adulti ancora a scuola

La realtà non è liscia ma gobbosa. 25 Aprile, festa della gratitudine.

“Sai, non ne volevo parlare oggi. Sono piena di orgoglio per quello che rappresenta la giornata di oggi, ma sembra che non sia riuscita a insegnare come evitare le situazioni in cui deve sorgere la Resistenza.”

Il 25 Aprile di quell’anno, anche a Barga pioveva, non si poteva seder su una panchina ed aspettar che passasse un amico o una amica per scambiare parole e ragionamenti. Tanto per tenersi compagnia e continuare ad imparare! Il nipote non aveva scuola e non occorreva andar sul Ponte ad aspettare l’autobus, magari per portargli l’ombrello a quello sbarazzino! Ma si erano trovati ugualmente, uno veniva da Piazza Angelio e l’altra da Porta Macchiaia, si sarebbero trovati sopra la Volta dei Menchi, sotto il loggiato. Lì sotto non sarebbe piovuto e c’erano sempre le sedie per fermarsi e riposare, magari per consumare qualcosa, come speravano quelli del bar Capretz. Camminavano ognuno per i fatti propri, ma avvistarsi e salutarsi fu un lampo, quindi il “sediamoci, sei di corsa?” fu la spontanea domanda che il Marzocco avrebbe udito distintamente. A volte si dice che anche i muri hanno orecchi, ma le pietre pur se storiche, decorative ed artistiche certamente non odono. Del resto, anche la Pania, Bella Sempre pur sotto la pioggia d’Aprile, sembra che ascolti, ma in realtà non ci riesce. Siamo noi che le diamo attributi da signora attenta.
Negro Amaro tira fuori il telefonino e le dice: “Non ne parlare, accolta questo che mi hanno mandato; è stato condiviso molte volte, e credo che oggi sia la hit parade: senti!”

Dal Samsung veniva fuori il suono di una tromba e la melodia era quella della canzone le cui parole cominciarono ad uscire dalla bocca di EVa Dritta, sottovoce. Poi guardò negli occhi l’amico di fronte e “questa canzone è la culla della democrazia”. Così si sciolse e gli disse grazie.
“Vedi, mi sono messo un braccialetto tricolore, di cordicella, che mi hanno regalato quei bimbi della Quinta B, una loro idea per questa giornata e li hanno preparati con le loro mani. La maestra, con quel cordino tricolore, ha fatto il segnalibro per il suo registro e per quello di classe.”
“Già, oggi si celebra la memoria, io credo la migliore memoria, perché è quella del riscatto, della voglia di ricominciare a costruire dopo lo sfacelo portato dal fascismo e dal nazismo guerrafondai. Di più non posso dire perché ogni anno, da quanti anni mi porto addosso, c’è molta retorica e formalismo nel celebrare questa ricorrenza. Insomma, di questa memoria e di quello che potrebbe insegnare purtroppo non se ne fa un uso didattico continuo per tutto l’anno; penso che sia stata un’occasione per unire tante visioni parziali della politica, per unirle contro un unico aggressore, ma anche per associarsi per la rinascita e la costruzione di un progetto di democrazia repubblicana.”

La testa di Negro Amaro non riusciva a tener dietro a quel ragionamento, ma non lo dette ad intendere, anzi mise una mano avanti con il palmo sul verticale, come a dire aspetta un po’, poi disse:
“Adesso che l’aggressione della Russia alla Ucraina ha rimesso in discussione tante cose sul dialogo internazionale e sulla validità delle organizzazioni internazionali, io penso che oggi per me sia la festa della gratitudine. Non voglio cambiare la Festa della Libertà, ma voglio dire che quello cui si riferisce si può esprimere noi oggi dimostrando gratitudine ai nostri padri e madri dell’epoca, perché oggi abbiamo la sicurezza che la peggiore democrazia è preferibile alla migliore dittatura. Non mi chiedere chi l’ha detto, ma l’ho letto tanto tempo fa e mi è rimasto impresso.”

Veniva giù uno scroscio d’acqua che rumoreggiava tanto sia sui selciati quanto sul tetto a capanna sopra la testa dei due amici, sembrava fosse venuto giù in quel momento come per applaudire le parole del bidello, Negro Amaro.

“Purtroppo, la realtà non è liscia, ma è gobbosa. E non si spiana con la guerra e le divisioni, si spianerebbe imparando a vivere tutti galleggiando su un materasso di libertà, quelle libertà che i preconcetti, l’arroganza, la violenza, le autocrazie negano che possano essere concesse a tutta l’umanità. Ci vorranno ancora millenni, nell’ipotesi positiva, affinché il DNA delle popolazioni possa modificarsi attraverso la sola forza della educazione e compaia la variante dell’Homo Liber, l’Homo Sapiens non sembra esser capace di far vivere le popolazioni in modo amichevole.”

Qualche tuono brontolò confusamente e il rotolar delle botti fece in modo che i discorsi si sciogliessero in cose più semplici. “Hai visto che su Facebook puoi formare il gruppo degli amici da seguire e non arrabbiarti più ché ti arrivano a caso i post?”

“Lo sai che non ci vado su facebook! Mi piace di più chiaccherare a voce, almeno i gossip me li godo dal vivo. L’altro giorno ho incontrato la … quella moretta, la figlia del macellaio, non mi ricordo come si chiama, ma mi ha raccontato che forse al Giardino riaprono un negozio di pannina e di abbigliamento; meno male, a Barga siamo proprio messi male, c’è rimasta solo la Giannoni, qui sotto, e proprio in Barga Vecchia sulla salita di Piazza. Non ti sembra buffo?”

Non erano soli sotto la loggia del Capretz e là davanti c’era un certo movimento, dal Casciani infatti i soliti affezionati del bicchieretto mattutino e qualche turista di passaggio, di quelli del ponte della Libertà. Si era visto anche il Kean, con macchina fotografica a tracolla e armato di parapioggia. “Forse lui va a Renaio” disse Negro Amaro. “Che ci va a fare? e te che ne sai?” “L’ho letto nella circolare che portavo nelle classi, a Renaio oggi fanno una cerimonia per ricordare un partigiano e il 25 Aprile. M’è venuto in mente che vada lassù, come fotografo.”
Ecco, un po’ di gossip nasce anche dalle chiacchiere che EVa e Negro si confidenziavano, anche le supposizioni possono generare storielle fantasiose. Quanti minuti erano passati! Di solito non ti rendi conto di come scorra in fretta il tempo con gli amici. Tra le fole che si scambiavano non mancava certamente la puntata sulla povera gente dell’Ucraina. La bandiera gialla e azzurra continuava a sventolare pendula da quella finestra su per le Scalacce della Bertola.

“La realtà è proprio gobbosa. La resistenza ucraina mette più dubbi che speranze. Non è che loro abbiano dubbi, anzi, lottano per la loro libertà, la loro cultura e il loro Paese. I dubbi ce l’hanno quelli che parteggiano per loro. Che in Europa siamo un bel po’ di nazioni.”

“Ed è buffo che abbiamo dubbi qua in occidente, che sono un po’ quelli che erano chiamati gli Alleati, non ti sembra?”, chiese Negro Amaro pensieroso e i suoi polsi sul bordo del tavolino muovevano in su e in giù le mani con le dita messe precise a pizzico di sale.

I due barghigiani sono tipici rappresentanti di tante tante persone nel mondo che, di fronte alla tragedia ucraina, si sentono impotenti oppure strette nella morsa di uno scacco deliberatamente organizzato dai governanti russi. Mentre “noi”, spavaldi del libero commercio e contenti che la Russia fosse arrivata nel giro dei paesi capitalisti della concorrenza di mercato, non abbiamo saputo leggere le reali intenzioni del gran gerarca russo, che con la pazienza e l’astuzia ci ha dato malignamente scacco matto. Le Intelligence occidentali hanno fallito! Da giorni lo si legge e lo si sente dire spesso dagli esperti sui mass media che ogni giorno dal 24 Febbraio 2022 vaticinano sui pensieri e sulle intenzioni attuali di Putin. EVa Dritta e Negro Amaro porrebbero dire “Intelligence? Anche no!”

Riusciamo a vedere bene tutta la situazione, video e televisori sono come una diretta sullo sfacelo che i russi e i loro alleati e mercenari stanno portando in tutta l’Ucraina, ma a ragionarci sopra, ed essere certi per una strategia di difesa o un’altra, non siamo capaci, siamo disorientati da questa realtà gobbosa. EVa Dritta tuttavia la sua la stava dicendo a Negro Amaro:
“Sento che fanno accostamenti tra la situazione in Ucraina e la nostra Resistenza, ognuno la vede come crede o per quello che se l’è studiata; io, caro Negro, so solo questo… Senti. Allora quelli che hanno dato le armi ai partigiani in Italia, lo hanno fatto anche perché si ritrovavano tutti sullo stesso fronte, la Resistenza era sullo stesso fronte degli Alleati, contro nazisti e fascisti. Dal nemico non dovevano aver niente, anzi! Adesso, per l’Ucraina non mi sembra che siamo sullo stesso fronte, mi sembra che siamo, noi, a tenere un piede su due staffe, ambigui perché caduti nel gioco perverso del governo russo. Possiamo far solo il solletico alla Russia, poiché ci siamo messi nella condizione di aver reso fin qui indispensabili il suo petrolio, il suo grano, il suo gas, i suoi ricchi turisti. Quindi, non possiamo agire liberamente, non è la guerra che la fa da padrona, è l’economia che la fa da padrona. Come da quando il mondo è mondo. Sarà bello tra qualche millennio, quando sarà la vita, la concordia, la pace-pace a farla da padrona. Per adesso continuiamo ad istruirci, oggi ci tocca altro.”

“Già, vorremmo esser con l’Ucraina, ma non possiamo farlo fino in fondo. Creeremmo altri disastri con le nostre mani.”, e tirò su le spalle e le sopracciglia gli si alzarono di stizza. Sospirò Negro Amaro. Meno male che dal Capretz vennero col vassoio del caffè macchiato, del cappuccino e i millefoglie che avevano ordinato. EVa Dritta non era avvezza a far colazione al bar, ma quel mattino di un piovoso fine d’Aprile fece uno strappo alla regola: a casa era sola dal giorno prima, i suoi erano tutti andati in gita ad Assisi, erano partiti col pullman della pace.

Una risposta a “La realtà non è liscia ma gobbosa. 25 Aprile, festa della gratitudine.”

  1. Professore, ritengo che le parole chiavi di questo messaggio sono…”GRATITUDINE” e “LIBERTA'”
    Quanto sono belle!!!!
    La nostra GRATITUDINE alle persone che hanno lottato per la nostra liberta’ non potra’ mai essere abbastanza.
    Di quella LIBERTA’ noi oggi ne andiamo a testa alta e ci stiamo molto comodi.
    EVVIVA LA LIBERTA’!!!!
    GRAZIE…un’altra bella parola da usare sempre.

    riprendo questo pensiero perchè mi piace…..
    “Non voglio cambiare la Festa della Libertà, ma voglio dire che quello cui si riferisce si può esprimere noi oggi dimostrando gratitudine ai nostri padri e madri dell’epoca, perché oggi abbiamo la sicurezza che la peggiore democrazia è preferibile alla migliore dittatura. Non mi chiedere chi l’ha detto, ma l’ho letto tanto tempo fa e mi è rimasto impresso.”

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