adulti ancora a scuola

Considerazioni di un italiano del ‘49

2 Giugno 2020.

Ho visto le immagini delle Frecce Tricolori sulle città del Italia delle Mascherine, una via crucis ed un omaggio ai coerenti della Repubblica, quelli che dalla responsabilità della loro professione o del loro mestiere non si sono mossi, non hanno voltato gabbana o cambiato poltrona. I coerenti sono soltanto loro, quelli che si sono dedicati alla salute e alla continuità civile al servizio dei cittadini tutti. Eppure nella ribalta multimediale c’è chi va alla ricerca dell’aumentato o diminuito consenso ai leader politici, cioè di quelli che parlando alla ribalta con discorsi alla nazione e dovremmo credere che ci stanno proteggendo. Gli stessi meccanismi che hanno portato il Paese alla povertà oggi tutto d’un tratto dovrebbero riscattarsi ed essere fonte di futuro positivo economico e sociale. Basta uno shock, seppur tremendo, per farci perder la memoria e concedere fiducia in bianco a quelli che tengono tesa la opinione pubblica a suon di annunci ma non sanno ancora riformare l’Italia-del-diritto-romano e della-metodologia-borbonica, cioè della burocrazia esosa e del controllo autoritario su ogni aspetto della vita di un cittadino.
Come? Non so fare esempio più pratico del seguente: esisti soltanto se hai un documento di esistenza, che può scadere e che quindi potresti non esistere più, se vuoi farti una casa (anche una famiglia) e renderti indipendente diventi vittima della burocrazia comunale_provinciale_regionale_statale che ti chiede tangenti ad ogni passo: tasse, addizionali, accise, capricci attraverso i quali ti impoverisci ed entri in un circolo vizioso per pagare i vizi di chi decide di non decidere: uno per tutti, vedi cosa paghiamo per l’agonia dell’Alitalia. Ma anche per le opere incompiute, per ….
Non ho mai amato una bandiera, in generale le bandiere non mi hanno mai sedotto. Neppure quelle politiche. Quando ero piccolo studente trovavo il tricolore nelle immagini in bianco e nero dei libri di storia ed erano spesso immagini di guerra, di bandiere rotte e gloriose, non c’erano bandiere di festa. O se c’erano non sono mai riuscito a vederle bene, perché della storia greca e romana antica un culo grosso ti facevano quei poveri insegnanti, ma poi era assai se leggevi bene la storia fino alla prima guerra mondiale. Degli anni 20, 30, 40, 50, 60… le notizie e le spiegazioni erano mancanti, non si faceva mai a tempo ad arrivarci, l’anno scolastico finiva sempre prima. Così non vedevo sventolare le bandiere tricolore delle immagini della Liberazione, della Resistenza, del superamento del periodo della dittatura fascista. Così la Repubblica, la Costituzione, il 2 Giugno, la Festa Nazionale non ti arrivava come concetto, come valore. Mi ricordo che avevo imparato a pensare ad una festa nazionale come ad una festa strana, secondaria, da sentir assai meno di una festa religiosa e quando ero piccolo di quelle ce ne erano tante e te le facevano sentire.
Solo andando all’università e iniziando a poter scegliere cosa e come studiare ho cominciato a saper qualcosa del mio Paese e del Mondo. E più che studiavo e più capivo quanto “eravamo rimasti indietro”. Eppure quei periodi erano quelli del boom economico e della emancipazione giovanile, del presalario e del “la conoscenza è potere”, dell’essere “cittadino del mondo”.
Non c’era bisogno di essere intellettuali per forza, ma sentivo (sentivamo?) necessario maturare una visione personale per leggere il presente e progettare un futuro tuo, non da lecchino.
Fu allora che lessi il testo della Costituzione della Repubblica Italiana. Anche il Vangelo e la Bibbia. Rimasi affascinato dai primi articoli e mi sentivo orgoglioso dei Padri Costituenti, e quegli articoli mi sostenevano nella bontà della contestazione giovanile dal ’68 in poi che sentivo mia e alla quale ho partecipato con benefici e danni connessi. Non sono un intellettuale, sono sempre un uomo pratico, quello del fare e del non basta pensare e parlare. Fare con progressione, moderazione sempre crescendo: questo mi sembrava di leggere nei principi della visione sociale della nostra Costituzione. E mi sono spesso chiesto perché ai miei tempi a scuola la Educazione Civica era la cenerentola delle materie, e poi non era neppure una materia era una co-materia: “Storia ed Educazione Civica”, dove quest’ultima era invisibile, le scuole del mattino che ho frequentato io l’hanno sempre snobbata ed io pensavo fosse una palla, non riuscivo a capirne l’essenza, così mi capitava anche per l’aritmetica razionale!
Pensa che per l’Educazione Civica non c’era il voto! E c’era il voto di Condotta! Pensa che idiozia! Pensavo. Ma facevo l’universitario. Ed ero tra i contestatori. Così potevo pensarlo! I benpensanti la pensavano diversamente, evidentemente!
Solo, poco dopo le superiori, negli anni universitari capii quanto quelle due materie fossero importanti e logiche, e quanto potessero contribuire a realizzare lo slogan “la conoscenza è potere”.
Quindi il 2 Giugno! Una festa da rivalutare, senza parate e armi in bella vista, non le armi vanno mostrate, ma i piani di nuova democrazia, i piani per realizzare la repubblica fondata sul lavoro vanno mostrati e sbandierati col tricolore, piani che contemplino maggiore presenza e controllo dei cittadini sui loro rappresentanti e meno deleghe al buio delle sole promesse come accade dal lontano ’78. L’anno in cui in Italia la politica uccise la Politica.Un’altra cosa che a scuola non mi hanno insegnato mai è stata “cosa è la mafia”. Anzi se il discorso o il libro ci capitava, sentivo che c’era un che di imbarazzato, un che di tabù, un che di è meglio lasciar stare, non spiegarla e non dirla, come allora non si diceva cancro ma malaccio. Una scaramanzia per non sapere, per lasciar fare agli altri, ed al cancro. Quindi della mafia sono ancora ignorante, eppure vedo che c’è e funziona bene. Quante cose che vedo potrei chiamare mafia!
Quando io sono stato insegnate, dicevo che mafia è un costume, un modo di fare per tornaconto “parassita è bello”, e se non me lo fai fare ti spavento e ti costringo a farlo con me… insomma una cosa difficile a dirsi ma diffusa come l’acqua in un Paese che deve ancora realizzare (ce ne siamo scordati?) i principi costituzionali su cui si fonda. È stato più facile che si diffondesse la mafia e la corruzione politico-amministrativa piuttosto che si realizzassero i principi e i diritti costituzionali.
Quando ci penso mi vien da scervellarmi, mi dà noia e non riesco a costruirmi un algoritmo che almeno lo giustifichi.
La mafia cresce quando il cittadino non ha prospettive, quando la repubblica nega o si dimentica i suoi stessi principi, quando giovani e vecchi non vedono una prospettiva per crescere e invecchiare col futuro davanti. Allora non puoi pensare che all’oggi, chè non sia peggiore di ieri, e quindi ti corrompi, ti implichi, ti arrangi, ti immafi semplicemente ed ingenuamente e ti fai schiavo di un colle, di un feudatario. E pensi che i buoi si attaccano al carro del padrone, perché tu il carro non ce l’hai. Per realizzare la Repubblica, il desiderio da esprimere per il 2 Giugno potrebbe essere che finalmente elettori ed eletti costruissero un solo carro e che i buoi fossero loro che assieme lo tirino, sulla regola di principi costituzionali finalmente tornati la visione comune del futuro.

Una risposta a “Considerazioni di un italiano del ‘49”

  1. Si vede che abbiamo vissuto un tempo (gli anni ’70) in cui forti erano in noi gli ideali e il desiderio di un mondo più giusto tanto che non potevamo scendere a compromessi,ideali che abbiamo cercato di perseguire tutta la vita,con il nostro stesso essere insegnanti.Per questo la Costituzione nella sua globalità non è da riformare,ma da conoscere e da applicare in quei principi troppe volte disattesi,perchè intorno a noi si è preferito cedere alle vie brevi,immediate,di tornaconto personale.La libertà interiore che abbiamo mantenuto,pur in mezzo alle bufere,ci permette oggi di visionare ancora possibile un futuro di autentica Repubblica con cittadini liberi di scegliere e felici di vedere una reale prospettiva di vita senza rinunciare alla propria dignità.E’ un completo rovesciamento rispetto allo stile di vita attuale,ma vogliamo pensarlo possibile.Altrimenti non avremmo creduto nel valore dell’educazione.

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