adulti ancora a scuola

Creare spazi popolari. Dedicato agli AAAS e a chi non sa di esserlo.

L’esperienza delle esibizioni popolari.  Dedicato agli AAAS e a chi non sa di esserlo.  un complimento a Emma di AAAS (pro domo nostra)

Dalle nostre parti molti negozi chiudono, molte case restano vuote ed hanno al collo il cartello vendesi, questa è la sorte che ci accomuna a tanti villaggi e quartieri nell’Italia attuale. La medesima cosa accade o è accaduta in gran parte dei Paesi d’Europa, quei paesi dove il calo demografico è galoppante da anni, dove i supermarket hanno risucchiato i clienti dai negozi di prossimità e dentro di loro puoi passeggiare per ore facendo l’inchino a scaffali e ad offerte civetta. Lì dove svuoti il portafoglio e contribuisci allo spreco, dove impari il vizio dell’acquisto compulsivo, dove quando esci ti puoi anche sentire appagata o soddisfatto.
Poi quella mattina a casa, al tuo paese, o nel tuo quartiere, sbuffi “perché qui non si trova più niente, non ci sono ormai che quattro negozi, bisogna sempre prender la macchina per …”. E ti senti dire dalla vicina “io compro quasi tutto in internet, sto aspettando il corriere.”

Già, il commercio elettronico è diventato, ormai, spesso, il modo per avere a casa tante cose che non puoi più trovare nella tua prossimità. Il discorso del risparmio sul prezzo d’acquisto passa in secondo piano, poiché non puoi fare paragoni dato che molte cose non le trovi più in paesi e villaggi desertificati.

Quindi: la popolazione cala di numero, i negozi e attività che chiudono, le case nei centri storici o nelle periferie del nulla sono tante in affittasi, ed è un po’ tetro camminare nelle strade dove le saraginesche abbassate danno un senso di decomposizione della frenesia della vita, forse anche della perdita del futuro.

La frenesia, i colori, l’ammassamento di voci le odono bene quelli che passano gran parte del loro tempo a televisione accesa, a sfogliare facebucche o ticchetocche o istagram. Lì tutto si muove, a senso unico, o bere o affogare, e chi vorrebbe affogare?
La nuova frontiera del non uscir di casa, del non confronto. Non c’è da demonizzare i social, ma la storia disincantata parla così.
Per non incontrare altre persone, anche se poche, dato il progressivo calo demografico.
Neppure i ragazzi e le ragazzine, i giovani in generale si ritrovano a giocare liberamente per le strade, nelle piazze. I palloni, la bici, i pattini? Pochi.  Le piazze possibili? Troppi gli spazi dedicati alle automobili. Non è soltanto colpa dei telefonini se sono poche le bande tranquille e chiassose del vicinato, a tutte le ore. Roba di altre passate epoche. Semmai le bande … oggi fanno cronaca quelle violente, le chiamano baby-gang, un eufemismo per non dire delinquenti, magari “teen” ma prepotenti, no? Le “bande” per bene non fanno notizia nel mondo dello scoop e del “il macabro attira e quindi lo vendo per buono.”
Stando poco per le strade, frequentando poco gli altri, forse stiamo perdendo anche la buona abitudine di dire pane al pane e vino al vino?
“Sai vorrei vedere Anna e dirglielo …, ma prima le telefono!” Anna abita nella casa accanto!
Il film potrebbe avere il titolo di “Addio al vicinato.”
Ma, non è tutto proprio così.  Ci sono anche fenomeni in forte contrasto. Ad esempio, esiste uno stato d’animo tra gli abitanti, giovani ed adulti, che sembra reagire con la frenesia nell’associazionismo, nelle proposte di raggrupparsi per una o un’altra ragione dello stare assieme in confidenza. Sì, ci sono persone che vanno regolarmente in palestra, alle conferenze UniTre, dalla parrucchiera, al Bar Roma, o in pasticceria, ma quello che si nota, sul nostro territorio, in questo attuale mondo dello stare a casa e alla tv, col telefonino sempre a portata di dita, è che ci sono anche tanti piccoli gruppi di persone, parlo generalmente di giovani adulti, di adulti adulti e di adulti anziani, che …

Anche a Barga ci sono più (numericamente piccole) associazioni di cittadini che negozi e attività! Meno siamo e più frenetico è l’impegno a far gruppi e associazioni, può essere? La legge ancestrale della sopravvivenza?
Tante sentite occasioni per voler creare spazi di espressione, abilità, svago misurato, apprendimento divertente di qualcosa, insomma, tante cose diverse e con tante nuove sigle … e ci mettiamo in gruppi a favorir questo rifiorir di piccole iniziative, anche una tantum!

Non so se è il canto del cigno di una comunità che, perduta la vecchia maniera, se c’è mai stata!, si aggrappa agli specchi intanto che attende di sfornare nuovo modo di vivere, che ancora non c’è in una società digitale, che da noi non è digitale, in una comunità con perdita progressiva e percettibile del potere d’acquisto, in una quasi acquiescenza alla perdita del sistema sanitario nazionale espressione di democrazia e di solidarietà sociale, in un clima di continuo allontanamento della politica dal viver comune e nel continuo impoverimento della capacità di controllare le scelte dei governanti, in un giardino dei cittadini sempre più alla mercè della rassegnazione. In un mondo dove è la finanza speculativa  a dominare e a indirizzare politica, economia e omologazione apolide, sulla base del calcolo del profitto carogna, insensibile alle ragioni di umanità e pre-potente organizzatore della mercificazione universale e dell’annullamento della individualità.
Se lo sentissi, quel canto, con la mano destra che aumenta, prolungandola, la conchiglia uditiva, sembrerebbero grida per l’affermazione dell’individuo e per la cura dell’individualità, delle libertà individuali, quelle che non hanno mai calpestato la libertà altrui. In un periodo storico dove le libertà individuali vengono via via compresse e dove si è affacciata la illusione che sia meglio trattare con un dittatore che non con un gruppo di governanti in dialettica democratica, questo quadro può essere allarmante?

Buffo, i partiti sono da anni diventati personificazioni, non più progetti collettivi. Se qualcuno la pensa diversamente: tocco terra, tocco cielo, fino a domani non gioco più! E domani arriva … un nuovo partito-uomo o uomo-partito. Partito, ma andato in cerca di un seggiolone pagato con le tasse che il Sistema raccatta dalla collettività!
Il capriccio al posto della dialettica, questo il titolo se fosse un film.

E allora le persone che, ancora, almeno, non sono tra quelle cotte a fuoco lento, nel loro piccolo danno vita a “Tante più occasioni per voler creare spazi di espressione, abilità, svago misurato, di apprendimento divertente di qualcosa, insomma, tante cose diverse e con tante nuove sigle … e ci mettiamo in tanti a favorir questo rifiorir di piccole iniziative, anche una tantum!”

In attesa di che cosa? Che scatti la scintilla per un nuovo associazionismo di cittadinanza solidale che gridi le priorità del viver civile, oggi in una nazione o in una europa, peccato ancora con la lettera minuscola.
Che i rimpianti, i desideri, i sogni di equità, la bellezza di benessere diffuso, possano tornare meta e indirizzo al quale consegnare una Nazione, una civiltà! Sembra un proclama, ma non lo è, è un semplice ingenuo auspicio. Ecco cosa significano le tante occasioni di cultura popolare che la cittadinanza esprime. Senza i soldi dei Pon, dei Gal, dell’Europa e delle misure  e dei debiti collettivi.

C’è un metodo per fare meglio?  Uno c’è da tempo, in Italia, ufficialmente dal 1948.  Viaggiare con in tasca, in mano, nella testa, negli occhi la Costituzione Italiana, realizzandola prima di deformarla.

Come è lungo questo discorso, … e sortono, ad ogni affermazione, strade di nuovi pensieri che è impossibile declinare se non con un trattato. Quindi, tornando a bomba …

FRAMMENTI DI VITE.  È la produzione finale di un invito che le commissioni pari opportunità dei Comuni della Mediavalle del Serchio avevano lanciato, alle donne, per un percorso di animazione sociale e di drammaturgia, per il quale hanno ottenuto l’incarico come curatori Francesco Tomei e Doris Bellomusto.
Un nuovo percorso, gratuito per chi avrebbe partecipato. Si iscrissero in tante di più di quelle che alla fine sono le protagoniste dei recital finali: Ruoli alla pari – La vita è un viaggio – L’unicità di ogni vita.

Da questo blog vogliamo salutare tutte/i loro ed in particolare la signora Emma Saisi, che fa parte del gruppo EDA di Adulti Ancora A Scuola e degli UniTre di Gallicano e di Barga. Riportiamo la drammaturgia che ha “creato” Emma per il recital finale del corso. È un esempio di come la espressività può aprirci agli altri. Adultiancoraascuola.eu fa un omaggio all’iniziativa di cui parliamo. Un esempio di EDA, educazione degli adulti.
Barga 18.03.2023 – RIFLESSIONI

Nel colore dei miei occhi riconosco mio padre.

Questo esercizio di riconoscimento si può espandere all’immenso.
Cerco, osservando lo sguardo degli altri, di sentirli fratelli e sorelle,
di cogliere il perché mi assomigliano.
Anche le mascherine non mi hanno privata da questa ricerca e ho sentito
in questo periodo di pandemia una fame di sguardi,
l’unico modo rimasto per sorridere, con gli occhi.
Mi si illumina il viso quando vedo gli occhi dolci ed innocenti
di un neonato, mentre succhia il latte materno.
Gli occhi degli innamorati sono vivaci, brillano e sprizzano gioia.
Lo sguardo degli anziani è velato, nebbioso per le difficoltà
che hanno dovuto affrontare nella vita, e forse per la solitudine.

Io guardo verso l’orizzonte con occhi leggeri, e non abbasso lo sguardo
quando sono abbagliata dal male che ogni vita porta con sé.

Ad occhi chiusi vedo danzare davanti a me tutte le meraviglie del mondo,
… e non ho paura.

Emma

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Spendere bene il nostro tempo è importante, ogni giorno
ci regala nuove sensazioni, nuove emozioni,
mescolate con nuove energie.
Solo i fortunati hanno il previlegio di camminare a lungo nel tempo.
Per gli altri si è fermato sulla stagione più bella.
Questo momento della vita che trascorro in veste di nonna,
lo considero un grande dono, ed apprezzo ogni minuto,
ora e giorno che il tempo mi offre.
Quante volte ripetiamo, “ma come passa veloce il tempo”.
Qualche volta verremmo fermarlo, ma tutto passa
e tutto cambia.
Lo specchio riflette con sincerità i nostri cambiamenti.
Il tempo è scandito dalle quattro stagioni: autunno, inverno, primavera, estate. Le lancette dell’orologio ci mettono fretta perché il tempo vola.
Il tempo ci insegna, porta con sé cose nuove.
Il tempo delle mele è breve.
Ogni tempo ci rinnova.

Emma

3 Risposte a “Creare spazi popolari. Dedicato agli AAAS e a chi non sa di esserlo.”

  1. Lancio una proposta, AAAS perché non proviamo a fare nella nostra classsroom, la nostra casa, fuori casa (cosi consideravo la mia scuola) un angolo Poesia-Teatro? Realizzeremo un momento tra di noi. SCEGLEREMO ONGIUNO UNA POESIA CHE CI PIACE, SCRIVEREMO LE NOSTRO SENZIONI A
    RIGUARDO E CI RACCONTEREMO FRAMMENTI DI PENSIERI. E così inventeremo il nostro TEATRINO. E POI LO RENDEREMO PUBBLICO SUL BLOG CONDIVISO….
    CHE NE DITE? FAREMO NASCERE UNA NUOVA CLASSROOM…..

  2. Da quando sono diventata nonna riconosco benissimo il cambiamento nella comunità, quella che ho vissuto e conoscevo io. Ho smesso di fare confronti perché mi dispiace. La società è cambiata, ed è vero siamo, oppure vogliamo stare da soli. Eh si, i giovani, sono talmente attratti dallo smartphone che non vedono nemmeno le persone per strada che li passano accanto. Era bello quando si camminava a testa alta e ci si salutava.
    Abbiamo perso anche le bottega sotto casa, quelle dove la nonna andava a comprare la quantità giusta del prodotto per non fare spreco. E’ vero i ragazzi non giocano più nelle piazzette, e per gli adulti non c’è più la “veglia” da parenti dove si raccontava della giornata trascorsa, e non mancavano delle sane risate, e dove anche i bambini si mischiavano nei discorsi.
    Noi AAAS dobbiamo dare l’esempio di come stare attivi, avere una visione aperta, cercare punti di partenza per stare a passo con i tempi. Non aver paura di affrontare nuove esperienze. Lasciarsi andare alla curiosità, esprimersi, fare gruppo.

    GRAZIE PROFESSORE per aver risaltato la mia nuova esperienza. Da tre anni ho scoperto questo modo di fare TEATRO. Non lo conoscevo. La curiosità mi ha portato a dire “ma si provo, e poi si guarda come va”, e mi è piaciuto. Ho fatto nuove conoscenze, ci siamo confrontate, ci siamo emozionate, e ci siamo regalate nuove idee.

    ….perché c’è sempre da imparare……

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