adulti ancora a scuola

Cose che passano attraverso le immagini.

C’è un’acqua che mai in questi giorni, viene giù dal cielo. È inverno ed è normale. Se chiediamo alle persone anziane o andiamo indietro nei ricordi di decadi fa, riscontriamo che i timori e gli allarmi per il maltempo erano assorbiti con disinvoltura e rassegnazione, tanto si sa che nell’anno ci sono anche periodi di piogge o vènti, anche insistenti.

“Senti, secondo te era rassegnazione, saggezza o qualcos’altro il fatto che l’arrivo di brutti temporali e piogge o venti insistenti non muovessero grandi apprensioni?”

“Una volta? – chiese Negro Amaro – Ti riferisci a quando eravamo giovani?”

Guardava EVa che con l’ombrello chiuso era appoggiata, come lui, alla balaustra. Lo sguardo dei due stava spaziando verso l’orizzonte che si era ripulito d’un tratto e aveva fatto riapparire la Pania, Bella Sempre. Appoggiati alla ringhiera perché la panchina di ferro era ancora tutta fradicia in quel balcone simpatico sopra i WC per il parcheggio di Val di Lago, sulla strada del Fosso a Barga, proprio lì al bivio per l’ospedale.

“Non saprei che dire, so soltanto che ci faccio caso soltanto da quando le previsioni del tempo e le allerte di tutti i colori ti vengono segnalate incessantemente, sia su radio e tv che dall’app del telefonino che porto di solito con me nella tasca sulla chiappa sinistra” e gli venne da ridere. A Negro Amaro.
Lei gli indicò, con il braccio sinistro teso là avanti sui monti dove si vedeva chiaro il buco del Monte Forato dicendo: “La nostra testa è ormai forata continuamente da stimoli esterni artificiali, …” – Lui frammischiò le sue parole alla voce di lei dicendo “Stimoli del mondo in cui siamo prima consumatori e poi gente con la propria vita?”- “… da notifiche!”, concluse lei.

Si fermò un po’ per ascoltare se l’amico avesse da dire altro e poi:

“Hai visto? L’icona delle notifiche è una campana, dalla forma di quella che avevano i carri dei pompieri prima dell’era digitale: un allarme. Siamo sempre allarmati, e molti di noi se ne fanno una malattia oppure un modo di vita sninnolato. Mi vien da ridere, ma non lo sarebbe, perché anch’io ne sono bersagliata, vittima e complice.”

Il sole adesso batteva bene sulla chiocca dei due chiacchieroni e lui fu costretto a metter il palmo della mano sulla fronte a mo’ di saluto militare per poter scrutare tutto l’Omo Morto che ormai era ripulito dalle nebbie del temporale appena passato.

Quei due, quando s’incontrano, parlano spesso di cose che sembrano buffe, ma sono quei pensieri che se non li fai con amici a tempo perso, quando li fai? In casa, in famiglia il parlare serve per lo più per le cose, le faccende e gli affari di casa. Anche perché un po’ del tempo dello stare a casa è impiegato anche per diversivi moderni: schermi ed auricolari. Gli occhi e gli orecchi hanno nuovi clienti rispetto al passato. Tutte cose in qualche senso private, insomma, possiamo dire intime, anche se agite al cospetto di altre persone. Una volta, forse, era così il giocare al solitario con le carte.

“Bello, guarda che chiarore e che cielo limpido c’è adesso!” Anche EVa si mise la mano destra tesa sulla fronte e zitta studiava il cavalcare dei crinali, come fosse la prima volta. Le parole che poi le uscirono dal cervello, inspirando, furono: “Un senso di pace ma anche un po’ di smarrimento, che effetto strano, stamani …” – parlava con lo sguardo perso e a testa alta e Negro adesso le sorrideva guardandola. Pensava “quando guardi qualcosa, quante cose le immagini ti portano dentro, ti influenzano”.  E lei, ancora: “Quello delle immagini è un linguaggio misterioso. Pensa a quando ci si innamora … basta uno sguardo e puoi sentirti ammaliata. Ma anche la pubblicità, vedi distrattamente uno spot o un manifesto, poi …. Una cosa subliminale, riesci a capire quello che fanfucchio?”

“L’altra sera la televisione era distrattamente accesa sulla solita fiction (finzione) fatta di schizzi generalmente tragici della vita sociale, mischiati con sdolcinanti gossip e mixati con storie di cuori infranti più o meno cocenti. Con questo sottofondo, il mi’ figliolo che c’era venuto a trovare in Barga Vecchia, mi fece un’osservazione da papà di un figlio di tredici anni. Te lo racconto a proposito, perché tu, EVa, hai detto subliminale[1]. Sai io non sono un omo colto, ma mi sembra di capire che sia questo, senti. Il mio figlio mi Diceva che spesso riflette sul fatto che la tv è piena di cose che insegnano senza dirlo, in maniera informale, come la vita. Quintalate di film di poliziotti a caccia di criminali, migliaia di film di guerre, milioni di litigi e cose peggiori spalmate nei racconti di storie di amici e di famiglie. E ragionava: Lo so che è stato così da sempre, anch’io sono cresciuto con questa tv, e non mi sono sognato di imitare nessuno di quei comportamenti negativi diffusi dalle TV. Ma adesso, per mio figliolo sono preoccupato, perché oggi noi genitori ci stiamo poco coi figli e troppo spesso non sappiamo neppure cosa vedano, cosa pensino. O tu o la mamma eravate per lo più presenti in casa e avevate la possibilità di commentare, rimbrontolare, dare le migliori dritte che vi venivano in mente, anche scapellotti, e poi non c’era quel bombardamento dei media che oggi passa anche da internet.

Poi continuò: “È possibile che scambi quello che vede negli schermi come vita reale, come inevitabile modello di comportamento se non ha occasione di parlarne e rifletterci su con noi che lo abbiamo partorito e vogliamo per lui una vita sempre migliore”.

“Così mi disse, e lo vedevo serio.”

EVa ascoltava conserta e poi, estrosa com’è, esclamò “Ecco perché parlano di parental control” e rideva, “una volta c’era immediato, sul posto, da parte dei familiari, oggi che la vita è cambiata, hanno bisogno di raffidarsi ai marchingegni elettronici!”

Sembrava che le pile si fossero scaricate, quella battuta di EVa e quel discorso serio del figlio del figlio del bidello avessero consumato la verve del chiacchierare, ma in realtà era il cielo!

Era tornato d’un tratto pieno di nuvole e invitava ad abbassare gli entusiasmi.

“Be’, sai che ti dico, adesso torno a casa”, tagliò corto lei.

Lui: “Io devo fare un salto alla Bottega del Pane, per desinare e cena mi serve e poi compro anche quel tea che portano dalla Scozia.”

Gi ombrelli che avevano appresso fecero comodo. E mentre apriva il suo, EVa, voltandosi, a voce alta: “Ehi! Non t’ho detto che ci sono stataaaa!” Lui spalancò gli orecchi. “Alla lezione di Intelligenza Artificiale, da quel Luti degli adultiiii!”

[1] Subliminali sono sensazioni che hanno luogo sotto il livello della coscienza, troppo deboli per essere avvertite, ma sufficienti a influenzare l’inconscio e condizionare il comportamento.

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