Chi non sa le cose e immagina soltanto un contesto, vagamente e si mette a disquisire, il più delle volte fa chiacchiere, ma chiacchierare è un modo comune per allenare le corde vocali e provare ad emozionarsi per almeno alcune delle cose che passano attraverso le parole. Di solito le chiacchiere servono per esprimere opinioni al volo, e cambiarle nel giro di qualche minuto trovando che quelle di altri ci calzano di più addosso oppure ci paiono eclatanti. Nelle chiacchiere la conversione e il ripudio sono momenti. Invece il parlar del più e del meno tra persone amiche è una soddisfazione che riempie il tempo, magari anche la pancia. Se ti piace il gelato, quello sciolto, nel cono o nella coppetta, a Barga, stai attento, perché di questa stagione è raramente aperto quel punto crema nocciola e panna. In piazza Pascoli. Dove c’è quello stallo sulla soluzione per l’albero sciancato. È per lì che anche oggi si sono incontrati EVa Dritta e Negro Amaro, i saluti, le battute sul tempo e cominciano a passeggiare insieme. Lì ci sono alcuni negozi, un bel campione di quelli che rimangono aperti ancora in Barga, e ci passa assai gente per lì ed allora non solo l’edicola affigge fuori le civette dei quotidiani, ma anche altri appendono in bacheche di fortuna i loro annunci o le locandine delle manifestazioni. C’era stata anche quella dei corsi di informatica pratica.
“Il corso base di pc che sarebbe dovuto iniziare ieri, mercoledì, non è poi partito, di quelle persone che avevano promesso la loro adesione se ne è presentata una solamente, quindi stop!”, racconta Negro Amaro.
Anche se è a fine carriera, alla fine dell’anno scolastico andrà in pensione, ha chiesto di essere trasferito alle Superiori, gli piaceva di vedere come si lavora lì, tra tutti quei professori e quella masnada di giovanotti e ragazze che non sono solo di Barga ma vengono da fuori, un bel meltinting-pot. Così sa dai colleghi bidelli, collaboratori scolastici come si dice oggi, anche quello che succede il pomeriggio. Lui fa il turno della mattina. “Invece il laboratorio sulla intelligenza artificiale ha avuto più di una decina di studenti e studentesse adulte”.
Ha rallentato il passo, lo tiene per un braccio e lo guarda in faccia sorridendo con un certo sarcasmo: “Allora quel Luti sarà deluso che il suo pc non va più di moda!” E si mise a ridere, poi ha continuato “Ecco, qualcosa di più sulla intelligenza artificiale mi piacerebbe saperla anche a me, sai, a febbraio quando ci sarà la seconda lezione anch’io, EVa Dritta, ci andrò. Così vedo anche dove tu lavori adesso. Ma come hai fatto a lasciar sola la Maestra Sabrina Coi Tacchi?”
Si dimostra proprio punzecchiante EVa, oggi.
Naturalmente è pomeriggio, altrimenti Negro sarebbe in servizio, invece EVa è ormai da tre anni in pensione. E legge molto, si arrabbia con la TV, soprattutto coi telegiornali ché sono tanti, ma fotocopie, e le notizie che passano sono per miopi, “non vanno più là del naso” lei dice e che ci fanno chiudere in cronache di provincia; del mondo, come camminano gli altri, di cosa si preoccupano gli altri popoli, non ci fanno sapere niente, salvo quando ci son disgrazie e incidenti, tanto per far spettacolo, macabro. “O per darci il nostro gossip quotidiano!” Per la “natura” umana, la animalità di quello che chiamiamo l’istinto della sopravvivenza fa sì che il drammatico e maligno faccia più audience del buono e trova più emulatori di quelli che trovano le cose dolci.
“Perché sei così così spiritosa, oggi?”, chiede l’amico.
Sai, quando qualcuno ti lancia la palla e tu la prendi al balzo e scatti avanti per rilanciarla? Più o meno così è stato per EVa: “O la prendo alla leggera, oppure mi intristisco, meglio prender le cose alla leggera”
“Che vuoi dire EVa?”
“Che vuoi che ti dica? Sono stanca delle par-condicio e dei politicamente corretto! Ci nascondono tutto e ci impippano quello che vogliono. C’hanno quasi convinti che non ci siano più ideologie, che il rispetto passi per il tacere. Che il buonsenso è il metro della politica, invece è della mediocrità!”, alza anche la voce EVa e quel gruppo di signore che stanno conversando nei pressi del Bar Alpino, una con nella carrozzina la figlia di pochi mesi, si voltano e sembrano interdette dal fatto che una signora come EVa usi quel tono per strada.
Negro Amaro se ne accorge e cerca di portare il chiacchierare su altro. “Vedi là? Quella è la locandina degli Alpini. Anche il mio fratello maggiore, che ora non c’è più, era stato tra gli alpini.”
“Che fanno stavolta?”, spiccica lei, un po’ imbarazzata dagli sguardi di quelle signore e un po’ infastidita che l’amico stia portando altrove l’impulso polemico che ormai suonava come un violino.
Alla bacheca c’è attaccata la locandina dell’ottantaduesima ricorrenza della battaglia di Nikolajewka.
Nella “campagna di Russia” intrapresa dagli eserciti dell’Asse il governo fascista italiano mandò tante truppe, anche Alpini, in quella guerra di conquista e di sterminio. In quei frangenti della Seconda guerra mondiale le truppe italiane battute e in ritirata ottennero un successo in battaglia, prima di essere comunque prese prigioniere da chi difendeva il proprio paese invaso. Quella battaglia in Italia è ricordata come un avvenimento d’orgoglio e quindi viene celebrata in ricordo dei caduti. Dei caduti di tutte le guerre (buone e cattive, giuste ed ingiuste, di difesa e di sopraffazione), poiché comunque i soldati morti sono persone che sono mancate ai propri cari ed alla comunità nazionale e generalmente non hanno colpe per lo scatenamento di guerre inutili.
Lei: “Spero proprio che sia una ennesima manifestazione contro la guerra, che dicano parole non solo di commiserazione, ma di condanna della guerra, soprattutto della guerra di aggressione, come quella in cui morirono …”
…numeri ……
Storia. Quanti soldati italiani sono morti nella campagna di Russia?
Non è che stanno tanto in giro assieme quando si incontrano, e ci stanno meno tempo se la gelateria è chiusa, e poi con la piazza chiusa per infortunio a quel possente cedro che sta davanti alla scuola materna non si può passeggiare come prima e c’è meno sfogo, così EVa Dritta finisce col salutare andando a sinistra verso la Conad e Negro Amaro continua un po’ a dritto e poi entra subito a destra nel bazar ABC… da buon bidello tutto torna, no?
EVa rientra a casa verso le 18,30, non ha più voglia di fare la spiritosa e la polemica, si mette al computer …vuole rinfrescarsi la MEMORIA, oppure conoscer ciò che non conosceva … Nikolajewka, … Rimane stupita di quanto materiale ci sia a proposito raccolta nel web, e mentre legge il testo della canzone ascolta Massimo Priviero che la canta
Ti scrivo dolce vita mia
chissà tu come stai
se ti riscalda il sole
se guardi le tue rose
se pensi ancora a me
il tempo qui non cambia mai
e il vento brucia gli occhi
la neve è così bianca
fa così freddo qui a Nikolajevka
Il capitano dice che
arriva chi ci salverà
ci dice “state in guardia…che il nemico è dappertutto,
il nemico, lui non dorme mai”
e fumo quel che trovo
e sogno un po’ di vino
e poi parlo da solo
e guardo il cielo chiaro
che non tramonta mai, non tramonta mai
e poi vorrei volare via
e poi vorrei volare via
volare fino al fiume
volare fino al Piave
che prima o dopo arriverà
che prima o dopo arriverà
dove nascono le rose
dove vedrò mia madre
e poi… prendere quel treno
che porta a casa tua
e chiederti perdono
di questa vacca guerra
che non è colpa mia
non è colpa mia…non è colpa mia…..
Che bello ritrovarvi cari EVa e Negro, è passato molto tempo dall’ultima volta che vi ho sentito discutere con il gelato in mano vicino alla gelateria.
Fai bene EVa a venire al corso, quello appena iniziato con il Prof. LUTI sull’IA. Sapete, è meglio che noi Adulti ci si dia da fare, altrimenti i nostri nipoti “ci mangiano la pappa in capo”. L’altro giorno quando ho detto alla mia nipotina di 10 anni che avrai fatto il corso sull’IA mi ha subito risposto “Nonna è facile, vai sull’app della Chat GTP!”, ecco questo è dimostrazione che siamo rimasti indietro, e te Negro, che continuerai a fare il collaboratore scolastico, alle superiori per allungare i tempi della pensione, ne sentirai delle belle “with the teenagers”, è meglio che tu venga al corso con EVa, per stare a passo con i tempi!!!!
A proposito, nel corso d’informatica il Prof c’ha abbinato anche “Little English with Emma”, piccoli passi verso la lingua straniera per AAAS. Sapete anche voi che a Barga è molto diffuso l’inglese, con tutti i turisti che arrivano d’estate, meglio prendere la palla al balzo e imparare, almeno per poter dire “goodmorning, how are you?”.
Spero di vedervi presto come studenti di AAAS, anzi vi aspetto!!!!
BYE BYE!!!
Molto piacevole da leggere con chicche di vita barghigiana e di pensiero condivise in pieno (vedi telegiornale e gossip ). Finale esplosivo e commovente.