuro.

 

Una risposta a “ESPERIENZA QUINQUENNALE DEGLI ADULTI ANCORA A SCUOLA. APPUNTI.”

  1. “Ne abbiamo fatta di strada noi AAAS. L’EDUCAZIONE PERMANENTE, LA NUOVA OCCASIONE.
    DALL’ISOLA DELLE MASCHERINE (il periodo del lockdown), dal Nokia allo smartphone, ALL’EDUCAZIONE DIGITALE, ALL’INFORMATICA PRATICA, a “BALLANDO SULLA TASTIERA”, DAL MOUSE AL BLOG CONDIVISO, un salto nella LINGUA STRANIERA CON “LITTLE ENGLISH”. Abbiamo scritto e pubblicato le nostre storie, creando un GRUPPO DI REDAZIONE, la nostra esperienza nella transizione DIGITALE TARGATA EU, EPALE COMMUNITY STORYBOOK.
    Il nostro percorso ci ha portato NEL MONDO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
    Non l’abbiamo affrontata come una sfida, ma come una porta aperta verso il futuro, consapevoli che c’è bisogno di imparare per comprendere il progresso nel mondo in cui viviamo. Tornare a scuola per soddisfare nuovi bisogni di istruzione e stare al passo con i tempi. “ADULTI ANCORA A SCUOLA” NON È SOLO UN LOGO, MA UNA STRATEGIA EDUCATIVA. Abbiamo dimostrato di voler imparare per migliorare la nostra vita, volendo essere persone attive nella nostra comunità.
    Il nostro progresso in questi anni è stato possibile grazie al professor Luti, che ha saputo creare un ambiente di apprendimento stimolante, cambiando la vita di molti adulti.”
    P.S. Vi invitiamo a sperimentare questa bella ESPERIENZA CON NOI!

    “We AAAS have come a long way. LIFELONG LEARNING is our new opportunity. From the Mask Island (the lockdown period), from Nokia to smartphone, to DIGITAL EDUCATION, to PRACTICAL COMPUTER SCIENCE, to “PLAYING ON THE KEYBOARD”, from THE MOUSE TO THE SHARED BLOG, a step into a foreign language with “LITTLE ENGLISH”. We have written and published our stories, creating AN EDITORIAL TEAM, our experience in the EU DIGITAL TRANSITION, EPALE COMMUNITY STORYBOOK.
    Our journey has taken us into the WORLD OF ARTIFICIAL INTELLIGENCE. We have not faced it as a challenge, but as an OPEN DOOR TO THE FUTURE, aware that we need to learn to understand the progress in the world we live in.
    GOING BACK TO SCHOOL TO MEET NEW EDUCATIONAL NEEDS AND KEEP UP WITH THE TIMES. “ADULTS STILL AT SCHOOL” is not just a logo, but an EDUCATIONAL STRATEGY.
    We have shown that we want to learn to improve our lives, wanting to be active people in our community.
    Our progress over these five years has been possible thanks to Professor Luti, who has been able to create a STIMULATING LEARNING ENVIRONMENT, CHANGING THE LIVES OF MANY ADULTS.”
    P:S We invite you to come and live this FANTASTIC EXPERIENCE WITH US….

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