A veglio davanti alle tivvù

Nell’Isola delle Mascherine non abbiamo il mare sotto di noi, neppure intorno a noi. Molte volte abbiamo la nebbia dalla quale emerge Barga Castello o Barga Vecchia, la nebbia sale e circola dalla Buvicchia a Fontanamaggio e giù per Val di Lago. Così, dalle foto del Vicenzo ci è sembrato davvero che l’Isola esistesse. Per gli AAAS, gli adulti ancora a scuola, tuttavia, l’Isola esiste davvero, o se volete, è esistita davvero. L’Isola delle Mascherine è apparsa reale quando quelli hanno cominciato ad osservarsi attorno assieme, anche da lontano, anche on-line, ed è stato naturale associare i presìdi sanitari al concetto di isolamento, accerchiamento, come il mare accerchia un’isola. Ma l’accento principale cade sulla mascherina, ché preclude il labiale e la nappa, fonti di molte significative versioni nell’espressione umana. Le mascherine ci hanno isolato ben bene, e sono il simbolo del distanziamento, dell’apprendere a essere meno socievoli, e dalla letteratura scientifica i contatti umani erano davvero considerati lesivi, quindi avresti dovuto isolarti. Fare le cose da lontano era il succo dell’andazzo della vita nell’Isola delle Mascherine.
Abitare davvero in un’isola ha qualcosa che assomiglia all’Isola delle Mascherine degli AAAS?
Nell’Isola delle Mascherine, intanto, non potevi (non puoi) andare sulla riva. E neppure andare alla deriva. Lo slogan, e comando imperante, era “restiamo a casa”!
Quale è il luogo che avrebbe offerto emozioni simili all’andare sulla riva? Per chi non vive al mare, intendo!  La risposta la troverei nell’opposto di stare in basso: stare in alto!
Dall’alto hai immensi spazi davanti a te, e puoi alzare il capo e lo sguardo fino all’orizzonte e allo zenit. Lo stesso si può fare in riva al mare. Per montanari e marinari può essere in qualche modo cosa paragonabile.
Senz’altro, rimangono fuori milioni e milioni di persone che vivono nelle città, a loro l’orizzonte è precluso. E l’aver vissuto in mascheritudine, può aver arrecato più danni che agli altri. Il bonus psicologo è nato per questo. Lì ha attecchito meno la resilienza fatta in casa.
Nell’Isola delle Mascherine l’atmosfera è stata (anzi è ancora) via via più fantastica, perché lì la vicenda ha portato novità edificanti: hanno almeno in parte compensato la disgrazitudine dell’era covid.

“Ok, ma, insomma, anche per loro valeva il restare a casa!”, bofonchiò Nergramaro.
Non s’erano visti da tempo. La Panchina Gialla e la Red Box Library non li aveva più visti assieme, sul Ponte passavano, ma da soli, tirando di lungo su per Piazza, in Barga Vecchia dove abitano.
Neppure il Kean li aveva più salutati assieme davanti all’Aristo, dove a volte si fermavano e accettavano un bicchieretto ed ascoltavano quegli inglesi che strimpellavano e cantavano con un sound da balera retró. Per EVa Dritta quel bicchieretto era sempre un sacrificio, le rendeva la bocca aspra, ma accettava di portarselo alla bocca, per poi lasciarlo lì sul vassoio dell’oste.
Ma quel primo pomeriggio primaverile assolato si erano incrociati sul Fosso e, fatti quattro passi, discorrendo, s’erano fermati su una di quelle panchine che, all’incrocio per l’ospedale, fanno spaziare lo sguardo verso le Apuane, all’orizzonte e poi in su verso lo zenit. La Pania, Sempre Bella, era al loro cospetto e pareva proteggesse il loro chiacchierare.
“L’ho comprato il loro Racconto dal Viaggio, e lo sto leggendo, sai. A volte mi sembra buffo che io sia attirata da pagine che non sono un vero romanzo, ma ormai ci sono entrata dentro e mi sembra di veder cosa accadeva. E, allora, comincio a capire che per loro non è stata come per altri, intendo dire le lunghe giornate della restrizione in casa per il covid. Loro con i loro appuntamenti, con gli impegni che si davano, con la voglia di essere “digital mate” hanno realmente combinato un cambiamento, hanno dato piccole svolte al loro tran-tran quotidiano e si si sono guardati addosso e sono stati contenti di fare cose diverse andando a scuola restando a casa. Sì, perché gran parte delle cose si sono svolte on-line, a distanza. Col computer, il loro cervello, la loro casa e la loro giornata … erano cominciate a cambiare, almeno un po’, le abitudini e poi avevano cose nuove a cui pensare. Ed erano contenti, lo saranno certo anch’ora, dei nuovi apprendimenti sul computer e sul web e …”, continuava a parlare EVa, ma Negro la interruppe, mettendole una mano sul ginocchio destro.

“Non vuoi mica dire che c’hanno preso gusto a studiare? Da adulti e anche da vecchi, ma non c’erano andati a scuola prima?”
“Lo so che a te non interessa l’informatica pratica, ma loro non hanno fatto solo quella: hanno messo a disposizione la loro voglia di fare tutti assieme e hanno ragionato, scritto, fatto resoconti e presentazioni, sempre col computer, e se leggi cosa raccontano, dicono che “gli si è aperto un modo davanti” e a casa nessuno si è poi più permesso di canzonare che perdevano del tempo alla loro età.”
“E insomma?”
“Raccontano di aver capito meglio se stessi e sono contenti, e lavorano felici insieme agli altri, hanno un loro blog, oltre a quello del prof degli adultianciraascuola. Studiano tra di loro l’inglese e vogliono andare in Europa. Quelli dell’Europa hanno parlato di loro in un libro, assieme a tante altre esperienze in giro, appunto in Europa.”
EVa Dritta non sapeva se essere contenta o un po’ invidiosa del loro darsi da fare e del fatto che ora scrivono anche su Il Giornale di Barga. Quello l’aveva visto anche Negro Amaro, anche lui è abbonato e gli arriva a casa ogni mese.

La Pania ascoltava, ma anche quella volta non parlava, non commentava. E di cose nei secoli dal di qua, e anche dal di là, in Versilia, ne aveva viste cose e sentite di storie. E di epiloghi ne aveva visti!
Davanti agli sguardi di EVa Dritta e Negro Amaro, quel pomeriggio c’era anche il Monte Gragno e a Negro venne detto che una vota raccontavano che ci fosse la Grotta delle Fate. Così ad EVa venne in mente di dire che sarebbe andata bene come casa in quel maledetto periodo del covid; almeno stavi lontano da tutti. Poi ci ripensò e costruì un discorso strano: “In una grotta tutti assieme d’accordo ci si sta bene, come nell’Isola delle Mascherine di cui racconta il libro. Ma a forza di stare assieme a quelli con cui stai assieme, forse ti chiudi un po’ mentre pensi di esserti aperto a nuove esperienze di scuola e di studio, di web … Ma non so perché dico questo, scusami Negro, ma non so spiegarlo.”
Si guardarono e si misero a ridere, promettendosi che sarebbero andati assieme alla presentazione del libro se mai ci fosse stata. Forse lì avrebbero capito un po’ tutto. E avrebbero avuto l’occasione di vedere in faccia gli Adulti Ancora A Scuola, dato che non avevano ancora avuto il coraggio di andarci insieme, qualche volta, a scuola a vedere cosa sono quelle lezioni di informatica pratica o altro.

La realtà dell’Isola delle Mascherine era stata, c’è scritto sul Libro della Fantastica Vicenda degli AAAS, realmente ricca di forza. “Osservarsi attorno assieme, anche da lontano, on-line” rende bene l’idea. Prima, però, ognuno ed ognuna degli AAAS aveva definito il primo passo: il rientro a scuola!
L’apprendimento in età adulta per loro non era più un tabù, anche se era di quel tipo per il quale non cerchi un diploma o una paga migliore. Era del tipo: cerco un cervello migliore e delle abilità che oggi non ho.
E così in classe e nelle class-room, da Educazione Digitale, a Ballando sulla Tastiera e Little English hanno valutato se stessi, si sono veduti crescere, si sono poi trovati (ancora assieme) raccontati come persone e personaggi del Racconto dal Viaggio nell’Isola delle Mascherine, e sono passati attraverso le presentazioni multimediali, i calendari scritti a 20 mani.
Ora sanno molto di loro stessi, e gli altri cominciano a conoscere questa storia degli adulti ancora a scuola. Anche perché sono finiti sul Giornale di Barga, quello che viaggia con le Poste all’estero. Ma, ne L’ANGOLO (degli AAAS)!

La riva del mare, l’orizzonte, lo zenit…
Stare in alto, sopra la nebbia: spaziare l’orizzonte, fissare lo zenit…
L’Angolo. Sarà mica un monito?
Nell’Isola delle Mascherine, Ballando sulla Tastiera, contenti dei traguardi raggiunti: di apprendimento e di “welfare” personale, di che cosa c’è bisogno ancora per non finire in angolo?
In queste settimane va di moda la intelligenza artificiale, va di moda perché tutti ne sociano (=nei social ne si strombazza, è virale!) e le tivvù ne parlano.
Abbiamo provato a mettere questo scrivere e raccontare dentro e il programma di intelligenza ci ha fornito la risposta. E la riportiamo.
Non un monito, un nuovo traguardo è uscire dall’angolo e guardare all’orizzonte, allo zenit, e rientrare nella realtà per leggerla e commentarla come fosse un oggetto da esplorare e non un gelato preconfezionato da lecchettare con la lingua tatuata con l’inchiostro che altri elargiscono.