adulti ancora a scuola

Il 25 Aprile, non è scaramantico.

Il 25 aprile la Liberazione

In quel 25 Aprile 1945 moltissimi italiani oggi viventi non c’erano, nacquero negli anni successivi.
Il 25 Aprile 1945 la guerra non era ancora finita, ma avvenne una svolta decisiva per la libertà.
Una data entrava nella storia del nostro Paese. Così oggi è la festa della democrazia, ma-perché oggi c’è la libertà per fare festa! E torniamo a festeggiare la Liberazione come una certezza storica. Che va conservata e ricordata.
Ma allora la liberà non c’era, c’era da riconquistarla, appunto: la liberazione andava fatta!
Per il 25 Aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, che coordinava vari gruppi di resistenza, deliberò un ordine di insurrezione generale nei territori ancora oppressi dalla occupazione dei nazisti e dei fascisti di Mussolini.

Cittadini, lavoratori: sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, 
delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino,
ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.
Con queste parole Sandro Pertini alla radio Milano Libera proclamava l’inizio
dello sciopero generale contro l’occupazione nazifascista nelle città 
del nord Italia.

Furono ancora giorni di violenza, stragi, vendette, guerra accanita, anche guerra civile… quindi con la liberazione delle grandi città del nord e la resa dei tedeschi e dei fascisti repubblichini la primavera del 1945 divenne davvero stagione primavera anche per il nostro Paese!
La Liberazione fu festeggiata da subito, a caldo, il popolo abbracciò e baciò i liberatori. E già dall’anno successivo 1946 il governo De Gasperi fissò il giorno 25 Aprile come Festa Nazionale.
Quando ero piccolo ne sentivo parlare, sapevo che era festa, ma mi ricordo che sentivo che era una festa diversa, intanto perché si chiamava Nazionale, e questo sembrava stonare a molti. Ma forse non era per questo, c’era altro, che avrei iniziato a comprendere più tardi, studiando e parlando con le persone grandi. A Barga, quando ero piccolo, penso agli anni ’50-primi ‘60, tra la gente c’erano ancora umori caldi della guerra civile, che fosse stata armata o che fosse stata ideologica, ma allora non capivo. C’era omertà sul significato di questo 25 Aprile. Partigiani era un nome da pronunciare con guardinghità, stare attenti a quali orecchie ti sdcoltavano. Molti notabili di quando ero bambino erano stati notabili anche nei ranghi del periodo fascista, questo cominciai a capire quando frequentavo la scuola media. E allora …. La mia famiglia era povera, mio padre era stato troppo spesso disoccupato, e quindi …. In quel clima di sordo che intende, capii che quell’alone che sentivo verso le feste nazionali derivava dal fatto che esse facevano rifiorire/ribollire vecchi rancori e nostalgie. E un povero “non può permettersi di mettersi contro qualcuno”.
Soltanto a 17-18 anni capii che bisognava guardare in faccia chiunque e che dire la tua ed esprimere un pensiero libero era la strada che avevano aperto i padri della nostra Repubblica.
Oggi, anche come Adulto Ancora A Scuola, ricordare il 25 Aprile 1945 vuol significare prima di tutto dare la possibilità a chi non c’era di conoscere la Resistenza al fascismo con le sue crude e nude realtà di quel contesto di dittatura e di guerra. È necessario sapere che le libertà di oggi provengono anche dalla Resistenza e dall’antinazifascismo.

Nel 2015 il presidente della Repubblica Mattarella, a Milano, in occasione dei tradizionali festeggiamenti: “la Liberazione è un punto di connessione della 
storia del nostro popolo” e “non c’è equivalenza possibile tra la parte che 
allora sosteneva gli occupanti nazisti e la parte invece che ha lottato per la pace, l’indipendenza e la libertà. […] Pietà per i morti, rispetto dovuto a 
quanti hanno combattuto in coerenza con i propri convincimenti: sono sentimentiche, proprio perché nobili, non devono portare a confondere le cause, né a 
cristallizzare le divisioni di allora tra gli italiani”.

La Resistenza, non solo in Italia (anche in Etiopia festeggiano la Liberazione, il 5 maggio, ma per ricordare la fine dell’occupazione italiana, avvenuta nel 1941), si contraddistinse per l’azione di uomini e donne che combatterono assieme per la libertà, è stata una fase molto delicata per il nostro Paese, e per questo tantissimi studiosi, scrittori, registi hanno voluto documentarla. La Resistenza aveva alla base delle sue linee d’azione l’antifascismo e su questo costruì la lotta per la Liberazione. Leggere o rileggere la storia fa capire che l’antifascismo mantiene ancora un valore di libertà, ma oggi richiede di più o per primo un “atteggiamento-per” per le libertà, le equità e la solidarietà, mantenendo l’occhio vigile contro il risorgere di tentazioni autoritarie e discriminanti che dalla cronaca non sono sparite e nella geopolitica occupano una grande fetta del potere stringente sui popoli.
Insomma, ci serve anche per correggere i comportamenti individuali quotidiani.
A quel tempo gli antifascisti dovettero iniziare ad agire in silenzio, in clandestinità. In seguito il movimento si organizzò e nacquero i Comitati di Liberazione nazionale, aprirono i varchi che portarono alla Repubblica italiana. Oggi si può agire apertamente per le libertà e contro i comportamenti fascisti e discriminatori. Se trovi risposte violente, è la riprova che c’è ancora bisogno di Resistenza e Liberazione.
L’Italia ha riconquistato la democrazia con l’impegno attivo di una esigua minoranza. A poco a poco si sono aggiunte altre libertà, altre battaglie, altre crisi politiche, generazionali, sociali, economiche, ma abbiamo, noi italiani, questa volta come popolo, sempre proseguito nella ricerca e nella attuazione di altre essenziali libertà.
Ho sentito quello degli ultimi quindici anni come un periodo di stanca, quasi di riflusso; e in questi giorni quando nei media ascolto o leggo discorsi che banalizzano la data del 25 Aprile, e la spacciano per un amuleto per la rinascita dal colpo mortale del coronavirus, non mi piace. Invece celebrare il 25 Aprile nel segno della ricerca di significati originali può rigenerare vitalità. Può riportarci alla dura realtà, che ha sempre bisogno di ravvivare ideali e mete della Costituzione Italiana.  Ed anche rinnovare la fiducia in noi stessi. Ché è quella che ci vuole! Pensiamo: come avrebbero fatto gli uomini e le donne della Resistenza, una minoranza di allora, a portarci alla Liberazione se non avessero avuto fiducia e determinazione!


https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/04/25/il-25-aprile-festa-della-liberazione/

https://www.raicultura.it/webdoc/25-aprile/index.html#welcome

https://www.ilpost.it/2020/04/25/perche-25-aprile-festa-liberazione/

https://www.mondadoristore.it/14/04/25-aprile-liberazione-resistenza/

https://www.fattiperlastoria.it/25-aprile-1945-liberazione/

http://www.noipartigiani.it

Il 25 aprile spiegato da Makkox, la differenza tra il prima e il dopo, che vale ogni anno!
https://www.ilpost.it/2011/04/25/25-aprile/

https://www.zinio.com/it/focus-storia/marzo-2015-i280456

 

 

 

 

3 Risposte a “Il 25 Aprile, non è scaramantico.”

  1. La nostra generazione si è nutrita di questa STORIA,spesso con tutte le note dolorose che comportava.Ho ascoltato e visto piangere la mamma per la morte di un fratello in campo di concentramento e per quella del padre deceduto da civile durante un’incursione tedesca sulla Linea Gotica.Le sue parole erano di sofferenza,ma mai di odio,anzi mi hanno stimolato a credere nel valore della libertà perchè,attraverso la conoscenza,potessi dare senso alla vita.Una libertà non egoistica, ma rispettosa degli altri,da conquistare e difendere ogni giorno.
    Concordo con te che negli ultimi tempi si è sempre vissuto meno il valore grande di questa data,alla luce della Costituzione.
    La memoria di tale momento è un dovere per tutti,va poi ripassata spesso per non dimenticarla. Trasmetterla resta fondamentale, senza confonderla con altri festeggiamenti.
    Alla nostra generazione,che non l’ha vissuto direttamente, quel periodo è stato consegnato dal mondo adulto (prima familiare), poi certamente approfondito ed arricchito da una ricca documentazione (l’elenco delle opere prodotte dopo la Liberazione è sterminato).
    E’ un dovere farne memoria ai giovani,altrimenti l’oblio sempre più ci allontanerà dall’aver fiducia in noi e nel futuro.
    L’arte (poesie,romanzi,pitture,sculture,film…) aiuta l’uomo a capire il mondo dove vive.
    In particolare la poesia,attraverso le voci libere di molti poeti,trasmette il senso vero e nobile della libertà,da fare nostro ogni giorno.Tra tutte, ricordo questa di Giuseppe Ungaretti,dedicata ai morti della Resistenza:
    Qui
    vivono per sempre
    gli occhi che furono chiusi alla luce
    perchè tutti
    li avessero aperti
    per sempre
    alla luce.

  2. Grazie Professore per il tuo dettagliato punto della nostra storia Italiana. in particolare del giorno della Liberazione il 25 Aprile. Io non ho studiato in Italia e non conosco di preciso the Italian History. Ho ascoltato sempre i discorsi fatti dalla generazione dei mie genitori, che parlavano del fascismo, resistenza, democrazia, libertà, comunismo.
    Io conosco il 26 Gennaio che viene celebrata Australian Day. Dopo il colpo di stato, l’unico nella storia del governo Australiano, che si trattò di una ribellione contro il governatore quale si oppose ai militari e industriali corrotti, la cosi detta “rivolta del rum del 26 Gennaio 1808. Il governo inglese inviò un nuovo governatore, il primo a non essere stato un militare. Lachla Macquarie, che riuscì a dare una svolta alla colonia, dando vita ad una stabile situazione economica che, successivamente alla sconfitta di Napoleone, attirò i primi coloni liberi.
    buona giornata della Liberazione.

  3. Complimenti Renato, per il puntuale e dettagliato ricordo di cosa significa il 25 Aprile. E’ molto importante il tuo richiamo ad essere vigili sulla risorgenza dei nuovi fascismi, che affondano le loro radici “culturali” in quei disvalori che hanno caratterizzato il fascismo storico. Altro aspetto da curare è quello della memoria che non deve andare dispersa, ma trasmessa alle nuove generazioni in quanto fondamentale per il mantenimento del nostro tessuto democratico. Non dobbiamo dimenticare che la Resistenza vide tra i protagonisti persone di orientamento politico molto diverso, dai comunisti ai monarchici, tutti uniti per sconfiggere la vergogna di un fascismo che ci portò alla tragedia della seconda guerra mondiale. E’ disponibile per la consultazione il sito Internet http://www.noipartigiani.it: il Memoriale della Resistenza Italiana.
    Il progetto, promosso dalla Presidenza nazionale ANPI, consiste in un archivio pubblico contenente interviste video alle ultime partigiane e partigiani viventi.
    Il coordinamento editoriale e la raccolta di queste interviste è stato realizzato dai giornalisti Gad Lerner e Laura Gnocchi. Il sito http://www.noipartigiani.it, alla sua apertura è stato hackerato da chi ha una concezione malata della democrazia. Vincenzo Cardone

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