2 Giugno 2020.
Come? Non so fare esempio più pratico del seguente: esisti soltanto se hai un documento di esistenza, che può scadere e che quindi potresti non esistere più, se vuoi farti una casa (anche una famiglia) e renderti indipendente diventi vittima della burocrazia comunale_provinciale_regionale_statale che ti chiede tangenti ad ogni passo: tasse, addizionali, accise, capricci attraverso i quali ti impoverisci ed entri in un circolo vizioso per pagare i vizi di chi decide di non decidere: uno per tutti, vedi cosa paghiamo per l’agonia dell’Alitalia. Ma anche per le opere incompiute, per ….
Non ho mai amato una bandiera, in generale le bandiere non mi hanno mai sedotto. Neppure quelle politiche. Quando ero piccolo studente trovavo il tricolore nelle immagini in bianco e nero dei libri di storia ed erano spesso immagini di guerra, di bandiere rotte e gloriose, non c’erano bandiere di festa. O se c’erano non sono mai riuscito a vederle bene, perché della storia greca e romana antica un culo grosso ti facevano quei poveri insegnanti, ma poi era assai se leggevi bene la storia fino alla prima guerra mondiale. Degli anni 20, 30, 40, 50, 60… le notizie e le spiegazioni erano mancanti, non si faceva mai a tempo ad arrivarci, l’anno scolastico finiva sempre prima. Così non vedevo sventolare le bandiere tricolore delle immagini della Liberazione, della Resistenza, del superamento del periodo della dittatura fascista. Così la Repubblica, la Costituzione, il 2 Giugno, la Festa Nazionale non ti arrivava come concetto, come valore. Mi ricordo che avevo imparato a pensare ad una festa nazionale come ad una festa strana, secondaria, da sentir assai meno di una festa religiosa e quando ero piccolo di quelle ce ne erano tante e te le facevano sentire.
Solo andando all’università e iniziando a poter scegliere cosa e come studiare ho cominciato a saper qualcosa del mio Paese e del Mondo. E più che studiavo e più capivo quanto “eravamo rimasti indietro”. Eppure quei periodi erano quelli del boom economico e della emancipazione giovanile, del presalario e del “la conoscenza è potere”, dell’essere “cittadino del mondo”.
Non c’era bisogno di essere intellettuali per forza, ma sentivo (sentivamo?) necessario maturare una visione personale per leggere il presente e progettare un futuro tuo, non da lecchino.
Fu allora che lessi il testo della Costituzione della Repubblica Italiana. Anche il Vangelo e la Bibbia. Rimasi affascinato dai primi articoli e mi sentivo orgoglioso dei Padri Costituenti, e quegli articoli mi sostenevano nella bontà della contestazione giovanile dal ’68 in poi che sentivo mia e alla quale ho partecipato con benefici e danni connessi. Non sono un intellettuale, sono sempre un uomo pratico, quello del fare e del non basta pensare e parlare. Fare con progressione, moderazione sempre crescendo: questo mi sembrava di leggere nei principi della visione sociale della nostra Costituzione. E mi sono spesso chiesto perché ai miei tempi a scuola la Educazione Civica era la cenerentola delle materie, e poi non era neppure una materia era una co-materia: “Storia ed Educazione Civica”, dove quest’ultima era invisibile, le scuole del mattino che ho frequentato io l’hanno sempre snobbata ed io pensavo fosse una palla, non riuscivo a capirne l’essenza, così mi capitava anche per l’aritmetica razionale!
Pensa che per l’Educazione Civica non c’era il voto! E c’era il voto di Condotta! Pensa che idiozia! Pensavo. Ma facevo l’universitario. Ed ero tra i contestatori. Così potevo pensarlo! I benpensanti la pensavano diversamente, evidentemente!
Solo, poco dopo le superiori, negli anni universitari capii quanto quelle due materie fossero importanti e logiche, e quanto potessero contribuire a realizzare lo slogan “la conoscenza è potere”.
Quando io sono stato insegnate, dicevo che mafia è un costume, un modo di fare per tornaconto “parassita è bello”, e se non me lo fai fare ti spavento e ti costringo a farlo con me… insomma una cosa difficile a dirsi ma diffusa come l’acqua in un Paese che deve ancora realizzare (ce ne siamo scordati?) i principi costituzionali su cui si fonda. È stato più facile che si diffondesse la mafia e la corruzione politico-amministrativa piuttosto che si realizzassero i principi e i diritti costituzionali.
Quando ci penso mi vien da scervellarmi, mi dà noia e non riesco a costruirmi un algoritmo che almeno lo giustifichi.
La mafia cresce quando il cittadino non ha prospettive, quando la repubblica nega o si dimentica i suoi stessi principi, quando giovani e vecchi non vedono una prospettiva per crescere e invecchiare col futuro davanti. Allora non puoi pensare che all’oggi, chè non sia peggiore di ieri, e quindi ti corrompi, ti implichi, ti arrangi, ti immafi semplicemente ed ingenuamente e ti fai schiavo di un colle, di un feudatario. E pensi che i buoi si attaccano al carro del padrone, perché tu il carro non ce l’hai. Per realizzare la Repubblica, il desiderio da esprimere per il 2 Giugno potrebbe essere che finalmente elettori ed eletti costruissero un solo carro e che i buoi fossero loro che assieme lo tirino, sulla regola di principi costituzionali finalmente tornati la visione comune del futuro.